Circa il 10% dei cani soffre di disturbi cardiaci. Le cardiopatie possono essere congenite, ovvero presenti dalla nascita, o acquisite nel corso della vita e spesso legate all’invecchiamento, proprio come succede nell’uomo. Oggi, grazie ai progressi diagnostici e terapeutici della medicina veterinaria, è possibile individuarle e trattarle molto più tempestivamente di quanto succedesse in passato. Ne parliamo con il professor Stefano Faverzani, medico veterinario.

Professor Faverzani, perché le patologie cardiache sembrano sempre più diffuse tra i nostri amici animali?

Non direi che sono più frequenti, quanto piuttosto che oggi sono più diffuse e approfondite sia le conoscenze in tema di cardiologia del cane, sia la disponibilità di strumenti diagnostici fondamentali per la diagnosi e il monitoraggio delle patologie cardiache del cane, come l’elettrocardiografia, l’elettrocardiografia holter, l’ecocardiografia doppler e color-doppler, la misurazione della pressione con metodi non invasivi, oltre a altri presidi diagnostici e terapeutici dedicati specificatamente a queste specie animali. A ciò si deve aggiungere anche una maggior conoscenza epidemiologica delle cardiopatie: oggi sappiamo che molte cardiopatie si presentano più facilmente in alcune razze di cani e alcune possono presentare caratteri ereditari per cui, attraverso la collaborazione con allevatori particolarmente attenti e sensibili a una corretta selezione e l’esecuzione di esami di monitoraggio dei riproduttori, si punta a ridurre l’incidenza di tali patologie in molte razze. Un ruolo molto importante è poi da riconoscere anche alla maggiore sensibilità dei proprietari: identificare l’esistenza di una malattia cardiaca prima che si instauri uno stato di “insufficienza cardiaca” è fondamentale per poter preservare il più a lungo possibile la qualità di vita dei nostri pet. Infine la conoscenza dei parametri strumentali ecocardiografici specifici per alcune razze consente una più corretta valutazione della funzionalità cardiaca e il monitoraggio dell’evoluzione di alcune malattie in queste razze. Citiamo a titolo di esempio la stenosi subaortica nei cani di razza Boxer, Pastore tedesco, Golden retriever, la displasia mitralica e tricuspidale nei Golden e Labrador retriever, Boxer e Pastore tedesco etc.. Una diagnosi e un trattamento precoce è fondamentale perché la malattia cardiaca è la causa che, a lungo andare, porta all’insufficienza del cuore il quale finisce per non riuscire più a pompare il sangue in modo adeguato per portare ossigeno e nutrimento ai tessuti dell’organismo, con esiti fatali e con scarsa possibilità di aiuti terapeutici tardivi.

Attenzione al soffio al cuore
Capita che, durante una visita di controllo dal medico veterinario, venga riscontrato un soffio all’auscultazione cardiaca: si tratta molto spesso di un sintomo di malattia delle valvole cardiache o del miocardio (il vero e proprio “muscolo” cardiaco). Anche se la gravità può essere molto variabile e l’animale non presenta alcun segno di malessere, è sempre opportuno eseguire una visita cardiologica completa per stabilire se siano già attivi meccanismi di compenso del cuore e per avere una valutazione cosiddetta “basale” utile qualora, nei controlli periodici successivi, dovesse rendersi necessario il ricorso a un supporto farmacologico. 

Quali sono i campanelli d’allarme di una malattia cardiaca nel cane?

Occorre fare innanzitutto una distinzione di età. Nei cani di media età ed anziani è possibile sospettare una cardiopatia se:
> aumenta la sensazione che il cane sia affaticato durante la corsa, la passeggiata, se è riluttante al gioco o al movimento, impiega più tempo a percorrere lo stesso tragitto, si siede più frequentemente, cammina invece di trottare o correre incontro per fare le feste;
> aumenta il tempo del ritorno a una normale frequenza respiratoria dopo stimoli, stress e attività fisica;
> aumenta la frequenza respiratoria anche quando non si richiede il dispendio di grandi energie (piccoli spostamenti, momenti di rilassamento, sonno);
> compaiono episodi sincopali, cioè svenimenti improvvisi mentre sta giocando, o perché tira al guinzaglio con il collare, o mentre sta facendo uno sforzo, anche di minore intensità;
> si verifica un’ascite, ovvero un accumulo di liquidi in addome, che potrebbe essere causato da un stasi venosa, ossia una minore capacità del cuore di far rientrare il sangue nelle sue camere ed essere poi ripompato fuori;
> si instaura una tosse secca, stizzosa, prevalentemente notturna (potrebbe essere associata a insufficienza cardiaca, anche se, ovviamente, potrebbe essere dovuta anche ad altre malattie dell’albero respiratorio).
In tutte queste situazioni, la visita del medico veterinario permetterà di escludere altre cause (ad esempio patologie articolari del cane anziano, malattie primarie dell’apparato respiratorio etc.). Nei cani giovani, soprattutto sotto l’anno di età, invece, sarà fondamentale valutare eventuali predisposizioni di razza e conoscere l’anamnesi familiare e prestare attenzione in particolare se si verifica una crescita stentata, una scarsa vivacità un’aumentata affaticabilità, sincopi e stanchezza immotivata.
Tutti questi sono segni sospetti di possibile malattia cardiaca già presente alla nascita, secondaria a malformazione, che devono invitare a portare il proprio animale dal veterinario per approfondimenti. La precoce diagnosi, infatti, in questi casi può letteralmente salvare la vita all’animale.

Si possono curare, quindi, le patologie congenite?

Sì, la maggior parte delle alterazioni congenite si possono correggere in via definitiva con interventi chirurgici o di radiologia interventistica oggi disponibili (anche se ancora in pochissimi centri) anche in medicina veterinaria. 

Come si possono tenere sotto controllo invece le malattie cardiache acquisite?

Senza entrare nello specifico della terapia delle molteplici malattie del cuore, bisogna tenere presente che la terapia con i farmaci non è praticamente mai una terapia volta a guarire dalla malattia quanto piuttosto un supporto per far “lavorare” meno e meglio il cuore. Di conseguenza si tratta di terapie che evolvono e si modificano con il progredire della malattia. Per questo i cani cardiopatici devono essere sottoposti a monitoraggio periodico.

A cura di Claudio Gualdi
con la collaborazione del Prof. Stefano Faverzani
Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari Provincia di Bergamo
Professore associato di Clinica Medica Veterinaria - Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali Università degli Studi di Milano