La gravidanza accelera l’invecchiamento per cause ormonali, ma dopo il parto si può correre ai ripari.Uno studio della Columbia University Mailman School of Public Health stima come l’avere una gravidanza nella prima età adulta sia associato ad una accelerazione dell’invecchiamento biologico femminile stimato tra 2,4 e 2,8 mesi. In pratica, durante la gravidanza, l’orologio biologico accelera.
I cambiamenti nel corpo femminile
Non tutti i cambiamenti nel corpo della donna sono visibili, ma anche quelli che non possiamo osservare possono influire in modo pesante sull’andamento della gravidanza stessa e sullo stato di benessere per la futura mamma. È quello che accade in particolare in seguito all’azione degli ormoni, protagonisti assolutamente essenziali del lungo percorso che porta a diventare madri. Durante la gravidanza è fondamentale la presenza del corretto equilibrio tra i vari ormoni coinvolti, prodotti in un primo momento dalle ovaie e, successivamente, dalla placenta: essi, infatti, mantengono le giuste condizioni affinché tutto si concluda al meglio sia per la madre, sia per il nascituro.
L’effetto sull’invecchiamento
Ciascuna madre sa già perfettamente che la gestazione richiede un certo impegno al corpo, ma i ricercatori stanno indagando se ci sia un effetto anche sull’invecchiamento. E pare proprio di sì: i 9 mesi “regalano” circa 2 anni in più. Sembrerebbe anche, però, che l’effetto possa essere reversibile e che, quindi, la traiettoria dell’invecchiamento non sia unidirezionale, cioè non vada solo ‘in avanti’, ma che può essere utile sotti vari aspetti: intanto, per capire gli effetti di vasta portata e di lungo periodo che la gravidanza ha sul corpo femminile e l’eventuale maggiore propensione a sviluppare malattie a causa dell’invecchiamento accelerato.
Come ritardare l’insorgere della vecchiaia
Uno studio della Yale School of Medicine, pubblicato a fine marzo su Cell Metabolism, dal titolo “The effects of pregnancy, its progression, and its cessation on human (maternal) biological aging” (Gli effetti della gravidanza, la sua progressione e la sua cessazione sull’invecchiamento biologico umano materno), ha indagato gli effetti della gravidanza sul DNA femminile al netto di altri fattori tra cui l’età materna, l’etnia, l’istruzione, il reddito familiare e l’indice di massa corporea pre-gestazione, che hanno un peso sulla velocità con cui si invecchia. I dati hanno confermato un precedente studio del 2023 dell’Harvard Medical School, svolto su esemplari femmine umane e di topo, dal quale era emerso che l’età biologica subisce rapide fluttuazioni, che lo stress invecchia parecchio ma che, se recuperi, gli effetti si invertono, e infine che la gravidanza, come la chirurgia e il Covid, è uno dei fattori stressanti che ‘aggiungono anni’ all’organismo. Nello studio della Yale School of Medicine, guidato da Kieran J. O’Donnell, i ricercatori hanno invece analizzato 119 donne in vari momenti della gravidanza e dopo il parto, rispetto a un fenomeno noto come metilazione del DNA (un meccanismo che, tramite il trasporto di metili, consente alle cellule di regolare l’espressione genetica, ndr), che indica il grado di invecchiamento di cellule e tessuti e che è indipendente dalla componente genetica che influenza il nostro orologio biologico.
I risultati degli studi
Durante la gravidanza, le donne hanno mostrato livelli di metilazione del DNA tipici di persone in età più avanzata, quindi le loro cellule presentavano un invecchiamento accelerato. Ma dopo il parto, la sorpresa: le donne avevano biologicamente da 3 a 8 anni meno di quelli che avevano all’inizio della gravidanza. Un effetto più blando per chi prima della gestazione era in sovrappeso e più alto per chi allattava esclusivamente al seno. La gravidanza entra dunque nel novero degli aspetti che influiscono sull’età biologica, ma, sottolineano gli autori dello studio, sono molti i fattori che agiscono sull’invecchiamento e sul ‘ringiovanimento’: stile di vita, dieta e ambiente in cui si vive hanno un notevole impatto sull’epigenetica e di fatto rendono difficile determinare ciò che costituisce una quantità normale di invecchiamento biologico. Tuttavia, come anche confermato su Scienze, le analisi del sangue di 68 partecipanti che avevano partorito da tre mesi hanno riservato un inatteso passo indietro. La loro età biologica appariva da 3 a 8 anni inferiore rispetto a quella che avevano all’inizio della gravidanza: un effetto più smorzato nelle donne che erano sovrappeso prima della gravidanza, e più pronunciato nelle donne dedite all’allattamento al seno esclusivo.
Massimizzare l’”aiuto della natura”
Bisogna perciò stare attenti, a studi come quello condotto da O’Donnell non portino a stigmatizzare ad esempio chi ha un peso corporeo più alto, per la maggiore probabilità di invecchiamento precoce, oppure a far sentire le donne obbligate ad allattare esclusivamente al seno magari con l’idea di “ringiovanire”. In definitiva, sostiene O’Donnell, invece di porre tanta enfasi sull’individuo occorre impegnarsi in cambiamenti strutturali e politici, tra cui l’aumento dei finanziamenti per la ricerca sulla salute materna. Questo, nell’ottica di aiutare “i genitori prima, durante e dopo la gravidanza e di migliorare la salute e il benessere delle prossime generazioni”. Non possiamo che essere d’accordo e impegnarci, come operatrici della salute, ad aiutare le future madri a sfruttare questo aiuto della natura.
A cura di Dott.ssa Monica Vitali
Ostetrica, Osteopata, Consulente Sessuale
Centro Italiano Pavimento Pelvico®, Bergamo