Sono state inaugurate recentemente due sale operatorie dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII ad alta tecnologia, una dotata di risonanza magnetica a 1,5 tesla e una di tomografo computerizzato (TAC). Entrambe le tecnologie consentono maggiore precisione e verifica immediata dell’esito dell’atto chirurgico. Nella prima, operativa da marzo scorso, il magnete si muove su un binario a soffitto e ingloba il lettino chirurgico su cui giace il paziente, per fotografare con precisione il lavoro eseguito dal neurochirurgo e verificare che non resti traccia del tumore. È l’unica in Italia a muoversi verso il paziente, che non deve quindi essere spostato, e a essere ospitata in una sala separata in modo da poter essere utilizzata anche per esami extra operatori. Un modello simile esiste in un ospedale romano, ma ha caratteristiche diverse.

La nuova sala operatoria con risonanza magnetica ha già ospitato 39 interventi. Il suo utilizzo è concentrato soprattutto in campo oncologico e in particolare nella rimozione dei tumori cerebrali (gliomi) e di quelli localizzati nella regione dell’ipofisi e dell’ipotalamo (adenomi).

«Dopo aver rimosso quello che il neurochirurgo suppone sia la totalità del tumore, eseguiamo l’esame, che ci consente di verificare già durante l’intervento chirurgico che sia proprio così. Se la risonanza ci mostra che sono rimasti frammenti di tumore, procediamo a rimuoverli, senza dover sottoporre il paziente a un secondo intervento chirurgico e migliorando la prognosi» spiega Claudio Bernucci, direttore della Neurochirurgia del Papa Giovanni. «È ormai assodato che più precisa ed estesa è la resezione, tanto più aumenta l’intervallo libero da malattia. Non è comunque una soluzione utile per tutti i tumori cerebrali o intracranici. Ogni caso va selezionato e la decisione ponderata, perché l’utilità di questa tecnica è strettamente connessa alla localizzazione del tumore e agli obiettivi dell’intervento».

La sala ospiterà anche interventi sui bambini (una decina all’anno) e il Papa Giovanni sta lavorando per utilizzare la tecnologia a pieno regime. L’intento infatti è mettere a disposizione questa tecnologia unica in Italia anche a neurochirurghi provenienti da altri ospedali.

"Sono stati già 39 gli interventi eseguiti nella sala operatoria con risonanza magnetica, unica in Italia con queste caratteristiche, e 56 nella sala operatoria dotata di TAC”

La sala operatoria dotata di TAC ha ospitato fino a oggi 56 interventi neurochirurgici, sia congiunti neurochirurgia-ortopedia (per fratture sacroiliache) sia ortopedici e 43 procedure di neuroradiologia. Il suo utilizzo riguarda soprattutto pazienti affetti da patologie della colonna vertebrale, ma anche da fratture degli arti inferiori, del collo femorale e del bacino o che necessitano di protesi di anca e ginocchio, con possibilità anche in questo caso di verifica immediata dell’esito dell’atto chirurgico. Inoltre, accoppiando la TAC con il neuronavigatore, è possibile verificare in tempo reale il posizionamento della strumentazione chirurgica e guidare la mano del chirurgo.

Il Papa Giovanni con queste attrezzature arricchisce la sua dotazione tecnologica che comprende anche una sala operatoria attrezzata con angiografo biplano (utilizzata come sala ibrida per procedure chirurgiche minimamente invasive in campo neuroradiologico, vascolare e cardiochirurgico), una risonanza magnetica a magnete aperto con 270 gradi di campo libero (consente di eseguire l’esame anche a pazienti che soffrono di claustrofobia o di obesità), una risonanza magnetica a tre tesla (che, lavorando ad intensità di campo magnetico molto elevate, consente di ottenere immagini ad alta definizione e in meno tempo rispetto alla tecnologia tradizionale), tre acceleratori lineari per i trattamenti radioterapici più evoluti (compresa la radiochirurgia e radioterapia stereotassica cranica in pazienti con tumori cerebrali difficilmente operabili), sistemi diagnostici di sequenziamento del DNA (per l’identificazione delle malattie genetiche o della miglior terapia), un acceleratore lineare in sala operatoria (per la somministrazione in singole frazioni di una dose elevata di radiazioni già in sede di intervento chirurgico) e un laboratorio interno dedicato alla lavorazione e conservazione delle cellule staminali emopoietiche per trapianto e allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche mediante utilizzo di terapie cellulari innovative grazie all’autorizzazione alla produzione di farmaci di piccolo volume rilasciata da AIFA.

a cura DI FRANCESCA DOGI