Una nuova tecnica non invasiva per diagnosi più precise.
Il cancro alla prostata rappresenta nell’uomo il tumore maligno più frequente e il secondo più letale dopo quello del polmone in Italia. La buona notizia, però, è che se si diagnostica e si interviene in tempo può essere sconfitto. Proprio nell’ambito della diagnosi, negli ultimi anni si sta sempre più diffondendo la Risonanza Magnetica Multiparametrica, una nuova tecnica non invasiva e sofisticata, particolarmente efficace e precisa nell’individuazione e localizzazione di tumori prostatici, utile come esame di secondo livello ad esempio nei casi in cui il Psa risulti alterato. Ne parliamo con il dottor Ernesto Selva del Servizio di Diagnostica per Immagini del Policlinico San Marco dove è possibile sottoporsi a questo innovativo esame.

Dottor Selva, parlando di diagnosi viene subito in mente l’esame del Psa. A partire da che età bisognerebbe farlo? Quanto è attendibile?
Lo screening del tumore della prostata è indicato dai 40 anni e consiste in visita urologica con esplorazione transrettale della prostata, dosaggio dell’Antigene Prostatico Specifico (Psa) totale e del Psa libero. ll valore del Psa non è un indicatore specifico di tumore ma dipende da molteplici fattori tra cui età, dimensioni della prostata, infezioni o infiammazioni in atto (prostatiti). Un solo dosaggio con valore elevato non costituisce indice di allarme quanto piuttosto il suo andamento nel tempo.

In che modo allora si può avere la certezza della diagnosi?
La diagnosi di tumore prostatico si ottiene mediante biopsia prostatica transrettale in anestesia locale, biopsia prostatica in tecnica cosiddetta Fusion (che permette di ottenere un’immagine tridimensionale della ghiandola prostatica), Risonanza Magnetica Multiparametrica della prostata. Quest’ultima rappresenta attualmente la migliore metodica radiologica nel delineare l’anatomia della prostata e dei tessuti circostanti e nell’identificazione di lesioni neoplastiche prostatiche. Supera infatti del 44-87% la precisione dell’ecografia prostatica nel riscontrare cancro, aumenta del 54% la probabilità di evidenziare cancro pericoloso e riduce del 18-49% la probabilità di evidenziare cancro non pericoloso (innocuo o indolente) e che non richiede necessariamente un trattamento.

Le cause e i fattori di rischio
Uno dei principali fattori di rischio per il tumore della prostata è l’età: le possibilità di ammalarsi sono molto scarse prima dei 40 anni, ma aumentano sensibilmente dopo i 50 anni e circa due tumori su tre sono diagnosticati in persone con più di 65 anni. Quando si parla di tumore della prostata un altro fattore non trascurabile è senza dubbio la familiarità: il rischio di ammalarsi è pari al doppio per chi ha un parente consanguineo (padre, fratello etc.) con la malattia rispetto a chi non ha nessun caso in famiglia. Anche la presenza di mutazioni in alcuni geni come Brca 1 e Brca 2, già coinvolti nell’insorgenza di tumori di seno e ovaio, o del gene Hpc1, può aumentare il rischio. La probabilità di ammalarsi potrebbe essere legata anche ad alti livelli di ormoni come il testosterone, che favorisce la crescita delle cellule prostatiche, e l’ormone Igf1, che lavora sulla crescita delle cellule. Non meno importanti sono i fattori di rischio legati allo stile di vita: dieta ricca di grassi saturi, obesità, mancanza di esercizio fisico e altre abitudini poco salubri, sempre più diffuse nel mondo occidentale.

Perché l’esame si chiama multiparametrico?
L’esame di Risonanza Magnetica della prostata viene definito multiparametrico in quanto vengono acquisiti multipli parametri che, insieme, permettono una diagnosi più precisa: morfologia, perfusione ematica, densità cellulare e metabolismo. L’esame prevede l’utilizzo di apparecchiature di ultima generazione con specifica dotazione hardware e software.

In quali casi può essere indicato?
La Risonanza Magnetica Multiparametrica della prostata può essere oggi utilizzata:
> nella valutazione di pazienti con Psa alterato, per identificare i casi da sottoporre a biopsia, evitando procedure invasive non indicate;
> nella rivalutazione di pazienti con Psa alterato e biopsia negativa;
> nella valutazione dell’estensione delle neoplasie, per determinare la miglior tipologia di trattamento;
> nel follow-up di pazienti portatori di neoplasia prostatica poco aggressiva che scelgono in alternativa al trattamento chirurgico un programma di “sorveglianza attiva”;
> per individuare l’eventuale presenza di recidive in caso di rialzo del Psa dopo trattamento chirurgico, radiante o farmacologico.

È un esame doloroso?
Non è doloroso considerato che nella nostra struttura viene eseguito senza l’utilizzo di bobina transrettale con una durata di circa 30-35 minuti. Successivamente si possono riprendere le normali attività.

I sintomi
Nelle fasi iniziali il tumore della prostata è asintomatico. Viene diagnosticato in seguito alla visita urologica, che comporta esplorazione rettale o controllo del Psa, con un prelievo del sangue. Quando la massa tumorale cresce, dà origine a sintomi urinari: difficoltà a urinare (in particolare a iniziare) o bisogno di urinare spesso, dolore quando si urina, sangue nelle urine o nello sperma, sensazione di non riuscire a urinare in modo completo. Spesso i sintomi urinari possono essere legati a problemi prostatici di tipo benigno come l’ipertrofia. Fonte: www.airc.it


a cura di Viola Compostella
con la collaborazione del Dottor Ernesto Selva
Specialista in Radiologia
Diagnostica per Immagini del Policlinico San Marco di Zingonia