Il cancro è, purtroppo, una realtà quanto mai attuale e di grande impatto nella nostra società. I dati epidemiologici indicano che in Italia vivono oltre 2.000.000 di persone che hanno avuto una diagnosi di cancro e, secondo uno studio condotto dall'Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) relativo al 2013, si stima che, in un anno, le nuove diagnosi di tumore siano circa 366.000. Nel corso della vita è probabile che un uomo su due e una donna su tre possano ammalarsi di cancro. D'altro canto l'evoluzione delle misure diagnostiche sempre più precoci e le strategie terapeutiche in costante evoluzione hanno permesso un notevole incremento della guarigione e, soprattutto, della sopravvivenza dei pazienti affetti da cancro.

Il futuro e la tutela della qualità della vita di questa quota sempre maggiore di pazienti "guariti" o "lungosopravviventi" emerge oggi come una questione inevitabile e prioritaria, che coinvolge la comunità sanitaria e scientifica, l'ambito socio-familiare e occupazionale. È alla luce di queste evidenze che, l'Istituto Clinico Quarenghi di San Pellegrino Terme (BG), clinica privata accreditata dal S.S.N. con vocazione riabilitativa, ha deciso di portare a piena realizzazione l'area dedicata proprio alla riabilitazione oncologica. L'Istituto Clinico Quarenghi, fondato nel 1925 dal Dottor Francesco Merino Quarenghi e tuttora gestito dalla famiglia alla seconda e terza generazione, nel dopoguerra e per oltre 20 anni, è stato un presidio sanitario polispecialistico della Val Brembana. Nel 1966 ha scelto la specializzazione in Istituto Riabilitativo dapprima per le sole malattie neuromotorie, poi nel 1976 per quelle cardiovascolari e nell'ultimo decennio anche per le malattie respiratorie e per il paziente obeso, fino ad arrivare oggi alla riabilitazione oncologica, affidata alla competenza della dottoressa Antonella Goisis, medico specialista in oncologia e medicina interna, con esperienza decennale nelle cure palliative. L'abbiamo incontrata per capire meglio in cosa consiste questo tipo di riabilitazione di cui ancora troppo poco si parla.

Dottoressa Goisis, quali sono le problematiche del paziente oncologico che richiedono un intervento riabilitativo?
Le problematiche maggiori sono: l'astenia, il dolore, le affezioni collegate all'immobilizzazione e/o allettamento, i danni neurologici, la limitazione dell'autonomia, le problematiche psichiche, le alterazioni della nutrizione, le problematiche sessuali, la fertilità e la frequente grande difficoltà nella gestione del cambiamento psico-fisico.

Quali sono gli obbiettivi del progetto?
Gli obbiettivi sono aiutare il paziente oncologico a ottimizzare il suo grado di indipendenza fisica, emotiva, sociale; migliorare la sua qualità di vita tenendo conto delle limitazioni legate alla malattia; diminuire gli effetti del cancro e dei trattamenti quali dolore, stanchezza, calo ponderale e delle forze fisiche, compromissione della mobilità e della funzione respiratoria; favorire il recupero dell'autonomia funzionale. Un efficace inserimento sociale e, se possibile lavorativo, dovrebbe essere l'intento della presa in carico riabilitativa. È evidente che, considerata la molteplicità delle problematiche risultanti dalla malattia e/o dalle terapie, la riabilitazione oncologica richiede un approccio multidisciplinare che prevede il coinvolgimento attivo di più figure professionali altamente specializzate: medico (fisiatra, oncologo, internista, neurologo, cardiologo, pneumologo, palliatore…), infermiere, fisioterapista, dietista, psicologo, logopedista e specialisti del settore.

è necessario quindi un lavoro di squadra...
Assolutamente sì. La riabilitazione è concettualmente un modo diverso di fare medicina. Si basa su una visione globale del paziente, che va al di là del trattamento specifico per la patologia, privilegia l'aspetto funzionale per ottenere un risultato anche sul piano psico-sociale, considera il massimo livello di indipendenza come l'obbiettivo fondamentale anche se la malattia non è sempre reversibile. Un approccio cosiddetto "globale" al paziente oncologico, obbiettivo primario dell'oncologia moderna, non può prescindere da una fase riabilitativa che si faccia carico di restituire il paziente "guarito" o lungosopravvivente con limitazione residua alla propria quotidianità, al meglio delle proprie potenzialità. La capacità dimostrata da una persona di riuscire a convivere con la malattia e/o le sue conseguenze, può essere considerata un successo del trattamento, anche se non si è raggiunto l'obbiettivo della guarigione. "Quando sono arrivato qui volevo solo mettermi in un angolo e lasciarmi morire…ora voglio tornare a casa e occuparmi della mia vita, in prima persona": queste parole, dette da un paziente al termine del suo percorso riabilitativo, sono di sprone a continuare un percorso iniziato da poco ma che ha già portato stimoli, conoscenze, contatti, crescita e bellezza.

a cura di VIOLA COMPOSTELLA