Interessa ogni anno migliaia di persone, soprattutto donne. Come prevenirla?
L’osteoporosi è un killer silenzioso: interessa ogni anno migliaia di persone, soprattutto donne, di ogni classe ed estrazione sociale. Ma come si manifesta? Come possiamo prevenirla?
L’importanza di uno stile di vita sano
L’osso non è una struttura statica; l’apparato scheletrico è in continua evoluzione, sotto lo stimolo di ormoni e delle cellule che ne causano il rimodellamento. Il paratormone, la calcitonina e la vitamina D influenzano in maniera molto importante l’attività di osteoblasti e osteoclasti, cellule ossee che permettono rispettivamente la deposizione e il riassorbimento della massa ossea. Nella donna anche gli estrogeni sono coinvolti nell’ossificazione: infatti nei primi 10 anni di menopausa si tende ad avere una progressiva perdita minerale che provoca generalmente una fragilizzazione delle ossa. L’osteoporosi è una malattia silenziosa finché l’osso non si rompe: molto spesso, infatti, passa inosservata fino al sopraggiungere di una frattura vertebrale o di altra localizzazione. Per questo la prevenzione è fondamentale, sposando uno stile di vita sano con un’alimentazione bilanciata in minerali che nutrono l’osso, evitando il fumo, gli alcolici e, soprattutto, apportando una dose adeguata di vitamina D. Fondamentale, anche l’attività fisica.
La valutazione del farmacista
La diagnosi viene eseguita in ospedale con degli esami specifici che utilizzano i raggi X per valutare la struttura dell’osso; in farmacia è spesso possibile eseguire sia un test per verificare gli effettivi livelli di vitamina D nel sangue, sia un test a ultrasuoni (densitometria ossea) che permette di studiare l’osso del calcagno con un macchinario in grado di stabilire un ipotetico rischio di frattura. A seguito di queste valutazioni, per i casi non gravi o per lavorare su una predisposizione personale, il farmacista potrà fornire dei consigli per correggere lo stile di vita ed eventualmente impostare un’integrazione di vitamina D e minerali adeguata per sostenere il fisiologico benessere dell’osso. In caso si evidenzino situazioni più impegnative, il paziente verrà inviato al medico curante con i risultati dei test.
Un approccio integrato
La diagnosi precoce di una patologia ossea così diffusa e debilitante è fondamentale per garantire un approccio terapeutico efficace e va effettuata da un medico. Specialisti in patologie metaboliche dell’osso, come fisiatri, endocrinologi, reumatologi e internisti possono fornire una guida essenziale per un’inquadratura diagnostica accurata, prima di iniziare il trattamento. La letteratura medica evidenzia anche l’importanza di adottare uno stile di vita sano e comportamenti corretti, come l’esercizio fisico, una dieta equilibrata e l’astensione da fumo e alcool, per prevenire o gestire le patologie ossee. Fondamentale, quindi, un approccio integrato che consideri sia la chimica sia la complessità clinica del problema, nonché l’educazione del paziente per promuovere buone pratiche di gestione. – Dott. Giovanni Taveggia, Direttore U.O.
di Riabilitazione Habilita Istituto Clinico di Riabilitazione Care & Research Rehabilitation Hospitals
La farmaco-prevenzione
La prevenzione è spesso affidata ad alti dosaggi di vitamina D prescritti dal medico e/o all’utilizzo di alcuni farmaci specifici appartenenti alla categoria dei bifosfonati: la vitamina D promuove l’assunzione di calcio e fosfati necessari alla formazione dell’osso, il bifosfonato invece agirà sull’attività degli osteoclasti evitando l’eccessivo riassorbimento di matrice ossea. Molto spesso tuttavia risulta utile, soprattutto in caso di utilizzo di alte dosi di vitamina D, l’associazione con della vitamina K2 che promuove la carbossilazione dell’osteocalcina, una proteina presente nell’osso che riesce a captare il calcio messo in circolo dagli alti dosaggi di vitamina D. Fondamentale è la valutazione professionale da parte del farmacista prima di iniziare in autonomia l’integrazione di K2, così da scongiurare il rischio di interferenza con altre terapie o condizioni patologiche preesistenti. Di grande utilità in caso di osteoporosi diagnosticata ed eventualmente già in terapia, ma anche per tutte le altre situazioni, è l’integrazione del magnesio ad elevata biodisponibilità.
Il magnesio è un minerale coinvolto in centinaia di reazioni biochimiche nell’organismo di cui molto spesso si è carenti: basti pensare a chi è in trattamento con gli inibitori di pompa protonica (pantoprazolo, esomeprazolo ecc…), farmaci che progressivamente riducono l’acidità gastrica e che possono nel tempo pregiudicare il corretto assorbimento di magnesio e di altri nutrienti. Quando l’organismo necessita di questo minerale, se non viene introdotto in quantità adeguata con l’alimentazione, lo recupera dall’osso causandone il progressivo indebolimento. Per chi soffre di colon irritabile o di intestino sensibile si consiglia il magnesio bisglicinato; per gli altri risulta invece performante il magnesio citrato: in entrambi i casi si consiglia l’assunzione serale prima di coricarsi (dai 200 ai 400 mg in base ai casi), per sfruttarne anche le proprietà sulla qualità del sonno. Nelle donne in età peri-menopausale potrebbe essere utile anche lavorare sulla fisiologica e progressiva carenza di estrogeni con un adeguato utilizzo di fitoestrogeni: in primis la soia è certamente il rimedio d’elezione in quanto l’elevata disponibilità di isoflavoni lavora positivamente sull’attività degli osteoblasti.
La terapia personalizzata
Può essere utile la redazione di uno schema di integrazione personalizzato - che il paziente sia o meno in terapia farmacologica - così da lavorare sul problema da più punti di vista e ottenere un maggior successo terapeutico.
A cura del Dott. Davide Forlani
Farmacista Fitoterapeuta
Biologo Nutrizionista Naturopata