Istituto Clinico Quarenghi

Sono trascorsi quasi 100 anni di storia per l’Istituto Clinico Quarenghi, vissuti intensamente da tre generazioni, che hanno saputo coniugare tradizione, qualità e innovazione, sempre con l’obiettivo di offrire ai propri pazienti i trattamenti riabilitativi più all’avanguardia. Dalla sua fondazione, nel 1925, il suo percorso di sviluppo, sia strutturale sia tecnologico, non si è mai fermato. Dal 1966 si dedica principalmente alla Riabilitazione, declinata in ogni suo percorso di cura: neurologico, ortopedico, cardiologico e respiratorio. I pazienti provengono soprattutto da reparti ospedalieri medici e chirurgici e per il 10% sono inviati da altre Regioni. Integra l’offerta riabilitativa un reparto di 10 posti letto di Medicina Generale, che affronta le patologie internistiche più diffuse.

Istituto Clinico Quarenghi dispone anche di un reparto interamente destinato alla degenza in regime privato, nonché ai ricoveri di sollievo, realizzato grazie a un ampliamento strutturale che nel 2018 ha consentito di aumentare la capacità ricettiva di nuovi 14 posti letto nell’ala storica dell’edificio, per un totale di 113. Il Reparto di Degenza in regime privato, affacciato sui giardini, è attiguo alle sale ristorante dove i pazienti possono pranzare insieme ai loro familiari.

Attualmente l’Istituto conta 180 professionisti e nell’ultimo anno si sono inserite nuove qualificate professionalità, come il dottor Guido Molinero, medico fisiatra, che vanta una lunga ed esemplare carriera in ambito riabilitativo e da qualche settimana collabora con l’Istituto.

«L’Organizzazione Mondiale della Sanità (2017) definisce la Riabilitazione come “un insieme d’interventi concepiti per ottimizzare il funzionamento e ridurre la disabilità” in persone che presentano diverse “condizioni di salute”, riferibili a malattie acute o croniche, disordini, lesioni o traumi. Essa costituisce una strategia sanitaria fortemente centrata sulla persona: i trattamenti tengono conto sia della condizione di salute sia degli obiettivi e delle preferenze dei destinatari delle cure» spiega il dottor Molinero.

La Riabilitazione Neurologica è forse il cuore, oltre che l’ambito più sfidante, della complessa attività rieducativa portata innanzi dalla mission Quarenghi. «Si rivolge a tutte quelle persone colpite da malattia del sistema nervoso centrale (ictus, traumi cranio-encefalici, tumori del sistema nervoso centrale, malattie del nervo periferico, patologie degenerative come la sclerosi multipla o la sclerosi laterale amiotrofica) e si propone di restituire la migliore condizione fisica e psicologica, così come, al contempo, di infondere la fiducia e la capacità di ritrovare in se stessi nuove energie e benessere. Da qui discende la necessità di individuare un Progetto Riabilitativo individuale che abbia come obiettivi il massimo recupero possibile dell’autonomia individuale, soprattutto nelle attività di vita quotidiana, e il reinserimento familiare e sociale. È quindi una riabilitazione non “alla” persona ma “con” la persona» continua lo specialista.

L’approccio utilizzato dall’Istituto è multidisciplinare e multiprofessionale: si avvale di medici neurologi, fisiatri, internisti, cardiologi, pneumologi, psicologi e neuropsicologi oltre a figure tecniche come infermieri professionali esperti in riabilitazione, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti, operatori sociosanitari, senza dimenticare i familiari del paziente, che vengono coinvolti sin dai primi giorni di degenza.

«Nell’ambito della Riabilitazione Neurologica il recupero dell’integrità anche cognitiva, ove compromessa, rappresenta una fase molto importante del Progetto Riabilitativo» sottolinea il fisiatra. «Le funzioni cognitive costituiscono l’insieme dei meccanismi di controllo del nostro cervello e sono rappresentate dai processi di pianificazione, organizzazione, avvio, capacità di risolvere problemi e correggere gli errori, orientamento spazio-temporale, attenzione, memoria. 

Sono fondamentali per la sopravvivenza e la vita sociale di relazione. Basti pensare che ben il 75% delle persone che sopravvivono a un ictus lamenta disfunzioni esecutive, perdendo inevitabilmente la propria autonomia nella gestione delle attività di vita quotidiana. Se ne deduce che gli interventi finalizzati al recupero dei processi attentivi, di memoria e delle funzioni esecutive devono essere effettuati il più precocemente possibile sfruttando il periodo in cui il cervello, subito dopo il danno, rilascia fisiologicamente in circolo ormoni che promuovono la neurogenesi (formazione nuovi neuroni)». 

Una delle strategie riabilitative più recenti per il recupero di un movimento comprende l’utilizzo dei dispositivi robotici. «La robotica è oggi un alleato imprescindibile nel progetto riabilitativo ma è utile solo se affianca il lavoro del fisioterapista. In questi casi viene chiesto al paziente di eseguire un certo atto motorio e, qualora non sia in grado di ultimare il movimento, interviene il robot che, con una velocità tarata sulle capacità residue della persona, porta a compimento la performance. Evidenze sperimentali hanno dimostrato che l’esercizio fisico frutto di movimenti volontari produce risultati estremamente positivi, quali il recupero funzionale post-lesione del sistema nervoso centrale e la stimolazione della neurogenesi. In conclusione una buona riabilitazione neurologica, appropriata per tempi di approccio e piano di interventi, con l’impegno di un’esperta équipe multispecialistica e l’impiego personalizzato e bilanciato di tecniche manuali, robotiche e di realità virtuale, combinate anche con la rieducazione in acqua, costituisce un programma che nel suo complesso solo pochi Istituti specializzati come il nostro possono offrire, ma che fa davvero la differenza fra una migliore o una peggiore qualità della vita dopo un evento fisicamente e/o psicologicamente disabilitante» conclude il dottor Molinero.