La mania per il gossip esplode nelle lunghe giornate estive sotto l'ombrellone ma non solo... «In realtà nemmeno in inverno veniamo risparmiati dalle notizie sui "vip", quelli veri e quelli presunti. Ciò che però aumenta durante la bella stagione, complici il maggior tempo libero, la voglia di riposo fisico e mentale e spesso anche il bisogno di emulare i personaggi famosi, è l’interesse dei lettori per certi tipi di notizie e letture» sottolinea la dottoressa Caterina Steri, psicologa e psicoterapeuta. «Se poi si aggiunge che questo tipo di notizie non hanno bisogno di essere capite o interpretate, quindi anche il cervello non fa grandi sforzi per "registrarle", e il gioco è fatto».

Dottoressa Steri, ma perché molte persone sembrano non poter fare a meno dei pettegolezzi sui vip?
Lo spettegolare sui personaggi famosi è dettato soprattutto dal desiderio di identificarsi con loro. In realtà però il meccanismo gossiparo riguarda anche i non vip, dal vicino di casa a quello di ombrellone, dal collega al parente, dei quali in genere si sparla o per aspetti legati alla vita sessuale o all'aspetto estetico. Il pettegolezzo è molto diffuso anche negli ambienti lavorativi. Basti pensare che secondo una ricerca del Georgia Institute of Technology il 15% delle e-mail professionali riguarda pettegolezzi sui colleghi. Nonostante il pettegolezzo assuma di norma una connotazione negativa, la psicologia della comunicazione e diversi studiosi del campo, però, ne sottolineano l'"utilità": sarebbe infatti una forma di coesione sociale. A quanto pare anche gli uomini primitivi, per proteggere la propria vita e quella dei loro cari dovevano "informarsi" sugli appartenenti al loro gruppo. Un vero e proprio meccanismo di controllo e conoscenza della comunità alimentato dal passaparola che permetteva di identificare gli altri con le loro risorse, i limiti e gli eventuali pericoli. Anche lo spettegolare sotto l’ombrellone può creare coesione sociale: parlare di terze persone rende più complici gli interlocutori che sono esterni all’argomento. Forse è proprio per questo che spesso non si riesce a farne a meno. Secondo molti, inoltre, il pettegolezzo, a dosi moderate, costituirebbe un vero e proprio antistress e avrebbe quindi un significato terapeutico.

In principio fu la politica
La parola gossip deriva dall’espressione anglossassone to go sip usata inizialmente dai politici che mandavano i loro fidati a bere qualcosa nei bar e a "tendere l’orecchio" verso i discorsi che ruotavano attorno alle situazioni politiche e sociali. Da lì è nata la parola gossip a indicare l’attività di ricerca di notizie soprattutto inerente i personaggi noti.

In che senso?
Da un lato con il caldo e la voglia di vacanze si accentua anche il bisogno di tagliare lo stress e forse è per questo che in estate c'è maggiore interesse per riviste che trattano argomenti "leggeri", che non impegnino molto la testa. Ma non è tutto. A proposito del potere antistress del pettegolezzo, una ricerca della University of California - Berkeley ("Gossip can have social and psychological benefits") ha messo in evidenza come diffondere informazioni su persone che hanno agito male e di cui si è stati testimoni tende a far stare meglio, a diminuire la frustrazione e il senso di impotenza perché è molto forte il bisogno di mettere in guardia gli altri da individui di cui non ci si fida. Questo studio ovviamente tratta del pettegolezzo "sociale", cioè quello che non riguarda i vip che ogni giorno vediamo su internet e rotocalchi, ma le persone comuni. Un’altra caratteristica del gossip, infine, è il lato divertente. Soprattutto quando si parla di personaggi famosi si cerca spesso di metterne in evidenza i lati più deboli, più umani, quelli che li rendono più simili ai "comuni mortali".

NON SOLO PER DONNE
L’attività del gossip non interessa solo il genere femminile, ma anche quello maschile, nonostante gli uomini siano più restii ad ammettere di interessarsi a certi argomenti.

Quando invece può diventare "pericoloso"?
Bisogna distinguere tra il pettegolezzo che è fine a se stesso e quello che viene mosso da invidia o cattiveria che potrebbe portare a diffamazione, maldicenza o alla distruzione di altre persone. È da questo che dobbiamo stare lontani. Come tutte le cose, che se vissute in modo esagerato rischiano di non avere più una connotazione positiva, anche la ricerca e diffusione di notizie sugli altri deve avere dei limiti. Se così non fosse rischierebbe di diventare una fissazione, quasi una ragione di vita. Un comportamento del genere costituirebbe un campanello di allarme di un vuoto personale che deve per forza essere colmato sparlando degli altri o cercando di sapere il più possibile sulla loro esistenza. Non bisogna, poi, sottovalutare il fatto che per i più giovani il gossip è una fucina di modelli di apprendimento, che riguardano il linguaggio, il modo di vestirsi, scelte in campo musicale e in altre aree della vita e che purtroppo possono avere più influenza della realtà dei fatti. Per questo è importante rendere i ragazzi più sensibili alla distinzione tra gossip, maldicenza e calunnia perché un uso sbagliato e spinto può causare anche gravi conseguenze.

Quando corre in rete
Al giorno d’oggi è d’obbligo aggiungere che un uso improprio del gossip può essere causato da un altrettanto uso inadeguato dei social network che spesso spinge a esporsi con troppa leggerezza attraverso aggiornamenti di stato, commenti e foto, e a essere oggetto di facili interpretazioni comportamentali e morali altrui.

a cura di Viola Compostella
con la collaborazione della Dott.ssa Caterina Steri
Psicologa e psicoterapeuta a Bergamo