Un problema doloroso che ha il picco di incidenza in estate. Le regole per prevenirlo e curarlo

Si manifesta con un dolore intenso che può rimanere circoscritto al fianco oppure irradiarsi in basso e davanti fino all’inguine.

In alcuni casi può diventare anche molto forte, al punto che chi l’ha provato lo descrive simile a quello del parto. È la colica renale, un problema diffuso soprattutto durante la stagione estiva. Caldo e sudorazione, infatti, aumentano la disidratazione che a sua volta favorisce la formazione dei calcoli, “sassolini” che si sviluppano nell’area compresa tra le cavità del rene e la vescica: con la perdita di liquidi le urine tendono a essere meno diluite, questo comporta una maggiore concentrazione delle sostanze normalmente presenti (come acido urico, ossalato, fosforo e cistina), che possono precipitare e cristallizzarsi soprattutto in soggetti con una particolare predisposizione e soprattutto con una storia di calcolosi renale (vedi box). Finché questi “sassolini” non si spostano e restano lì, possono anche rimanere asintomatici. Il problema nasce quando i calcoli (o in alcuni casi altri fattori come un coagulo di sangue se c’è una perdita ematica dal rene o dalle vie urinarie) ostruiscono le vie urinarie. Le vie urinarie, dotate di muscolatura di parete, si contraggono per cercare di spingere il fattore ostruente lungo il tratto urinario ed espellerlo. Ecco allora che insorge la colica renale.

Attenzione a infezioni e alimentazione
Come accennato, nella maggior parte dei casi la colica renale è legata alla presenza di calcoli renali. I principali fattori di rischio per lo sviluppo di questi “sassolini” sono la familiarità, predisposizione individuale, episodi precedenti di calcolosi, alcune infezioni del tratto urinario, l’uso di particolari farmaci che hanno la tendenza a precipitare nelle urine formando aggregati litiasici (calcoli), particolari interventi chirurgici sul sistema gastrointestinale che aumentano il riassorbimento intestinale di ossalato che è uno dei principali costituenti dei calcoli renali. Ci sono però anche alcune patologie che ne aumentano statisticamente il rischio, come l’ipertensione arteriosa (che raddoppia il rischio), l’obesità, la gotta. Un ruolo importante nel favorirne la comparsa è giocato anche da alcune abitudini alimentari. Tra queste un’inadeguata introduzione di liquidi, che può aumentare il rischio di calcolosi renale e quindi di coliche soprattutto in individui predisposti e in persone che praticano esercizio fisico intenso e protratto; una dieta a basso contenuto di calcio e alto contenuto di ossalato, l’elevato consumo di sale e di proteine animali.

La prevenzione? Tanta acqua e poco sale
Il primo cardine della prevenzione dei calcoli renali è sicuramente l’assunzione di una adeguata quantità di acqua. Nei pazienti che hanno già avuto calcoli si consiglia di assumere liquidi in quantità tale da produrre un volume urinario giornaliero di almeno 2 litri. Non serve bere genericamente “tanto”, bisogna assicurare un volume urinario adeguato. Questo può rendere necessaria l’assunzione di quantità di liquidi anche molto abbondante durante la stagione estiva. Altri comportamenti di prevenzione sono una dieta povera di sale e di proteine animali, l’assunzione di alimenti contenenti citrato (che inibisce la formazione di calcoli) come il succo di limone e il controllo del peso corporeo.

La terapia: controllare il dolore ed evitare le (frequenti) recidive
La cura della colica innanzitutto si basa su un’adeguata idratazione e il controllo del dolore con antidolorifici che possono essere prescritti esclusivamente dal medico. È importante evitare le cure “fai da te” che possono essere pericolose sia per gli effetti collaterali dei farmaci sia perché prima di impostare una terapia deve essere posta una diagnosi corretta. Ci sono infatti altre patologie che possono presentarsi con un dolore simile alla colica renale ma richiedono un diverso approccio diagnostico e terapeutico. In caso di colica è importante che le urine siano tenute e osservate prima di gettarle perché il calcolo potrebbe essere espulso spontaneamente e recuperato per un’analisi appropriata. Conoscere la composizione del calcolo è molto importante per stabilire una corretta prevenzione delle recidive. Il passaggio del calcolo dipende dalle dimensioni e dalla localizzazione nelle vie urinarie, i calcoli più piccoli, inferiori ai 5 millimetri, hanno infatti maggiore possibilità di essere espulsi spontaneamente; calcoli di maggiori dimensioni passano meno, soprattutto sopra i 10 millimetri. In questi casi, esistono farmaci che, usati da soli o in combinazione, facilitano l’espulsione del calcolo. Per calcoli di maggiori dimensioni, qualora la terapia medica espulsiva non dia i risultati sperati, in presenza di urosepsi (infezione delle vie urinarie), insufficienza renale acuta, anuria (mancata emissione di urine da parte dell'apparato urinario), il paziente deve essere necessariamente valutato dall'urologo che può decidere una strategia interventistica (“bombardamento” attraverso l’utilizzo del laser o delle onde d’urto del litotritore, intervento chirurgico etc.). La possibilità di recidiva di calcolosi renale è abbastanza consistente. Stimata diversamente nelle varie casistiche, si può dire che sia intorno al 30% a 5 anni dal primo episodio. Il nefrologo ha quindi un ruolo importante proprio nel controllo del rischio recidive attraverso lo studio metabolico della calcolosi che, attraverso l’analisi della composizione urinaria e alcuni esami ematici specifici, consente di individuare gli eventuali fattori o malattie predisponenti e predisporre adeguate manovre preventive dietetiche e comportamentali.

Meno liquidi e i cristalli si depositano… un po’ come in una tazzina di caffè
Per capire meglio il meccanismo di “precipitazione” delle sostante che formano i calcoli, immaginate una tazzina di caffè. È facile che pur mescolandolo, lo zucchero ristagni sul fondo. Se bevete, invece, una tazza di tè lo zucchero tenderà a sciogliersi del tutto. Il motivo? Quando il liquido è più abbondante, lo zucchero si scioglie più agevolmente. La stessa cosa succede nella formazione dei calcoli. Quando si suda molto e non si beve a sufficienza le urine si concentrano, diminuisce cioè il volume e quindi le sostanze normalmente disciolte in essa, tendono a depositarsi.

Usa l'aceto
Nel caso di calcolosi ossalica andrebbe ridotto l'apporto di ossalati, che sono più abbondanti in alcuni alimenti, come le biete e gli spinaci. 
Se si aggiunge dell'aceto nell'acqua di cottura di queste verdure si favorisce l'allontanamento degli ossalati.

a cura della DOTT.SSA MONICA MORIGGI
Specialista in Nefrologia
- PRESSO A.O. TREVIGLIO -