Nei disturbi neurocognitivi (demenze) con il progredire della malattia si assiste a una progressiva riduzione delle abilità cognitive e comunicative della persona alle quali, tuttavia, non corrisponde una riduzione dei bisogni psico-sociali. «L’approccio di Cura Centrato sulla Persona (Person-Centred Care) elaborato da Tom Kitwood (ndr. psicogerontologo inglese) individua cinque bisogni fondamentali: l’attaccamento, il conforto, l’identità, l’inclusione e l’essere occupati che possono essere sintetizzati in un bisogno onnicomprensivo: l’Amore» dice Paola Brignoli, direttore dell’Associazione Insieme A Te Onlus, impresa sociale che fornisce assistenza domiciliare a favore delle persone fragili con l’obiettivo di promuovere benessere e qualità di vita all’interno della propria casa. «Questi bisogni assumono rilevanza sempre maggiore nelle persone che vivono la demenza e che, per questo, si trovano in una condizione di maggiore vulnerabilità. Spesso negli stadi più avanzati di malattia si manifestano anche disturbi comportamentali che compromettono la qualità di vita della persona e del caregiver (cioè chi si prende cura di lei) e possono portare all’istituzionalizzazione; il corpo diventa lo strumento attraverso il quale esprimere emozioni e bisogni e i disturbi comportamentali assumono significato delineandosi come comportamenti comunicativi. Questi disturbi comportamentali, nella pratica clinica, vengono spesso trattati con interventi farmacologici la cui efficacia può, tuttavia, risultare limitata. In molti casi invece, in modo complementare ai farmaci, può essere utilizzata la terapia della bambola che agisce sulla sfera affettiva e relazionale della persona stimolando reazioni di accudimento nei confronti della bambola terapeutica “Gully”, riconosciuta come presidio medico dal Ministero della Salute. Si tratta di una terapia individuale che accompagna la persona nella sua quotidianità e ne valida la realtà; essa si basa su una metodologia rigorosa che, partendo da un’analisi attenta della storia di vita della persona, dei suoi interessi e delle sue inclinazioni, ne interpreta i bisogni affettivi ed emozionali senza infantilizzarla o farla regredire. È un approccio terapeutico molto flessibile che può essere proposto a tutti, uomini e donne, e in contesti molteplici». L’Associazione Insieme A Te Onlus, da sempre attenta all’utilizzo dei più promettenti approcci di cura anche non farmacologici, ha da poco avviato un progetto di sostegno alla domiciliarità che prevede proprio la somministrazione della terapia della bambola direttamente al domicilio della persona. «Il progetto nasce dalla collaborazione con il centro Studi e Ricerche Innovative Elder Research di cui il presidente è Ivo Cilesi, psicopedagogista ideatore della terapia della bambola e del metodo terapeutico di riferimento. È un progetto ambizioso e unico nel suo genere: a oggi la terapia della bambola è utilizzata per lo più in contesti di cura come Rsa, centri diurni e case di cura, non a domicilio» conclude Nicoletta Ghilardi, presidente dell’Associazione Insieme A Te Onlus.

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