«Negli ultimi anni il cibo è sempre più oggetto di una forte attenzione mediatica: spettacoli televisivi, reality show, forum, blog on line. Nonostante questo eccesso d’informazioni, però, paradossalmente ci troviamo di fronte a un “inquinamento informatico” notevole, che può anche avere conseguenze negative. Questa ossessiva attenzione per il cibo, in alcuni casi, può sfociare in disturbi del comportamento alimentare (Dca), patologie caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da una esagerata preoccupazione per il peso/forma del corpo. Anoressia, bulimia sono certamente i più diffusi, ma negli ultimi tempi se ne sono sviluppati altri, tra cui l’ortoressia». Chi parla è la dottoressa Emanuela Zini, psicologa e psicoterapeuta. Ci siamo rivolti a lei per conoscere meglio questo disturbo alimentare sempre più diffuso che, se non riconosciuto e trattato, può danneggiare sia la sfera psicosociale sia la salute di chi ne soffre.

Dottoressa Zini, cosa s’intende per ortoressia?
L’ortoressia (dal greco Orthos “giusto” e Orexis “appetito”) è un disturbo alimentare che consiste in un’attenzione maniacale a nutrirsi in modo corretto e salutare. Il privilegiare alcuni cibi porta poco alla volta all’esclusione di tanti altri, impoverendo sempre più il regime alimentare. Con il tempo il problema peggiora, perché l’ortoressico s’impone delle regole sempre più rigide e restrittive, per esempio, mangiare solo pomodori raccolti lo stesso giorno in cui vengono portati in tavola. Questo porta all’isolamento, perché familiari e amici faticano a rispettare le stesse regole e l’ortoressico rimane, comunque, convinto che le sue idee siano le uniche giuste. Da un punto di vista psicologico, l’ortoressico vive una profonda insoddisfazione di sé e cerca di ristabilire un proprio ordine interno (quindi anche l’autostima) attraverso le rigide regole sul cibo. Se vengono, però, trasgredite subentra un forte senso di colpa che porta di conseguenza a un ulteriore inasprimento delle regole.

Le caratteristiche specifiche dell’ortoressia sono:
> ruminazione ossessiva del cibo: passare molto tempo durante il giorno a pensare a quali cibi mangiare e alle modalità di preparazione e consumo, scegliendo solo ciò che viene ritenuto salutare;
> pianificazione dei pasti con diversi giorni di anticipo, per evitare cibi ritenuti pericoli e dannosi per l’organismo (contenti per esempio pesticidi residui, conservanti o OGM, troppo zuccherati o salati);
> preparazione di cibi solo attraverso alcune cotture e utilizzo solo un certo tipo di stoviglie;
> controllo compulsivo delle etichette alimentari;
> tendenza a evitare ristoranti o inviti, per l’impossibilità di controllare e decidere come e cosa cucinare.

Cosa si può fare per uscirne?
L’ortoressia è una condotta fobica, mascherata da una sistematizzazione ideologica. La fobia è un’irrazionale e persistente repulsione e paura verso certe situazioni, oggetti, attività, persone e, in questo caso specifico, alimenti, che nelle situazioni più gravi possono limitare l’autonomia della persona. Uno dei primi passi per affrontarla è comprendere che l’oggetto fobico (per esempio cibi non ritenuti sani) provoca angoscia, ma che in realtà è simbolo di qualcosa d’altro che rappresenta qualche impulso, desiderio, parte del Sé che la persona non è in grado di elaborare. Oltre a questo, bisogna considerare che i disturbi alimentari spesso si associano ad altre patologie o sintomi (depressione, disturbi di ansia, fobie, disturbi ossessivo-compulsivo, disturbo dell’umore, aspetti ipomanicali etc.) che rendono più complesso il trattamento. Da qui, la necessità di un approccio multiprofessionale (psichiatra, psicologo-psicoterapeuta, nutrizionista etc.). Infine è importante sottolineare che per evitare che il disturbo si cronicizzi, fondamentale è la prevenzione e soprattutto la diagnosi precoce.

Le conseguenze per la salute
«Le conseguenze dell’ortoressia si manifestano non solo sul piano psicologico, ma anche sul versante fisico. In particolare vanno segnalate carenze nutrizionali man mano piuù severe: squilibri elettrolitici, deficit di vitamine e altri micronutrienti che, nelle forme estreme, possono sfociare in fragilità ossea (osteoporosi) e atrofie muscolari anche in giovane età» osserva Donatella Ballardini, Presidente dell’Associazione Nazionale Specialisti in Scienza dell’Alimentazione (ANSISA). «È cruciale sottolineare che queste condizioni, se non individuate precocemente e trattate, possono risultare irreversibili. Ugualmente pericoloso, nell’ortoressico, è il rischio di una patologia da abuso di integratori alimentari, che sfocia in un loro accumulo nell’organismo».

Il primo a parlare di ortoressia è stato nel 1997 il medico statunitense Steven Bratman che la definì “la ricerca ossessiva della corretta alimentazione”. Lui stesso non mangiava verdure che fossero raccolte da oltre 15 minuti, masticava ogni boccone almeno 50 volte e aveva il terrore di ammalarsi se per caso ingeriva cibi non ritenuti incontaminati”

a cura di Elena Buonanno
con la collaborazione della dott.ssa Emanuela Zini
Psicologa e Psicoterapeuta
Studio di psicologia Ambivere