C’è chi lo sceglie per motivi salutistici. Chi per rispetto nei confronti degli animali. Chi ancora per variare sapore e gusto. Qualunque sia la motivazione, negli ultimi anni il latte “alternativo” piace sempre di più agli italiani. Al punto che, secondo le stime, entro il 2021 l’Italia sarà il settimo paese al mondo fra i più addicted ai latti vegetali, superando tedeschi e olandesi. Sui banchi dei supermercati ormai se ne trovano davvero di tutti i tipi: non solo latte di soia, considerato fino a poco tempo fa il latte vegetale per eccellenza, ma anche latte di mandorle, nocciole, cocco, riso, orzo, avena etc.. Conosciamoli meglio con l’aiuto del dottor Paolo Paganelli, biologo nutrizionista.
Dottor Paganelli, a cosa è dovuto il boom di consumi di latti vegetali che si è registrato negli ultimi anni?
A diversi fattori. Innanzitutto alla sempre maggiore presenza di persone che riferiscono intolleranza al lattosio. I latti vegetali trovano poi largo consumo anche tra chi per scelta abbraccia il veganesimo e quindi non consuma latte di origine animale. Senza entrare nel dettaglio, possiamo comunque dire che l’utilizzo di questi prodotti alternativi vegetali, in sostituzione al latte vaccino, costituisce più un soddisfacimento delle esigenze del consumatore che una necessità nutrizionale vera e propria, fatta eccezione per le situazioni di intolleranza o allergia accertata al lattosio o alle proteine del latte.
Ma possono rappresentare davvero un’alternativa al latte animale?
È necessario fare chiarezza sulle differenze che intercorrono tra il latte di origine animale e quelli di origine vegetale; pur rappresentando una buona alternativa, infatti, le caratteristiche chimico fisiche e nutrizionali sono molto diverse. Non sono un sostenitore della necessità di consumare latte vaccino dopo lo svezzamento (siamo gli unici mammiferi a farlo), ma neppure lo sconsiglio. Dipende dalla risposta individuale della persona alla presenza del lattosio o delle proteine del latte. Se, quindi, un paziente in buono stato di salute volesse per diverse ragioni passare al consumo di latti vegetali, questo non rappresenterebbe dal mio punto di vista un problema.
Ma quali sono le loro caratteristiche? Quali le loro proprietà?
In commercio ormai troviamo davvero tanti latti vegetali diversi: latte di soia, di riso, di mandorle, d’avena, di cocco e... anche di Kamut. Basta analizzare velocemente la diversa origine di questa carrellata di latti (la soia è un legume, il riso e il Kamut sono cereali, le mandorle sono frutti secchi, il cocco è un frutto oleoso etc.) per capire come abbiano caratteristiche, e quindi indicazioni, molto diverse fra di loro. Il latte di avena e di Kamut, per esempio, contengono glutine e quindi vanno assolutamente evitati da chi è celiaco. È bene poi sottolineare che i latti vegetali è vero che non contengono lattosio né proteine del latte vaccino, ma ciò non significa che siano alimenti ipoallergenici. Basti pensare alle proteine della soia, causa di una delle allergie più diffuse. Non mancano poi disturbi causati da mandorle o avena. Dal punto di vista dei grassi, invece, i latti vegetali apportano un buona quantità di quelli insaturi (cioè “buoni”), mentre sono privi di colesterolo e sono quindi indicati in chi deve seguire una dieta ipocolesterolemizzante. Tutti i latti vegetali, infine, sono spesso addizionati di calcio, vitamina D e vitamina B12.
A ciascuno il suo
Il latte di soia fornisce un apporto proteico quasi simile a quello vaccino, ma è meno calorico. Apporta una buona quantità di lecitina (emulsionante naturale che favorisce l’eliminazione dei grassi nel sangue, soprattutto il colesterolo, e impedisce il loro accumulo sulle pareti delle arterie), omega 3 e fibre alimentari.
> Il latte di riso è fra i più leggeri. Povero di proteine è però ricco di zuccheri semplici che forniscono energia prontamente disponibile. Ad alta digeribilità, è utile in caso di perdita di appetito e debolezza. Inoltre aiuta a regolarizzare la funzionalità intestinale.
> Il latte di mandorla è particolarmente ricco di micronutrienti e grassi buoni. Buono il contenuto di sali minerali, soprattutto zinco, calcio, ferro, magnesio e potassio, vitamina D, vitamina B2, B12 e E.
> Il latte di avena possiede un discreto contenuto di carboidrati e zuccheri, un buon quantitativo di fibra e di vitamine del gruppo B. Contribuisce ad abbassare i livelli circolanti di colesterolo LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”).
> Il latte d’orzo ha un discreto contenuto di carboidrati e zuccheri, un basso apporto proteico e lipidico. Contiene glutine.
a cura DI VIOLA COMPOSTELLA
con la collaborazione del DOTT. PAOLO PAGANELLI
Biologo Nutrizionista A Bergamo