Una tecnica all’avanguardia per migliorare le performance mentali e contrastare disturbi come ansia, decadimento cognitivo, difficoltà di apprendimento. Un metodo innovativo, non invasivo e indolore, che permette di allenare il cervello, ottimizzando la sua attività e promuovendo miglioramenti a livello cognitivo e emotivo. Si chiama Neurofeedback Dinamico non Lineare Neuroptimal® ed è già ampiamente utilizzato negli Stati Uniti in diversi ambiti, dai disturbi d’ansia ai problemi di apprendimento nei bambini fino alle demenze legate all’invecchiamento. Ora questa tecnica si sta diffondendo anche da noi e sono sempre di più gli studi scientifici che ne confermano l’efficacia. Ma come funziona? Ne parliamo con Francesco Lanza, amministratore delegato e fondatore di SIND Neurottimo Srl SB, che, in poco più di un anno, ha formato in questa tecnica più di 130 operatori.

Su quali principi si basa questa tecnica e in cosa consiste?
Il Neurofeedback Dinamico si basa sui principi della neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di modificare la propria struttura nel corso del tempo in risposta all’esperienza e di essere quindi in continua evoluzione, e dell’omeostasi dinamica per la quale il cervello è alla ricerca perpetua delle condizioni ideali di equilibrio. Grazie al supporto del Neurofeedback Dinamico, il cervello è stimolato a recuperare gradualmente la stabilità e l’efficienza perduta ad esempio causa di traumi fisici e psichici. Il Neurofeedback Dinamico non Lineare si adatta al funzionamento specifico di ogni singolo cervello: non lo spinge a conformarsi a un cervello ideale, ma lo porta a confrontarsi con se stesso “come davanti a uno specchio” e a correggere le proprie incoerenze e rigidità.

LA STORIA… DAL BIOFEEDBACK AD OGGI
Il Neurofeedback Dinamico non Lineare nasce da più di 100 anni di ricerca. Il suo antenato è il biofeedback, metodo terapeutico psicologico basato sulla teoria comportamentista. L’organismo interagisce continuamente con l’ambiente esterno elaborando comportamenti adattativi (meccanismi automatici di autoregolazione). Con il biofeedback, attraverso elettrodi applicati sul paziente, vengono monitorati diversi parametri di attivazione fisiologica di cui solitamente non si è consapevoli. Gli input captati vengono usati per gestire segnali acustici o visivi. In questo modo il paziente riceve informazioni di ritorno (feedback) grazie alle quali può imparare a riconoscere le sue reazioni e quindi adottare strategie per controllarle.

Come si svolge una seduta?
La persona è comodamente distesa su una poltrona reclinabile. Pochi sensori applicati sulla scatola cranica registrano l’attività cerebrale e inviano i dati al computer. Il software NeurOptimal® li analizza 256 volte al secondo e rileva gli eccessi e le variazioni nell’ampiezza delle onde cerebrali secondo un algoritmo specifico. A ogni forte variazione o squilibrio dell’attività cerebrale rilevata nel corso della seduta il software genera un’interruzione di poche frazioni di secondo nel fluire della musica che nel frattempo il paziente ascolta. Questo feedback negativo informa in tempo reale il cervello sulla propria incoerente attività e lo induce a ritrovare coerenza. Di seduta in seduta il cervello recupera efficienza e plasticità.

"Il Neurofeedback Dinamico aiuta il cervello ad autoregolarsi permettendo così di migliorare la propria attività in ogni situazione, in particolare in presenza di disturbi fisici, intellettivi, emotivi”

In quali casi può risultare utile?
Il principale campo di applicazione sono i disturbi d’ansia e i fenomeni legati allo stress: ansia, attacchi di panico, insonnia, emicranie, fibromialgia, tachicardia e sindrome da fatica cronica. Si rivela efficace anche come primo intervento in stati depressivi e/o come appoggio alla terapia farmacologica. Buoni risultati si ottengono anche nel trattamento degli acufeni o tinnitus (vedi box) In campo neurocognitivo, studi ne attestano l’efficacia per il deficit di attenzione, nell’iperattività, nel trattamento dei principali disturbi specifici dell’apprendimento - DSA (dislessia, disprassia e discalculia). Le malattie neurodegenerative quali l’Alzheimer, il Parkinson e la demenza senile traggono giovamento nel rallentamento del decorso della malattia e nella stabilizzazione dell’umore dei pazienti. Il Neurofeedback Dinamico non Lineare, infine, è utilizzato nelle ricerche delle peak performaces (prestazioni eccellenti) da sportivi di alto livello, artisti, creativi, intellettuali, e in ambito aziendale per la gestione dello stress e il miglioramento delle prestazioni lavorative.

Quante sedute sono necessarie per ottenere risultati?
Fin dalle prime sedute si riscontrano dei benefici. Il numero varia a seconda della problematica, dell’obiettivo e delle caratteristiche individuali.

Ci sono controindicazioni?
Il Neurofeedback Dinamico non Lineare non è invasivo, non ha effetti collaterali ed è indicato a tutte le età. Non basandosi su un principio diagnostico, il protocollo è assolutamente identico per tutti indipendentemente dal problema o dal sintomo. Dall’altra parte, però, il software reagisce in modo assolutamente unico e personalizzato con ognuno e in modo diverso da una seduta all’altra, come un vestito cucito addosso alla persona millisecondo dopo millisecondo.

EFFICACE CONTRO GLI ACUFENI
Il Neurofeedback Dinamico non Lineare viene utilizzato nel trattamento dell’acufene, ottenendo una diminuzione in intensità, frequenza e durata e in quello dell’ansia e depressione che molto spesso si associano a questa patologia sempre più diffusa. La sua efficacia è stata avvalorata da una recente ricerca svolta dal dott.or Aldo Messina (responsabile del Dipartimento di Biopatologia e Biotecnologie mediche, Unità Operativa di Audiologia, A.O. Policlinico Paolo Giaccone di Palermo), dal dottor Giorgio Raponi (otorinolaringoiatra e otoneurologo ASST-Milano Nord), dalla psicologa dottoressa Marianna Franco e dalla consulente statistica dottoressa Michela Maria di Nardo. Lo studio ha coinvolto pazienti volontari, con diagnosi di acufene, sottoposti a una serie di sedute di Neurofeedback Dinamico non Lineare, a misurazioni audiometriche e questionari di autovalutazione riguardanti l’handicap provocato dall’acufene, il livello di preoccupazione patologica, la depressione, l’ansia, lo stress e la qualità del sonno con risultati significativi.

 

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