«Disponibile da qualche anno, la biopsia prostatica cosiddetta fusion è un nuovo e innovativo sistema diagnostico che permette di eseguire biopsie in modo mirato e preciso, ma allo stesso tempo meno invasivo grazie a un programma che fonde le immagini dell’ecografia e della risonanza magnetica precedentemente eseguite. Si tratta di un esame sempre più importante nella diagnosi del tumore alla prostata, la neoplasia più frequente negli uomini con un’incidenza che aumenta con l’età ». Chi parla è il dottor Riccardo Galli, urologo. Ci siamo rivolti a lui per approfondire questo esame, che sta sempre più prendendo piede, in virtù dei molti vantaggi che offre.

Dottor Galli, ci spiega meglio in cosa consiste questo esame?
La biopsia prostatica in fusione di immagini, o biopsia fusion, è una biopsia alla prostata che viene eseguita in modo mirato su aree sospette per tumore segnalate alla Risonanza Magnetica Multiparametrica. Permette di massimizzare e velocizzare la diagnosi del tumore alla prostata riducendo la necessità di ricorso a biopsie multiple, incrementando la diagnosi dei tumori più aggressivi e riducendo quella dei tumori a più lenta crescita.

Come si esegue?
La biopsia, che viene effettuata ambulatorialmente e in anestesia locale, consiste in una sola puntura, con apposito ago, a livello del perineo (la zona tra i testicoli e l’ano), da cui si prelevano dei piccoli campioni di tessuto prostatico. Le immagini ecografiche in tempo reale vengono sovrapposte (fusion) con la Risonanza Magnetica grazie a un software, per raggiungere le aree sospette. In pratica si trasferiscono le informazioni della risonanza sull’immagine ecografica tridimensionale, permettendo così di “mirare” in modo molto preciso.

In che cosa in particolare si differenzia rispetto a una biopsia “tradizionale” e quali vantaggi offre?
Nella biopsia “standard” le immagini ecografiche non consentono di individuare eventuali aree sospette, pertanto si prelevano campioni di tessuto in maniera “random”. La fusion permette invece di sfruttare l’accuratezza delle immagini della Risonanza Magnetica per individuare e campionare solo le aree sospette, anche di piccole dimensioni, con meno prelievi.

Insieme alla RM multiparametrica in caso di immagini sospette
La Risonanza Magnetica (RM) multiparametrica è una particolare risonanza attraverso la quale vengono acquisiti diversi parametri che, insieme, permettono una diagnosi più precisa: morfologia, perfusione ematica, densità cellulare e metabolismo. L’esame prevede l’utilizzo di apparecchiature di ultima generazione con specifica dotazione hardware e software.
La Risonanza Magnetica Multiparametrica della prostata può essere oggi utilizzata:
> nella valutazione di pazienti con Psa alterato, per identificare i casi da sottoporre a biopsia, evitando procedure invasive non indicate;
> nella rivalutazione di pazienti con Psa alterato e biopsia negativa;
> nella valutazione dell’estensione delle neoplasie, per determinare la miglior tipologia di trattamento;
> nel follow-up di pazienti portatori di neoplasia prostatica poco aggressiva che scelgono in alternativa al trattamento chirurgico un programma di “sorveglianza attiva”;
> per individuare l’eventuale presenza di recidive in caso di rialzo del Psa dopo trattamento chirurgico, radiante o farmacologico.

In quali casi è indicata e chi può sottoporsi a questo tipo di biopsia?
I pazienti sottoposti a RM multiparametrica della prostata che hanno avuto riscontro di lesioni sospette per tumore.

È dolorosa? Quanto dura?
È un esame fastidioso, non doloroso. Il principale fastidio è la puntura dell’anestesia in una zona “scomoda”. La procedura ha una durata di circa 10-15 minuti.

Ci sono controindicazioni? 
In senso assoluto no.

Richiede qualche preparazione particolare?
Il paziente deve eseguire un clistere evacuativo la sera precedente la biopsia. Non serve il digiuno.

A cura di maria Castellano
con la collaborazione del dott. Riccardo Galli
Specialista in Urologia
Unità Operativa di Urologia del Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro