Oggi grazie a tecniche mininvasive si possono ottenere risultati soddisfacenti e naturali senza patire dolori atroci e con tempi di ripresa rapidi. Un vecchio detto delle nostre nonne recitava più o meno così: "chi bello vuole apparire... un gran male deve patire". La rinoplastica (così è tecnicamente definito l'intervento chirurgico di modifica della forma del naso per motivi estetici o per difetti di respirazione) viene ancora considerata da molti una valida esemplificazione di questo antico adagio. Ma perché il terrorismo di associare la ricerca della bellezza alla sofferenza fisica? Forse poteva valere per i tempi passati, ma oggi?

Dolore? Sopportabile
Qualcuno racconta di atroci dolori dopo l'intervento al naso e soprattutto alla rimozione dei tamponi. "Ho dovuto prendere continuamente analgesici ed ero pieno di ematomi come avessi avuto un incidente". "Ho tenuto i tamponi una settimana e mi sentivo soffocare". "Mentre toglievano quelle lunghissime bende sembrava mi venisse via il cervello per il dolore". Per non parlare dell'anestesia generale, segno di "invasività" dell'intervento e motivo di terrore per i rischi connessi. Con una fama di questo tipo stupisce che ancora oggi qualcuno sia così coraggioso da affrontare questa operazione. E queste non sono le uniche preoccupazioni. Forse ciò che angoscia maggiormente è la paura che il risultato sia diverso da quello immaginato, di non piacersi o, magari, addirittura di non riconoscersi più! Ma andiamo per gradi e sfatiamo tutte queste false leggende. Innanzitutto con le tecniche più moderne, sempre meno invasive, e le metodiche anestesiologiche attuali l’intervento di rinoplastica estetica o funzionale non è doloroso né durante né nella fase successiva all’operazione. Sono segnalate esclusivamente riacutizzazioni di sinusiti o cefalee in pazienti che già precedentemente ne soffrivano. L’anestesia può essere locale e non necessariamente generale e la dimissione avviene in giornata in entrambi i casi.

I tamponi: in genere non servono
I tamponi non sono necessari se non in caso di intervento esteso all’aspetto funzionale del naso con coinvolgimento chirurgico del setto nasale. Si usano solo due piccole spugnette grasse, posizionate all’ingresso delle narici per poche ore dopo la fine dell’intervento, per assorbire le secrezioni e completare l’emostasi (l'arresto del sanguinamento) delle incisioni interne sulle mucose nasali. Una volta, invece, si utilizzavano lunghe banderelle di polvere emostatica che seccavano le mucose e venivano lasciate anche per più di 3 giorni fino a una settimana.

Pochi lividi e gonfiore minimo
I lividi e il gonfiore, pur ovviamente presenti trattandosi di un intervento chirurgico, sono modesti: al momento dell’intervento infatti si infiltrano i tessuti nasali con una sostanza vasocostrittrice che limita e quasi annulla il sanguinamento intraoperatorio. A ciò si aggiunge che la frattura delle ossa nasali può essere eseguita in maniera mininvasiva mediante tecnica transcutanea (cioè attraverso la pelle), sicura e soprattutto precisa. Il concetto è quello di disegnare una linea puntinata, come sulle linee di strappo di molti documenti, in modo tale da rendere programmabile e meno aggressivo il modellamento osseo. Il forellino cutaneo si chiude spontaneamente senza lasciare segno e serve in un primo tempo da drenaggio per limitare il ristagno di sangue nei tessuti molli, causa dei lividi protratti.

Ascoltare i desideri e le aspettative del paziente, la chiave per un risultato soddisfacente
L’ultima leggenda metropolitana da sfatare è quella di una trasformazione traumatica. Di persone che non si riconoscono più. Casi come questi, in effetti, esistono e vengono spesso "raccontati" durante i congressi. Ma si tratta di situazioni particolari, di persone che soffrono di dismorfofobia, ovvero di difficoltà di accettazione delle proprie caratteristiche somatiche, un disturbo psichiatrico. La necessità, tuttavia, di poter capire, in anticipo, cosa si può ottenere è assolutamente lecita e anzi fondamentale. Un po' di tempo in cui chirurgo e paziente si ritrovano a discutere di estetica, forme, desideri e dettagli tecnici è prezioso per costruire un obbiettivo condiviso di cui entrambi possano essere soddisfatti. Tutto davanti a immagini elaborate al computer.

Uno degli interventi più "gettonati" tra i giovani
La rinoplastica è il terzo intervento più richiesto nella fascia di età 18-30 dopo la mastoplastica additiva e la liposuzione e il primo per il sesso maschile nello stesso range anagrafico, ma soprattutto è l'operazione più antica nella storia della chirurgia plastica: a partire dal XV secolo con i Branca di Catania e con il chirurgo bolognese Tagliacozzi a metà del '500 si iniziarono a operare i nasi di persone ferite al volto, colpite dalla sifilide o vittime di amputazioni.

Non solo una questione estetica
Non bisogna dimenticare che il naso ha anche una funzione respiratoria. Per questo al momento della visita, che precede l'intervento chirurgico, è sempre necessario evidenziare eventuali disturbi del flusso di aria attraverso le narici e, qualora ci fossero problemi, identificarne le cause. Tra queste le più frequenti sono la deviazione del setto nasale (lamina mediana che divide la fossa nasale destra da quella sinistra) e l'ipertrofia (ingrandimento) dei turbinati inferiori (formazioni carnose laterali rispetto alle fosse nasali con il compito di riscaldare l’aria al suo passaggio). In questi casi, la correzione funzionale deve essere eseguita al momento dell’intervento estetico. Si parla spesso di chirurgia "aperta", caratterizzata da una cicatrice alla base del naso. Non si tratta di una tecnica diversa o più moderna, al contrario esiste da decenni anche se è diventata di attuale utilizzo. Questa prevede un'incisione aggiuntiva esterna, trasversale a quella che viene chiamata comunemente colmella, cioè la struttura che divide le narici, e si esegue quando risulti necessario esporre la punta del naso per modellamenti complessi, secondari a traumi o precedenti interventi, in modo da seguire tutte le fasi operatorie sotto una visione diretta. Il limite è che la cicatrice, seppur poco evidente, può rimanere visibile, perciò va utilizzata solo quando è davvero necessaria.

a cura del dott. Antonello Tateo 
Specialista in Chirurgia Plastica Estetica e Ricostruttiva