“No, dal dottore non ci voglio venire” Chissà quante volte ve lo sarete sentito dire, magari anche tra le lacrime, dai vostri figli. Che si tratti di una visita dal pediatra o di una vaccinazione poco importa: l’idea di trovarsi nello studio di un medico spesso terrorizza i più piccoli. Cosa si può fare allora per aiutarli a superare la paura? Ne parliamo con la dottoressa Sofia Raffa, psicologia e psicoterapeuta.

Dottoressa Raffa, da cosa può derivare questo timore spesso incontrollabile?
La paura del dottore può essere causata da esperienze di ospedalizzazione che hanno lasciato un ricordo negativo, come il dolore di un intervento. Altre volte, è probabile che siano le persone intorno al bambino a metterlo a disagio: un medico con un atteggiamento poco accogliente o un genitore molto spaventato. L’ansietà dei genitori può avere più sfumature: paura che il dottore dica qualcosa di negativo sullo stato di salute del bambino; paura che il bambino pianga, si innervosisca, senta dolore o abbia delle reazioni impreviste dopo la somministrazione di farmaci/vaccini; fino alla iatrofobia (paura dei medici e /o del personale sanitario). In ogni caso è frequente che i figli di genitori preoccupati si preoccupino a loro volta. I bimbi, infatti, imparano a conoscere il mondo con gli occhi dei genitori e quando gli adulti leggono una situazione in modo ansioso o pericoloso, anche i piccoli faranno altrettanto.

Cosa può fare il medico per aiutare i bambini a vivere il momento della visita in modo sereno?
Per creare un clima che possa mettere il bambino a suo agio, a volte i medici indossano camici colorati o hanno una stanza decorata e con giochi, si rivolgono direttamente al bambino parlando con lui o prendendolo in braccio per spogliarlo e aiutarlo a salire sul lettino. È importante che lo specialista non si rivolga solo al genitore, ma anche al bambino in modo che possa sentirsi coinvolto. Capita spesso che gli adulti parlino di fronte ai bambini come se non fossero presenti, usando dei termini “da grandi”, facili da fraintendere e che possono creare ansia. Anche al bambino va spiegato cosa verrà fatto e cosa è consigliato con termini a lui chiari e comprensibili (ad esempio, “bere la medicina” piuttosto che “somministrare lo sciroppo per via orale”).

È importante non dare mai per scontate la ricettività e la capacità di comprensione dei bambini: permettergli di capire il loro stato di salute, le procedure mediche, le cure alle quali verranno sottoposti e i loro stati emotivi, aiuterà sia i piccoli, sia i loro genitori, a sentirsi più tranquilli.

E i genitori, invece, cosa possono fare?
Per prima cosa gli adulti dovrebbero interrogarsi sulla causa del disagio del bambino: ci sono state esperienze passate negative? Il dottore è poco accogliente? Il genitore è spaventato? Questo aiuterà anche l’adulto che accompagna il bambino a prendere maggior coscienza delle reazioni del piccolo e a regolarsi di conseguenza. Ecco alcuni consigli.
> Restare calmi ed essere rassicuranti, sapendo che il bambino è al sicuro dal dottore e che si va per il suo bene.
> Mai mentire! A volte si preferisce raccontare una bugia per evitare pianti e lamentele, ma sentirsi dire “andiamo a fare la spesa” e trovarsi poi nello studio medico, è spiazzante e mina la fiducia del bambino nei confronti del genitore. Dire la verità gli permetterà di prepararsi a ciò che dovrà affrontare.
> Informare il bambino sulle sue condizioni di salute. “Oggi andiamo dal pediatra anche se non sei malato! Vuole vedere quanto sei diventato grande!”; “Ieri hai preso freddo e oggi hai una forte tosse e credo sia meglio andare dal dottore, che potrà aiutarti a farla passare!”. Al bambino va spiegato il perché della visita, anche per evitare che il piccolo, col suo “pensiero magico”, si attribuisca colpe che non ha, come “mi sono comportato male, allora il dottore mi fa la puntura!”.
> Spiegare quello che succederà nella stanza del dottore, utilizzando un linguaggio comprensibile al bambino e accertarsi che abbia capito. Nel caso di vaccini o operazioni, si potranno spiegare al bambino le procedure che dovrà affrontare. Spesso gli adulti dicono “non fa male, non ti preoccupare!” oppure “smettila di piangere che non è niente!”. Non è affatto vero che una puntura non fa male e questo non aiuta a sentirsi compresi. Se si dice che si sentirà un pizzico ma che passerà velocemente (si può contare insieme per quanto durerà il dolore, ad esempio) il bambino sarà più consapevole di quello che succederà e si sentirà di avere maggior controllo della situazione. I pianti vanno accolti e si potrebbe chiedere “ti sei spaventato? Ora come stai?”. Per i più piccoli, è utile anche disegnare o mettere in scena attraverso il gioco quello che succederà. Molti ospedali mettono a disposizione dei bambini una bambola e strumenti medici giocattolo per spiegare l’operazione che dovranno affrontare. Lo stesso possono fare i genitori a casa procurandosi le valigette giocattolo del dottore e un peluche, mostrando come si svolgerà la visita e nominando anche gli strumenti che hanno termini difficili, come lo stetoscopio.
> Mettere in parole le emozioni del bambino, facendo attenzione a non confondere il dolore con la paura.
> Quando il bambino è malato, gli va spiegata anche la cura che dovrà fare e a cosa serve.

A cura di Elena Buonanno
con la collaborazione della dott.ssa Sofia Raffa
Psicologa, Psicoterapeuta e Terapista EMDR 
Trescore Balneario