L'arrivo in casa di un cucciolo è un grande evento, ma la sua integrazione non è sempre facile. Ogni famiglia ha i suoi ritmi, abitudini, impegni, di scuola o di lavoro, e inevitabilmente l'amico a quattro zampe, prima o poi, dovrà fare i conti con la solitudine. «Uno dei problemi maggiori che un cucciolo dell'età di 2-3 mesi deve affrontare quando viene adottato è senza dubbio imparare a restare da solo» conferma la dottoressa Silvana Guardi, medico veterinario. «Per aiutarlo è fondamentale stabilire delle regole. Il rischio altrimenti è che si instauri una dipendenza affettiva tale da predisporre all'insorgenza della cosiddetta ansia da separazione, un disturbo comportamentale per cui il cane, quando viene lasciato solo, si sente perso ed entra in uno stato di vera angoscia che lo porta a una serie di comportamenti inappropriati come distruggere oggetti, lamentarsi, abbaiare, fare bisogni ovunque per la casa. Il proprietario che rientra e trova il disastro spesso lo attribuisce a una sorta di "dispetto" fatto per "vendicarsi". In realtà queste manifestazioni possono essere il sintomo di un vero malessere e forse il nostro amico ha bisogno di essere aiutato. è bene quindi non sottovalutare ma chiedere sempre un parere al proprio veterinario di fiducia». Questo disturbo colpisce, in genere, cani che sono stati separati precocemente dalla mamma o, nel caso di animali più grandi, che provengono da canili. Anche il padrone, però, può inconsciamente incoraggiarlo soprattutto se instaura con lui un rapporto troppo dipendente. «Il legame con il padrone è fondamentale ma, man mano il cucciolo cresce, deve evolversi» continua l'esperta.

In che senso, dottoressa Guardi?
All'inizio è normale che il neo arrivato, che fino al momento dell'adozione era in compagnia dei fratelli e della mamma, viva una fase di sconforto. Per superarla instaura un legame di attaccamento molto intenso con uno dei proprietari, in genere la persona che più lo accudisce, lo coccola e lo rassicura. In questo modo il cagnolino ritrova fiducia e coraggio per avventurarsi senza troppe paure verso nuove esperienze che lo attendono. Per il proprietario spesso è naturale desiderare mantenere questo tipo di legame ma è importante capire che crescendo il cucciolo deve trasformarsi in un individuo adulto e autonomo, "capace di reggersi sulle proprie zampe"! Quindi dovrà gradualmente essere sciolto. Ciò non significa interrompere la relazione affettiva: gioco, carezze e coccole non dovranno mai mancare. Bisognerà però pian piano attuare il "distacco", come del resto avviene anche in natura con la madre. In questo modo sarà più facile evitare che sviluppi disturbi comportamentali, tra cui l'ansia da abbandono.

I segnali da riconoscere, anche quando si sta insieme
Il cane che soffre di ansia da separazione manifesta una serie di comportamenti caratteristici non solo quando viene lasciato da solo ma anche nella vita familiare: ha la tendenza a seguire il padrone negli spostamenti per casa in modo da non perderlo mai di vista; dimostra ansia quando si accorge che i padroni si stanno preparando per uscire; quando torna il padrone manifesta tutta la sua gioia con feste esagerate.

Ma come si fa, concretamente, a mettere in atto questa strategia di distacco?
Per esempio il cane andrà gradualmente abituato a essere lasciato da solo per periodi all'inizio brevi e poi sempre più lunghi; dovrà imparare a dormire da solo nella sua cuccia; bisognerà cercare di non rispondere con troppa sollecitudine a tutte le sue richieste di attenzione, ad esempio prendendolo subito in braccio (e tenendolo sempre in braccio), ma lasciarlo piagnucolare un po'. Deve imparare a cavarsela da solo!

E come aiutarlo ad abituarsi a stare a casa da solo?
Come accennato, la prima regola è la gradualità. Esistono poi alcuni "trucchi". Tra questi non salutare il cane prima di uscire di casa. Le carezze, invece di rassicurarlo, aumentano la sensazione di abbandono. Lo stesso vale quando si rientra: bisogna ignorarlo per qualche minuto. L'obbiettivo è fare in modo che l'uscire e l'entrare diventi una delle tante azioni della giornata, senza un valore particolare. Guai anche a dimostrargli, con troppe moine, che vi sentite in colpa perché lo lascerete o l'avete lasciato da solo. Se poi, quando uscite, dovesse mettersi ad abbaiare non ritornate indietro (in genere smettono dopo al massimo mezz'ora): rischiereste di produrre un rinforzo positivo per il quale se lui piange voi accorrete subito. Altra abitudine sbagliata è rientrare qualche minuto per controllare come sta: per lui è come essere abbandonato due volte.

DAP: un aiuto naturale che riproduce il "calore" del grembo materno
Una delle ultime novità per aiutare gli amici a quattro zampe a vivere più serenamente la lontananza del padrone è il DAP (Dog Appeasing Pheromone, in italiano feromone appagante per cani), che si può trovare sotto forma di collare, diffusore per ambiente. Questo sistema si basa sui feromoni appaganti del cane, cioè gli ormoni secreti dalle ghiandole sebacee della mamma durante l'allattamento con la funzione di rassicurare la cucciolata, calmarla in caso di stress e trasmettere sicurezza. Può essere utile non solo nei casi di ansia d'abbandono, ma anche, ad esempio, quando si debba abituare il cucciolo a una nuova casa e a nuove abitudini (ad esempio per un trasloco o uno spostamento momentaneo o perché è stato adottato da un altro proprietario) o per controllare la paura, e l'eventuale aggressività a essa legata, dovuta a rumori forti, come temporali e fuochi d'artificio.

a cura di Giulia Sammarco
con la collaborazione della Dott.ssa Silvana Guardi 
Medico Veterinario dell'Ambulatorio Veterinario Ponte Nossa