L’autopalpazione del seno è una sana e importante abitudine per preservare la salute femminile. Nel momento in cui ci si trova di fronte a un qualsiasi cambiamento nell’aspetto e nella fisionomia delle mammelle, sia esso palpabile o identificato grazie a specifici esami, è necessario capirne la natura, ovvero effettuarne quella che viene definita “tipizzazione”. Approfondiamo questa tematica con l’aiuto di tre esperti.

Dottor Patelli, perché è importante la tipizzazione?

Quando non è possibile identificare la natura del cambiamento basandosi unicamente sull’analisi dei caratteri morfologici o strutturali dell’alterazione (cosa che, invece, può capitare con le lesioni benigne), la tipizzazione è decisiva per la scelta terapeutica sia dove si renda necessaria l’asportazione chirurgica, sia per iniziare la terapia medica (chemioterapia neo-adiuvante). La diagnosi di natura viene prodotta dal medico patologo attraverso lo studio del campione istologico (cioè frammenti, detti anche frustoli, di tessuto) prelevato dalla mammella. Questo prelievo viene per lo più eseguito dal radiologo con l’aiuto delle metodiche di imaging.

Dottoressa Costa, qual è la strumentazione utilizzata?

Quella preferita per rapidità e multi-planarità è l’ecografia, che permette l’agevole centratura del bersaglio e la visione dell’ago in tutto il suo tragitto, sino nel contesto della lesione da analizzare. Il prelievo può essere condotto con aghi e sistemi di calibro assai variabile a seconda della sede della lesione, delle caratteristiche del tessuto da indagare e della modalità di imaging che la rende più facilmente raggiungibile, e da esso derivano i cilindri di tessuto mammario utilizzati per l’esame istologico. L’esame dei frustoli da parte dell’anatomopatologo consente diagnosi più specifiche e affidabili. Si possono anche sottoporre i frustoli a indagini immunoistochimiche che forniscono informazioni indispensabili per la scelta terapeutica, chirurgica o medica (presenza di recettori ormonali, ritmo di proliferazione ecc.). L’ago-biopsia denominata “Tru-Cut”, mini-invasiva, in anestesia locale e sotto guida ecografica, è ben tollerata dalle pazienti ed è oggi l’indagine ambulatoriale maggiormente impiegata per la diagnosi di natura di un nodulo mammario visibile con ecografia (sebbene in molti casi anche l’esame citologico, effettuato con ago ancor più sottile, abbia ancora un suo ruolo, solo a titolo di esempio nelle lesioni simil-cistiche). Quando invece alla mammografia si sospettano lesioni tumorali per micro-calcificazioni o aree di distorsione parenchimale (cioè alla struttura che compone il seno) non adeguatamente distinguibili con l’ecografia, l’ago-biopsia può essere effettuata con una modalità denominata VABB (Vacuum Assisted Breast Biopsy). Si tratta di un sistema di guida computerizzata, condotta con la paziente posizionata in posizione prona su un lettino dedicato, che consente un prelievo multiplo di tessuto mammario, con la massima precisione sia nella fase di posizionamento dell’ago, sia nella fase di prelievo di tessuto, consentendo un’alta affidabilità diagnostica da parte dell’anatomopatologo che analizzerà i campioni di tessuti prelevati. Anche questa modalità di biopsia poco invasiva è eseguita in anestesia locale e in regime ambulatoriale.

Dottoressa Codazzi, ci sono rischi legati all’ago-biopsia?

Data la mini-invasività, l’ago-biopsia delle lesioni mammarie è pressoché sempre effettuabile, ben tollerata e caratterizzata da un rapporto rischio/beneficio molto basso. Possibili complicanze, ormai poco frequenti, includono sanguinamento, dolore, comparsa di ecchimosi e infezioni. Generalmente, un disagio un poco maggiore può essere avvertito dalle donne che hanno già subito un intervento nell’area individuata per la presenza di cicatrici o sono state sottoposte a Radioterapia. Al bisogno, è possibile assumere comuni antidolorifici e applicare impacchi freddi nei giorni successivi alla biopsia mammaria. È consigliato evitare sforzi e movimenti bruschi con le braccia.

Come ci si prepara all’esame?

Per l’ago-biopsia mammaria non è prevista una preparazione particolare, ma è comunque necessario che il radiologo venga messo al corrente circa eventuali allergie o patologie della coagulazione e circa l’assunzione di farmaci, ad esempio, che interferiscono sulla coagulazione del sangue. 

A cura di Lella Fonseca
con la collaborazione
del dott. Gianluigi Patelli Direttore della Radiologia e del Dipartimento dei Servizi ASST Bergamo Est
della dott.ssa Claudia Costa Responsabile Senologia Radiologica Clinica ASST Bergamo Est
e della dott.ssa Fabiana Codazzi Responsabile Screening mammografico ASST Bergamo Est