La perdita parziale o completa della capacità di esprimersi o comprendere parole scritte o ascoltate colpisce ogni anno due persone su mille.
L’afasia è un disturbo acquisito del linguaggio conseguente a un danno cerebrale e può sconvolgere ogni aspetto della nostra vita. Il danno cerebrale responsabile dell’afasia è tipicamente a carico di aree localizzate nell’emisfero sinistro. Può essere legato a una lesione focale, come nel caso di patologie cerebrovascolari (es., ictus), tumori o traumi cranici, oppure il disturbo afasico può essere conseguenza di patologie degenerative. 

Come si manifesta l’afasia

Il sistema linguistico è un sistema cognitivo complesso che richiede l’interazione tra diverse aree cerebrali; pertanto, le manifestazioni cliniche dell’afasia possono essere molteplici e avere caratteristiche diverse tra loro. Il disturbo afasico può comprendere sia difficoltà delle capacità espressive (produzione di parole), sia ricettive (comprensione di parole). Spesso, ai disturbi del linguaggio orale, si associano disturbi a carico del linguaggio scritto (lettura e scrittura). Nei pazienti con lesione focale, il decorso della patologia è caratterizzato da un iniziale recupero spontaneo delle difficoltà di linguaggio, a cui è necessario affiancare trattamenti riabilitativi specifici e prolungati nel tempo. Il recupero spontaneo è massimo nei primi tre mesi dopo l’evento acuto. Superata la fase acuta, il riapprendimento dei processi linguistici è lento e dipende da variabili biologiche (età, estensione e tipologia della lesione, patologie concomitanti), personali (stato emotivo, motivazione) e di contesto familiare.

Una sensazione di “estraneità”

La sensazione che avverte una persona quando diventa afasica è quella di sentirsi improvvisamente “straniera” nell’ambiente in cui ha vissuto fino a quel momento, ap-
parendo tale anche ai suoi familiari, che tutto d’un tratto non riescono a comunicare con lei, non riescono più a comprenderla. Il paziente affetto da afasia nelle forme espressive più gravi può infatti produrre solo parole o frammenti sillabici stereotipati: sa ciò che vuole dire, ma non riesce a esprimerlo in modo comprensibile per chi ascolta. A volte, può utilizzare una parola al posto di un’altra o distorcere le parole (gergo neologistico). Improvvisamente, quindi, i suoi cari lo sentono parlare con una lingua “inventata” e per tutti incomprensibile. Nelle forme più lievi, la persona fatica nella costruzione e nella comprensione di frasi complete e complesse - ad esempio se troppo lunghe o slegate dal contesto - e ha bisogno di molto più tempo per programmare ed esprimere il messaggio. Nei casi più gravi, invece, le difficoltà di comprensione gli impediscono di capire anche singole parole; in alcuni casi, il paziente può non essere consapevole delle proprie difficoltà di linguaggio (anosognosia). Come si può quindi immaginare, l’impatto psicologico dell’afasia è notevole sia sul paziente, abituato a vivere una vita del tutto normale fino a prima dell’evento della malattia, sia sul nucleo familiare di appartenenza. Il paziente e i suoi cari sono spesso costretti a ricostruire una condizione di vita ex-novo, visto che ciò che era scontato ora non lo
è più.  

Ha colpito anche Bruce Willis
A marzo 2022, l’attore americano Bruce Willis ha ricevuto una diagnosi di afasia che lo ha spinto a lasciare le scene per curarsi. Da allora, purtroppo, per una combinazione di fattori, le sue condizioni sono progressivamente peggiorate, fino ad arrivare alla diagnosi di demenza frontotemporale.

I cambiamenti identitari

Il paziente si confronta con importanti cambiamenti identitari a differenti livelli. Sul piano personale, sperimentando una discontinuità rispetto al proprio Sé, costretto a confrontarsi con nuovi aspetti della propria persona, spesso caratterizzati da perdite e limitazioni difficili da accettare. Inoltre, sul piano familiare si modificano i ruoli (coniugale, genitoriale, ecc.) e gli equilibri premorbosi con conseguenti incomprensioni, conflitti che possono anche rimettere in discussione legami fino a quel momento solidi. Il limite comunicativo impatta anche sulla sfera sociale, dove si assiste spesso a una riduzione delle relazioni che caratterizzano la vita precedente del paziente e della famiglia. È importante offrire a questi soggetti e alle loro famiglie una presa in carico tempestiva e duratura nel tempo, in un’ottica di continuità terapeutica. In particolare, il paziente deve essere valutato già a partire della fase acuta per un’intercettazione tempestiva del disturbo e, successivamente, sottoposto a un esame neuropsicologico del linguaggio volto a determinare le specifiche difficoltà linguistiche, misurarne la gravità e le caratteristiche sottostanti, nonché l’impatto sulle capacità comunicative. I risultati della valutazione sono indispensabili all’impostazione del trattamento riabilitativo logopedico individualizzato. Inoltre, sul versante psicologico, dato l’impatto emotivo rilevante non solo sulla persona che ne è colpita, ma anche sul sistema familiare, offre la possibilità di attivare un percorso di supporto psicologico finalizzato a favorire l’elaborazione dei significati emotivi, affettivi e relazionali connessi al cambiamento con il quale i familiari si trovano a dover imparare a convivere.

Un team multidisciplinare per la cura

La cura dell’afasia richiede l’intervento di un team multidisciplinare. L’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo opera attraverso una presa in carico tempestiva del paziente con afasia, mettendo in campo competenze specifiche veicolate da un lavoro di squadra che, in questo caso, vede particolarmente coinvolte la Neurologia, la Riabilitazione Specialistica e la Psicologia. 

 

A cura della Dott.ssa Maria Simonetta Spada
Direttore della Psicologia ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo