Nello scorso mese di febbraio 2019 si è svolta ad Addis Abeba la prima “Conferenza internazionale sulla sicurezza degli alimenti”, organizzata dall’Unione africana (Ua), dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (Fao), dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). Obiettivo: mettere a punto strategie a livello internazionale per aumentare la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile. Alla Conferenza hanno partecipato i ministri dell’agricoltura, della salute e del commercio di circa 130 paesi affiancati da esperti scientifici, agenzie partner e rappresentanti di organizzazioni di consumatori, produttori alimentari, organizzazioni della società civile e del settore privato. Nella sessione di apertura i leader mondiali presenti hanno concordato sulla necessità di una maggiore cooperazione internazionale per evitare che alimenti non sicuri causino problemi di salute e ostacolino i progressi verso uno sviluppo sostenibile. La tematica verrà ripresa a breve in un secondo evento, il “Forum internazionale sulla sicurezza degli alimenti e sul commercio”, che si terrà a Ginevra i prossimi 23-24 aprile, organizzato dall’Organizzazione mondiale del commercio, in cui al centro della discussione saranno le interconnessioni tra sicurezza degli alimenti e commercio.

Dalla conferenza di Addis Abeba sono emersi alcuni dati allarmanti su cui riflettere: gli alimenti contaminati da batteri, virus, parassiti, tossine o sostanze chimiche fanno sì che oltre 600 milioni di persone si ammalino e 420.000 muoiano in tutto il mondo ogni anno; malattie legate a pericolose carenze alimentari sovraccaricano i sistemi sanitari e danneggiano le economie, il commercio e il turismo; l’impatto di alimenti non sicuri costa ogni anno alle varie economie ( sia a reddito medio-basso che a reddito alto ) circa 200 miliardi di dollari in perdita di produttività. «Individuate queste minacce, la sicurezza degli alimenti deve essere un obiettivo fondamentale in ogni fase della catena alimentare, dalla produzione, alla raccolta, alla lavorazione, allo stoccaggio, alla distribuzione, alla preparazione e al consumo» hanno sottolineato i partecipanti alla conferenza. «Il cibo non sicuro è responsabile di centinaia di migliaia di morti ogni anno, ma non ha ricevuto l’attenzione politica che meritava. Garantire alle persone l’accesso a cibo sicuro richiede maggiori investimenti in regole più rigorose, in laboratori, nella sorveglianza e nel monitoraggio. Nel nostro mondo globalizzato, la sicurezza degli alimenti è un problema che ci riguarda tutti» ha affermato il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In effetti attualmente la presenza massiccia di micotossine in una quota variabile che spazia dal 40% al 70% di tutte le derrate alimentari di origine vegetale ed animale prodotte nel mondo le rende di fatto non idonee per il consumo sia umano che animale e le condanna ad essere termodistrutte ad alta temperatura o a essere inserite nel ciclo della produzione di biogas (sebbene questa seconda soluzione non risolva il problema e -anzi - in un certo senso lo sposti senza risolverlo veramente ).

È evidente, quindi, che il problema della sicurezza alimentare non risparmi nessuno, compreso il nostro Paese, e che non si può abbassare la guardia. È fondamentale mantenere sempre l’allerta alta, come dimostrano anche le notizie di cronaca che ciclicamente occupano le prime pagine di giornali e telegiornali sul ritiro di prodotti alimentari dal commercio a causa di contaminazioni da parte di agenti patogeni (cioè che possono provocare malattie).

Gli agenti patogeni di origine alimentare possono causare varie malattie che spaziano dalla semplice diarrea ancorché grave alle infezioni debilitanti, ma non solo: la contaminazione può provocare anche intossicazioni acute e croniche, e quindi malattie croniche o patologie che si sviluppano nel tempo come il cancro. Tra gli alimenti più a rischio ci sono quelli crudi di origine animale, la frutta e verdura contaminata da feci e i crostacei crudi contenenti biotossine marine. Meno noti, ma di gran lunga più pericolosi e subdoli, sono i rischi che si nascondono nei cereali e nelle farine alla base della nostra alimentazione. «Numerosissime specie di muffe e microfunghi hanno da sempre colonizzato il nostro Pianeta, diffondendosi ubiquitariamente in tutte le nicchie ecologiche, a partire dai batteri e dai virus fino agli organismi complessi» ha spiegato il dottor Massimo Valverde, medico specialista in endocrinologia, farmacologia e tossicologia, che da anni si occupa di ricerche sulla contaminazione da micotossine e che ha partecipato a “Spazio nutrizione”, l’incontro organizzato a Milano il 22-23 marzo scorso dall’Università degli Studi di Milano sul tema “La filiera della sana nutrizione”, con un intervento sui i risultati delle ricerche sviluppate in questo campo con il suo gruppo di lavoro. «Grazie alle alterne condizioni ambientali che si sono succedute nel corso di milioni di anni le muffe hanno sviluppato una grandissima resistenza biologica verso i possibili agenti a loro avversi: la loro principale arma di difesa sono le cosiddette micotossine, prodotti metabolici che resistono a temperature fino a 350 °C (quindi anche alla cottura dei cibi). Grazie alla loro stabilità in diverse condizioni ambientali le micotossine si propagano in tutte le catene alimentari note. Ad esempio sono presenti nei cereali con cui si fabbricano i mangimi per la produzione animale e si propagano nella carne e nel latte. Per mezzo degli escrementi del bestiame, utilizzati come fertilizzanti, vanno di nuovo a incrementare la concentrazione di tossine nei campi e così via».

Dottor Valverde, quali sono gli effetti delle micotossine sulla salute umana?
Negli ultimi 30 anni si sono accumulati centinaia di studi scientifici che hanno dimostrato l’alta cancerogenità di queste sostanze. Lo Iarc (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), l’Oms e gli organismi mondiali e nazionali di controllo le riconoscono come i più potenti agenti cancerogeni noti, ma non solo: da ulteriori studi è emerso che i loro effetti non si limitano al campo oncologico. Le micotossine sono presenti negli organismi superiori di ogni tipo, e si concentrano non solo a livello epatico e renale, ma anche nel sistema digestivo, respiratorio, nervoso, osteomuscolare, endocrino-riproduttivo e immunitario; inoltre le micotossine superano la barriera placentare, per cui sono in grado di esprimere la loro azione tossica a lungo termine anche nei feti in via di sviluppo, con particolare predilezione per il loro stesso sistema nervoso. Le micotossine si accumulano progressivamente nel corpo, ma solo quando superano determinate soglie in determinati organi o sistemi si manifestano stati patologici anche gravi, che non sempre recedono spontaneamente all’abbassamento della contaminazione.

Considerata la gravità del problema, quali sono le armi per contrastarlo?
A oggi persiste una grave carenza legislativa, soprattutto a livello europeo, condizione che, di fatto, impedisce l’uso di alcune efficaci tecnologie brevettate da vari anni che sono in grado di bonificare in modo naturale e sicuro le derrate alimentari di origine vegetale rendendole nuovamente idonee - ovviamente dopo una loro attenta certificazione da parte degli appositi Organismi Ufficiali di Controllo - sia per uso umano che zootecnico, realizzando così , nell’ambito della logica dell’economia circolare , un risparmio assoluto sia di prodotti che non dovranno più essere distrutti , sia di risorse ambientali (suolo ed acqua ) sia dell’uso di fertilizzanti , pesticidi etc. Questi processi sono in grado di abbattere le micotossine senza modificare le caratteristiche organolettiche degli alimenti, ma perché possano essere utilizzati nell’industria alimentare è necessaria un’azione rapida e decisa da parte degli organismi pubblici preposti che non hanno ancora preso decisioni in merito. Parallelamente sono in via di studio specifici piani terapeutici per l’uomo ( escludendo il campo oncologico) che utilizzano principi farmacologici attivi già noti e certificati, ove lo scopo è limitare e, dove possibile, tentare di correggere i danni “non oncologici” provocati dalle micotossine.

Le micotossine sono sempre e comunque dannose per la società umana?
Le micotossine rappresentano un grave rischio per la salute sia dell’uomo sia dell’ambiente e dovremo considerarle un’emergenza per gli anni futuri. D’altro canto diversi studi scientifici approfonditi hanno oramai oggettivamente dimostrato come l’uso di alcune micotossine, opportunamente manipolate e utilizzate in modo controllato, siano in grado di risolvere in modo naturale e senza effetti collaterali importanti problemi ambientali propri sia del mondo animale sia di quello vegetale, quali ad esempio:
il controllo e la riduzione “in modo non letale e indolore “ della popolazione di animali infestanti di varie specie;
il contrasto attivo dello sviluppo di vari patogeni vegetali, azione che oggi richiede un ampio utilizzo di pesticidi e anticrittogamici dannosi per l’uomo e per l’ambiente. Tra questi alcuni patogeni vegetali di particolare interesse sanitario ed economico, per il controllo e l’eliminazione dei quali, sino a pochi mesi addietro, non si credeva esistessero efficaci soluzioni disponibili.
Inoltre sono in studio avanzato diverse procedure cliniche adatte a eliminare o quanto meno ridurre drasticamente la quota di micotossine presenti negli organismi umani in modo da limitarne al massimo gli effetti acuti e tenerne quanto più possibile sotto controllo gli effetti a lungo termine.

I più deboli? i più colpiti
Secondo i dati presentati i bambini sotto i cinque anni veicolano il 40% delle malattie di origine alimentare, con 125mila morti ogni anno. Tra queste le malattie diarroiche sono le più comuni e generalmente derivano dal consumo di cibo contaminato. Gli esperti hanno ricordato che “il cibo non sicuro crea un circolo vizioso di malattie e malnutrizione, che colpisce in particolare i neonati, i bambini, gli anziani e gli ammalati”. Le malattie di origine alimentare “ostacolano lo sviluppo socioeconomico mettendo a dura prova i sistemi sanitari e danneggiando le economie nazionali, il turismo e il commercio”.

A cura di Lella Fonseca
Con la collaborazione del DOTT. MASSIMO VALVERDE
Specialista in Endocrinologia, Farmacologia e Tossicologia
Direttore Sanitario Centro Medico MR Bergamo