È un esame endoscopico che permette di indagare lo stato di salute di laringe, corde vocali, trachea e bronchi principali, fino ad arrivare alle diramazioni bronchiali più periferiche. Si tratta della broncoscopia. Ma quando può essere indicata? Come si svolge? Ne parliamo con il dottor Giuseppe Ciaravino, pneumologo.

Dottor Ciaravino, quando è utile la broncoscopia?

Le finalità possono essere di vario tipo. Può essere una procedura puramente ispettiva, ossia destinata a valutare le strutture anatomiche, come per esempio nei processi di guarigione dopo rimozione di cannula tracheostomica, nei pazienti che hanno subito interventi chirurgici polmonari o in quelle persone che hanno avuto un sanguinamento dalle vie aeree da sottoporre ad approfondimento. Generalmente, però, la procedura è finalizzata alla raccolta di campioni da poter analizzare in laboratorio, in particolare quando il paziente ha una malattia infettiva oppure oncologica. Nel caso di malattia infettiva la broncoscopia permette, tramite l’instillazione di soluzione fisiologica sterile che viene poi riaspirata e analizzata (broncolavaggio o broncoaspirato), di andare a esaminare se vi sono germi responsabili di un processo patologico. Nello scenario oncologico, invece, la broncoscopia permette di eseguire delle biopsie del tessuto malato tramite apposite pinze endoscopiche o aghi e consentire così una diagnosi accurata per l’avvio di un percorso di trattamento mirato. Altre indicazioni della broncoscopia sono lo studio delle patologie interstiziali polmonari e il monitoraggio del paziente sottoposto a trapianto di polmone.

Quindi a chi è rivolto l’esame?

Possiamo dire che l’esame è solitamente rivolto a persone con quadri polmonari compatibili con processi infettivi cronici o subacuti, di difficile risoluzione, che richiedono un’identificazione specifica del germe per impostare un trattamento efficace. Questi pazienti sono spesso affetti da bronchiectasie (dilatazioni permanenti dei bronchi), patologie interstiziali polmonari o sono immunocompromessi per varie cause. L’esame è inoltre indicato in caso di sospetta patologia oncologica in cui sia necessario ottenere una diagnosi e una corretta stadiazione dei linfonodi. Come già anticipato, l’esame è rivolto anche a chi ha subito un trapianto polmonare.

Come si svolge?

La procedura è generalmente di tipo ambulatoriale, ossia non richiede ricovero. Il paziente, previo consenso informato, viene fatto accomodare su un lettino dove il personale infermieristico procede al posizionamento di un accesso venoso, al monitoraggio dei parametri vitali ed esegue un’anestesia locale spray di naso e bocca. L’esame viene svolto con un monitoraggio continuo dei parametri vitali in sedazione cosciente mediante l’impiego di farmaci endovenosi ad azione rapida che producono uno stato di rilassamento generale, permettendo al paziente di affrontare la procedura in modo più confortevole. La procedura non è dolorosa, ma può essere fastidiosa. Il broncoscopio, sottile strumento di diametro compreso fra 3 e 6 mm, dotato di luce, canale operativo e ottica per la visione, dopo lubrificazione viene introdotto in una narice e manovrato fino a raggiungere la sede desiderata. La durata delle procedure ambulatoriali è generalmente di pochi minuti, a seconda della complessità. Ci sono tuttavia alcune procedure più complesse che richiedono un breve day hospital, tra cui l’ecoendobroncoscopia con agoaspirato transbronchiale (EBUS-TBNA), metodica di prima scelta per il campionamento dei linfonodi del mediastino, nell’ambito della diagnosi e stadiazione del tumore del polmone. In questi casi si utilizza uno strumento dotato di una sofisticata sonda ecografica che permette di eseguire un’ecografia internamente all’apparato respiratorio e ottenere un prelievo accurato e sicuro dei linfonodi che si trovano al di là delle pareti tracheobronchiali. Questa metodica avviene con il passaggio dalla cavità orale e generalmente la procedura ha una durata superiore.

È necessaria qualche preparazione particolare?

È richiesto il digiuno dalla mezzanotte e di portare in visione un elettrocardiogramma ed esami del sangue recenti che attestino una normalità della coagulazione e dei valori di piastrine. Viene inoltre chiesto di presentarsi accompagnati, di non alimentarsi o bere per l’ora successiva e di non mettersi alla guida per quel giorno, per i potenziali postumi della sedazione. Il paziente verrà istruito caso per caso sulla necessità di sospensione di farmaci anticoagulanti o antiaggreganti, mentre potrà assumere regolarmente la restante terapia domiciliare.

Ci sono controindicazioni?

Si tratta di una procedura generalmente sicura. È comunque richiesta una valutazione dei singoli casi per individuare eventuali controindicazioni, dato che raramente la manovra può dar luogo a complicanze respiratorie, emodinamiche ed emorragiche. Nelle persone con insufficienza respiratoria, grave ipertensione polmonare, instabilità emodinamica, aritmie non controllate e in quelli con alterazioni della coagulazione si dovranno attentamente ponderare i rischi e i benefici legati alla manovra. Prima di ogni esame broncoscopico viene sempre eseguito un colloquio medico-paziente, al fine di chiarire le indicazioni e le finalità dell’esame valutando i potenziali rischi di ogni singolo caso. 

A cura di Sara Carrara
con la collaborazione del dott. Giuseppe Ciaravino
Specialista in malattie dell’apparato respiratorio
ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo