L’autorevole rivista americana “Science” fa il punto.
L’inizio dell’anno, si sa, è il momento dei buoni propositi. Tra questi uno dei più gettonati è sicuramente smettere di fumare. C’è chi promette di dire addio del tutto alle sigarette, buttando una volta per tutte il pacchetto, chi invece -soprattutto negli ultimi anni– preferisce optare per soluzioni meno drastiche “ripiegando” sulla sigaretta elettronica. Secondo i dati l’Istituto Superiore della Sanità sarebbero 900mila gli italiani che “svapano” (11,6 milioni invece gli amanti delle bionde). Ma passare alla sigaretta elettronica può essere davvero un’alternativa più salutare? Quali rischi nasconde? A queste e altre domande ha cercato di dare risposta un recente editoriale (“Evidence, alarm, and the debate over e-cigarettes”, Amy Fairchild, Cheryl Healton, James Curran, David Abrams e Ronald Bayer) a cura di esperti di salute pubblica di prestigiose Università statunitensi pubblicato sulla rivista Science –rivista scientifica internazionale dell’American Association for the Advancement of Science- che ha fatto il punto sul dibattito relativo ai prodotti alternativi a base di nicotina senza combustione (sigarette elettroniche, e-cig). Vediamone i punti principali.
Le evidenze scientifiche sin qui raccolte inducono a sconsigliare l’adozione di azioni meramente proibizioniste dettate da allarmismi e volte a limitare tout court l’accesso e il ricorso alle e-cig da parte dei fumatori. Tali azioni infatti rischiano di sviare una tendenza che può invece accelerare la fine dell’uso delle sigarette, ad oggi responsabili del decesso di circa un miliardo di persone entro il secolo corrente.
Negli Stati Uniti si dibatte da decenni sulla riduzione del danno come una strategia basata su evidenze scientifiche volta a ridurre i danni associati ai comportamenti potenzialmente letali, per mezzo dell’offerta di prodotti più sicuri, anche se non totalmente privi di rischi: gli autori ribadiscono che per coloro che sono dipendenti dai prodotti del tabacco combusto, la riduzione del danno è un approccio pragmatico.
L’uso delle e-cig come misura di riduzione del danno si è quindi fatto strada e, se in un primo momento le evidenze scientifiche disponibili erano scarse, con il passare del tempo i dati scientifici via via acquisiti risultavano sufficientemente solidi da dimostrare che, seppur non prive di rischio, le soluzioni senza combustione sono meno dannose dei prodotti a combustione e che quindi hanno un beneficio tale da superare il danno residuo, soprattutto vista la massiccia e urgente necessità di prevenire i decessi dovuti al fumo di sigaretta.
Gli autori condividono una forte preoccupazione per il notevole aumento del vaping tra i giovani, tuttavia suggeriscono che i benefici dei prodotti per il vaping contenenti nicotina superano i timori di arrecare danno ai giovani. I sondaggi condotti negli Stati Uniti confermano un notevole incremento delle percentuali di studenti di scuola superiore che riferiscono di aver “svapato” negli ultimi 30 giorni, dall’11,7% del 2017 fino al 27,5% del 2019, ma tale fenomeno rimane infrequente e la maggior parte degli “svapatori” (circa il 60% di chi ha provato il fumo elettronico e circa l’89% degli utilizzatori regolari) sono fumatori o ex fumatori. In contemporanea, la prevalenza del fumo tra i minori è calata molto più rapidamente negli anni di boom del fumo elettronico (2013-2019) rispetto agli anni precedenti, facendo registrare un minimo storico nel periodo in questione, un dato che suggerisce che il vaping di nicotina potrebbe sostituire il fumo anziché promuoverlo. Affrontare la crescente diffusione del vaping tra gli adolescenti rimane un imperativo. Ma le misure per la tutela della salute pubblica non devono trascurare le distinzioni tra nicotina e THC (cannabinoidi), né tra i prodotti ottenuti sul mercato legale e i prodotti del mercato nero.
La sigaretta a riscaldamento del tabacco o “sigaretta che non brucia” non è una sigaretta elettronica. Il suo contenuto di nicotina è simile a quello delle sigarette comuni, ma il livello di altre sostanze tossiche è inferiore.
In conclusione le stime più conservative indicano che se “svapare” nicotina rimpiazzasse efficacemente la maggioranza del fumo di sigaretta nei prossimi 10 anni, si eviterebbero 1,6 milioni di morti premature e 20,8 milioni di anni di vita regolati per qualità, nei soli USA. Il beneficio maggiore si avrebbe proprio nei giovani. A livello mondiale si stima che più di otto milioni di fumatori siano morti prematuramente a causa del fumo di sigaretta (e non per la sola nicotina) soltanto nel 2019. Il beneficio potenziale di questa modalità di fornitura della nicotina (regolamentata, innovativa, senza combustione) potrebbe avere un enorme impatto positivo a livello globale.
Sigaretta a riscaldamento del tabacco: è meno pericolosa della sigaretta comune?
Accanto alla e-cig nell’ultimo anno si è assistito anche in Italia a un vero e proprio boom della cosiddetta sigaretta a riscaldamento del tabacco. Gli studi finora disponibili dicono che il contenuto in nicotina è simile a quello delle sigarette normali, ma il livello di sostanze tossiche legate alla combustione è minore (ma non nullo). Ecco cosa c’è da sapere.
Non sono ancora disponibili studi in grado di dimostrare che l’uso di sigarette a riscaldamento del tabacco riduca il rischio di cancro rispetto alle sigarette classiche.
Gli studi che dimostrano un livello inferiore di sostanze tossiche provengono in maggioranza dai produttori. I livelli elevati di nicotina possono indurre dipendenza, specialmente tra i più giovani. Fonte: www.airc.it 1867.jpg
A cura di Elena Buonanno