Allenamento, concentrazione mentale e passione. Sono questi gli ingredienti necessari se ci si vuole avvicinare al tennis, sport tra i più praticati nel nostro Paese, che ultimamente sta vivendo una seconda giovinezza anche grazie alle recenti imprese della coppia Fabio Fognini e Andreas Seppi, che dopo 16 anni ad aprile scorso, hanno portato l'Italia di nuovo in una semifinale di Coppa Davis. Ma quali sono i passi da seguire per ottenere dei veri risultati? E quali i rischi e i benefici? Lo abbiamo chiesto al dottor Roberto Orlandi, ortopedico e medico dello sport.

Dottor Orlandi, cominciamo dai benefici…
Il tennis sviluppa le qualità di coordinazione motoria, equilibrio, il "colpo d'occhio" e la percezione dello spazio. L'alternanza di movimenti rapidi e brevi pause, unita allo sforzo fisico prolungato, produce un notevole incremento delle capacità aerobiche e anaerobiche, oltre a un ottimo sviluppo dell'apparato muscolare (arti inferiori, muscoli dorso-lombari, addominali, arti superiori); inoltre migliora la capacità di concentrazione e, soprattutto a livello agonistico, l'autocontrollo, favorisce la socializzazione e il divertimento, lo scarico dello stress, la riduzione dell'ansia.

A che età si può cominciare e fino a quando continuare?
Non esiste una regola assoluta. La F.I.T. (Federazione Italiana Tennis) organizza i primi tornei per bambini intorno agli 8 anni di età. Ci sono campioni che hanno incominciato prestissimo (Agassi a 3-4 anni!), ma sembra ragionevole iniziare tra i 5 e i 7 anni, solo a scopo di divertimento, alternando il tennis con altri sport a sviluppo più simmetrico (per esempio il nuoto).L'agonismo dovrebbe essere riservato ai ragazzi dai 14 anni in su. Non c'è un'età massima. Ci sono persone che giocano abitualmente anche a 80 anni: a questa età la pratica sportiva deve essere commisurata alle condizioni psico-fisiche generali, a blanda intensità e in assenza di controindicazioni specifiche.

In quali casi può essere controindicato?
Le principali controindicazioni assolute sono: gravi cardiopatie, avanzate patologie articolari e severe affezioni della colonna vertebrale. Le forme di modesta entità, come una leggera ipertensione arteriosa, non costituiscono controindicazioni assolute, anzi, possono beneficiare di una costante e moderata attività sportiva di questo tipo, previa valutazione clinico-strumentale specialistica.

Quali controlli sono consigliabili per evitare rischi?
Un'accurata valutazione specialistica medico-sportiva annuale, indispensabile a qualsiasi età, spesso unica occasione di reale prevenzione nella vita dei cittadini: sono numerose le patologie misconosciute, spesso asintomatiche, che vengono rilevate nel corso delle visite di idoneità sportiva.

Quali sono i traumi più frequenti?
Prevalentemente distorsioni di ginocchio, caviglia, spalla e colonna vertebrale, più raramente contusioni degli arti o del tronco. Piuttosto frequenti sono anche i traumi indiretti a carico dei muscoli: distrazioni, strappi sia per gli arti superiori, sia per gli arti inferiori. I microtraumi ripetuti riguardano, invece, la patologia muscolo-tendinea cronica, che può colpire soprattutto a livello di gomito (epicondilite omerale), ginocchio (tendinopatia del quadricipitale e del rotuleo), caviglia (tendinopatia dell'achilleo, tibiali e peronei) e spalla (tendinopatia del capo lungo del bicipite e della cuffia dei rotatori). Anche la colonna vertebrale può risentire dei sovraccarichi funzionali, sviluppando discopatie e patologie degenerative osteo-articolari.

Cosa si può fare per prevenirli?
Le condizioni fisiche di "base" devono essere mantenute attraverso allenamenti costanti. Un buon riscaldamento pre-partita e un adeguato defaticamento, con stretching, al termine della prestazione, riducono notevolmente i rischi di lesione. Il tennis comporta un notevole dispendio energetico (circa 300-350 calorie/ora nel doppio e 450-500 calorie/ora nel singolo) e un'abbondante sudorazione, soprattutto nei mesi estivi. Sono quindi indispensabili una corretta alimentazione, ricca ed equilibrata, ma con ingestione solo di alimenti "leggeri" come frutta nelle ore immediatamente precedenti la prestazione e una continuativa reidratazione con acqua (non gassata, né troppo fredda) e sali minerali, anche durante l'attività sportiva.

Quante volte a settimana ci si dovrebbe allenare?
Dipende da molte variabili: età, costituzione, condizioni psico-fisiche di partenza, aspettative e ambizioni. Se per un amatore possono essere sufficienti 2-3 sedute alla settimana, per un agonista è necessario un programma personalizzato, concordato da varie figure professionali (medico sportivo, preparatore atletico, nutrizionista, fisioterapista e psicologo).

Come scegliere l'attrezzatura?
Assolutamente fondamentale è adattare l'attrezzatura alle caratteristiche del singolo atleta: peso, misura e impugnatura della racchetta corretti possono evitare gran parte delle patologie da sovraccarico a braccia e spalle.

a cura di ALESSANDRA PERULLO
Con la collaborazione del DOTT. ROBERTO ORLANDI
- SPECIALISTA IN MEDICINA DELLO SPORT E ORTOPEDICO PRESSO LA CLINICA CASTELLI DI BERGAMO -