L’infezione da papilloma virus umano (HPV) è l’infezione sessuale più diffusa in entrambi i sessi. Nella maggior parte dei casi è transitoria e priva di segni evidenti, ma può comportare lesioni benigne della cute (verruche) e delle mucose (condilomi e papillomi), dovute alla persistenza dell’infezione, fino a lesioni correlate ai tumori del collo dell’utero.

UNA GRANDE “FAMIGLIA” DI VIRUS

Esistono circa 200 tipi di virus HPV, suddivisi in due categorie in base al rischio oncogeno (cioè di determinare un tumore):

> ad alto rischio, responsabili dell’insorgenza di tumori;
> a basso rischio, responsabili di alterazioni non maligne.

In particolare, le forme di infezione che hanno manifestazioni non visibili e transitorie, se persistenti e non curate, possono comportare il rischio di sviluppare lesioni correlate ai tumori del collo dell’utero. La persistenza del virus può, infatti, rappresentare la condizione favorevole per l’evoluzione delle alterazioni cellulari patologiche della cervice.

PAP TEST E HPV TEST PER DIAGNOSI PRECOCI

Il vero problema dell’HPV è rappresentato dalla sua persistenza, ovvero una fase dell’infezione in cui il virus si integra nei cheratinociti (cioè il tipo di cellule più abbondante nell’epidermide) rimanendo lì per qualche anno fino, eventualmente, a progredire favorendo l’insorgenza di lesioni precancerose. Per questo è molto importante identificare precocemente le alterazioni provocate dal virus attraverso l’esecuzione regolare del Pap test. Generalmente, salvo indicazioni diverse, andrebbe eseguito ogni 3 anni dai 25 ai 64 anni. Nei casi in cui il Pap test evidenzi anomalie cellulari, oppure vengano isolati ceppi virali “a rischio” dal test per la ricerca dell’HPV (test specifico simile al Pap test che però permette di individuare con maggior anticipo eventuali lesioni pretumorali del collo dell’utero), si esegue una colposcopia.

LA PREVENZIONE: PRESERVATIVO E VACCINO NON ABBATTONO DEL TUTTO IL RISCHIO

L’HPV si trasmette attraverso i rapporti sessuali. Il preservativo, però, non garantisce una prevenzione del 100%. Il vaccino, invece, nonostante sia un’arma utile, presenta alcune limitazioni: offre una copertura solo per alcuni ceppi di HPV ma purtroppo ne esistono circa 200; dopo circa 10 anni dalla vaccinazione (un ciclo) rimane comunque il rischio di infezione. Sono stati sviluppati prodotti con sostanze immunostimolanti, ma con scarsi risultati.

UNA CORRETTA SUPPLEMENTAZIONE CONTRO LA PERSISTENZA DEL VIRUS

Non esistono terapie specifiche per curare questa infezione e che agiscano sulla persistenza. Tuttavia, studi scientifici hanno dimostrato che la supplementazione di alcuni micronutrienti è utile per prevenire le lesioni indotte dall’HPV e ridurne la persistenza. A partire da queste ricerche è stato dunque sviluppato un complemento alimentare che prevede l’utilizzo sinergico di:

> epigallocatechina gallato (EGCG), un polifenolo ottenuto dalle foglie del tè verde, in grado di contribuire a proteggere l’organismo sia dell’uomo che della donna;
> acido folico e vitamina B12, micronutrienti presenti in diversi alimenti. Alcuni studi clinici hanno dimostrato un’aumentata probabilità d’infezione persistente da HPV quando i livelli di folato e vitamina B12 sono bassi. In uno studio di follow-up a due anni, inoltre, è stato osservato che uomini e donne con alti livelli di acido folico e vitamina B12 hanno il 73% di probabilità in meno di risultare positivi all’HPV. Pertanto una corretta integrazione di tali micronutrienti e il mantenimento dei livelli fisiologici può contribuire a ridurre la capacità del virus HPV di instaurarsi nella cellula ospite e prevenirne la persistenza dell’infezione;
> acido ialuronico a basso peso molecolare, un polimero naturale appartenente alla famiglia dei glicosamminoglicani. La sua integrazione è stata dimostrata utile alla rigenerazione e riparazione tessutale mantenendo integro l’epitelio cervicale.

 

Le donne con infezione da HPV sono moltissime, mentre quelle che sviluppano i tumori sono solo alcune

LA CURA DELLE LESIONI

La maggior parte delle infezioni genitali da HPV regredisce spontaneamente senza alcun trattamento. Nei casi in cui questo non succeda, le verruche cutanee possono essere trattate con soluzioni topiche a base di acido salicilico o acido tricloroacetico o con creme ad azione antivirale, oppure essere rimosse con trattamenti chirurgici locali (diatermocoagulazione, laser terapia, crioterapia). I condilomi genitali, invece, vengono di solito vaporizzati con la diatermocoagulazione o trattamenti laser. Le lesioni precancerose della cervice uterina, infine, vengono rimosse con asportazioni parziali del collo dell’utero.

A cura del Prof. Vittorio Unfer
Specialista in Ostetricia e Ginecologia
Docente presso UniCamillus Università Medica Internazionale Roma