Capita più spesso di quanto si possa immaginare: si vorrebbe dare un fratellino o una sorellina al primogenito ma non si riesce ad avviare la seconda gravidanza. Potrebbe trattarsi di infertilità secondaria, meno nota di quella primaria ma ugualmente presente nella popolazione italiana.

Quando si parla di infertilità secondaria

«Si fa riferimento all’infertilità secondaria quando una coppia sotto i 35 anni ha avuto rapporti non protetti per 12 mesi senza riuscire a concepire (o per 6 mesi se l’età è superiore) oppure se la coppia non riesce a portare a termine la gravidanza. Le cause sono diverse e possono essere legate a un solo membro della coppia o a entrambi i partner» afferma il professor Mario Mignini Renzini, Professore di Ginecologia e Ostetricia presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca.

Oltre possibili problemi all’utero

L’infertilità secondaria femminile può essere causata da problematiche di diversa natura:
> diminuzione della quantità e della qualità degli ovociti (cellule riproduttive femminili), che si riscontra verso i 40 anni;
> presenza di “elementi di disturbo” a seguito di interventi chirurgici, di cisti, fibromi o anche di infezioni, come clamidia e gonorrea;
> presenza di sindrome dell’ovaio policistico o di endometriosi, che possono interferire con la seconda gravidanza anche se non hanno impedito la prima;
> cattivo stile di vita, con importante aumento di peso, fumo e consumo di alcol.

Infertilità secondaria: il rischio è maggiore in casi speciali
Le coppie a maggiore rischio di infertilità secondaria sono quelle in cui i partner presentano infiammazione pelvica cronica, cicli mestruali irregolari, ridotta qualità e quantità di spermatozoi nel liquido seminale o disordini ormonali.

Non contano solo gli spermatozoi 

Anche nel partner maschile sono riconosciuti diversi fattori:
> riduzione dei livelli di testosterone, che può essere dovuta ad avanzamento dell’età (specialmente sopra i 40 anni), incidenti, infezioni genitali, diabete, malfunzionamento della tiroide, tumori benigni, infarto del miocardio o stress elevato;
> presenza di varicocele, ovvero di una dilatazione anomala delle vene dei testicoli;
> riduzione del numero e della qualità degli spermatozoi, (cellule riproduttive maschili);
> alcuni tipi di interventi chirurgici o di terapie farmacologiche, utilizzate per esempio in caso di tumore alla prostata, infezioni delle vie urinarie, artrite e gotta;
> cattivo stile di vita, dove all’importante aumento di peso, al fumo e al consumo di alcol si aggiunge l’esposizione a inquinanti e pesticidi.

Non aspettare a cercare aiuto

«In caso di infertilità secondaria è necessario rivolgersi rapidamente a un esperto di medicina della riproduzione. Verranno analizzati la storia medica della coppia, in modo da verificare se ci sono stati dei cambiamenti dopo la prima gravidanza, così come la presenza di eventuali disturbi o comportamenti in grado di in-
fluire negativamente sull’ovulazione o sulla quantità e qualità del liquido spermatico» ricorda il professore. 

A cura di Sara Carrara