Un apporto adeguato di questo minerale, che si trova soprattutto in pesce e verdure, è fondamentale per il corretto sviluppo della mente del nascituro.
Non solo acido folico, integratore tra i più noti per la sua utilità in gravidanza. Nei nove mesi non bisogna farsi mancare nemmeno la giusta dose di iodio. Secondo una recente ricerca inglese, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet, una lieve carenza di questo importante elemento nella dieta materna infatti può compromettere lo sviluppo intellettivo del bambino. Cosa fare allora per garantirsi l'apporto necessario? Ne parliamo con il dottor Francesco Clemente, ginecologo.

Dottor Clemente, perché lo iodio è così prezioso?
Lo iodio, in qualsiasi fase della vita, è un nutriente indispensabile al corretto funzionamento della tiroide, la ghiandola situata nella parte anteriore del collo che ha il compito di produrre ormoni (tiroxina e la triiodotironina) che contengono iodio nella loro molecola. Si tratta di ormoni che non solo regolano numerosi processi metabolici nella maggior parte delle cellule e diverse attività dell’organismo (dal sonno all’appetito, dall’umore al battito cardiaco), ma svolgono anche un ruolo importantissimo nelle prime fasi della crescita e nello sviluppo di diversi organi, in particolare del cervello. Nei nove mesi la tiroide è stimolata a lavorare di più e in modo continuo per garantire al feto gli ormoni di cui ha bisogno, che non può avere se non dalla mamma. Per questo durante la gravidanza il fabbisogno di iodio aumenta notevolmente e deve essere assunto in maggiori quantità come ingrediente nutritivo.

Che rischi può correre il bimbo se la mamma non ne assume abbastanza?
Una grave carenza di iodio nella fase dello sviluppo del feto e del neonato porta a danni irreversibili al cervello e al sistema nervoso centrale e, di conseguenza, a un rallentamento dello sviluppo mentale nei primi dieci anni di vita e quindi a un ritardo permanente, come dimostrato dallo studio pubblicato su Lancet, nel quale è stato evidenziato che i figli nati da donne con carenza di iodio, sottoposti a un test del quoziente intellettivo a otto anni e di lettura a nove, rispondevano con punteggi inferiori alla media.

E la mamma?
Le complicanze legate a un ipotiroidismo materno non trattato possono essere anche molto gravi e comprendono l'ipertensione arteriosa gravidica fino alla preeclampsia (cioè la sindrome caratterizzata dalla presenza, singola o in associazione, in una donna gravida di sintomi quali gonfiore, proteine nelle urine segno di insufficienza renale, ipertensione). Si possono anche verificare casi di emorragia post-partum.

Nella terra e nel mare
Lo iodio, dal greco iodes (violetto), è un elemento (come l’ossigeno, il calcio) diffuso nell’ambiente in diverse forme chimiche. È presente nelle rocce e nel suolo, per azione delle piogge e dell’erosione, è trasportato dalle acque superficiali nei mari e negli oceani.

Qual è allora la dose ideale?
La quantità che deve essere assunta giornalmente da una donna in gravidanza è di circa 200-250 microgrammi, un dosaggio quasi doppio rispetto a quello necessario nel resto della vita adulta che è pari, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, a 150 microgrammi. Proprio come per l'acido folico, forse più noto, anche nel caso dello iodio è bene adeguare l'apporto già nelle primissime settimane, se non addirittura in epoca preconcezionale, quando cioè si sta cercando la gravidanza.

Come assumerlo allora in quantità adeguate?
La fonte principale di iodio per l’organismo umano è rappresentata dagli alimenti. I più ricchi sono il pesce di mare e i crostacei. Anche le uova, il latte e la carne ne contengono quantità importanti. Quantità minori sono contenute nei vegetali e nella frutta. Il contenuto di iodio nei vegetali è estremamente variabile perché la sua presenza dipende dalla concentrazione di questo elemento nel terreno in cui vengono coltivati, mentre negli alimenti di origine animale non marina dipende dalla quantità di iodio assunta con l’alimentazione. Studi specifici hanno però dimostrato che la quantità media assunta normalmente con la dieta dalla popolazione è insufficiente a soddisfare il fabbisogno giornaliero di iodio. Il modo migliore, quindi, per aumentare la quantità di iodio che introduciamo ogni giorno è utilizzare, nell’ambito di una dieta variata, il sale arricchito di iodio che si può trovare in qualsiasi negozio di alimentari. Si tratta di comune sale da cucina a cui sono stati aggiunti dei sali di iodio. Ha lo stesso aspetto del sale da cucina e non presenta odori o sapori particolari, né altera quello dei cibi a cui viene aggiunto.

A cura di Maria Castellano
con la collaborazione del Dott. Francesco Clemente
Specialista in Ostetricia e Ginecologia