L’adenocarcinoma, la forma più comune di tumore del rene, rappresenta circa il 2% di tutte le neoplasie e colpisce soprattutto il sesso maschile: dei 4.000 casi che si registrano ogni anno nel nostro Paese, i due terzi sono uomini. L’intervento chirurgico, che rappresenta l’unica forma di terapia efficace, oggi può essere effettuato per via laparoscopica con notevoli vantaggi e identico risultato rispetto alla chirurgia tradizionale.

Una malattia “silenziosa”

Il tumore del rene presenta un picco d’insorgenza intorno ai 60 anni d’età, anche se è sempre più frequente osservarlo in quarantenni e cinquantenni. Questo anche grazie al miglioramento delle tecniche diagnostiche e alla sempre più estesa applicazione dell’ecografia, che consente di individuare il tumore del rene in fase iniziale e in pazienti asintomatici, spesso come riscontro occasionale nel corso di un esame all’addome effettuato per altri motivi. Il tumore al rene è, infatti, di solito asintomatico. Solo in fase avanzata si manifestano i sintomi tipici della malattia, ovvero massa palpabile nell’addome, sangue e coaguli nelle urine e dolore localizzato a livello lombare. Esistono poi altri sintomi non specifici che possono comparire in caso di tumore al rene, tra cui perdita di peso, marcata stanchezza, febbriciattola, anemia, ipertensione e ipercalcemia (condizione di aumentato calcio nel sangue).

I diversi tipi 

Esistono diversi tipi di tumore al rene.

> Adenocarcinoma: trae origine dalle cellule che rivestono i tubuli interni dell’organo, che hanno il compito di filtrare il sangue per eliminare le sostanze tossiche e i rifiuti prodotti dall’organismo.

> Sarcoma: più raro, si origina in tessuti diversi, ad esempio nella capsula che circonda il rene.

> Nefroblastoma: è il tumore del rene più diffuso in età infantile.

Come si diagnostica

Ecografia e TAC sono gli accertamenti normalmente utilizzati per la diagnosi di questo tipo di tumore. La TAC (Tomografia Assiale Computerizzata), in particolare, oltre a contribuire alla definizione della natura benigna o maligna della massa, fornisce informazioni sull’estensione locale del tumore e sulla presenza e sede di eventuali metastasi che si originano principalmente nel polmone, nel fegato, nelle ossa, più raramente nel surrene, nell’altro rene, nel cervello, nella milza, nell’intestino e sulla cute. La Risonanza Magnetica, invece, riveste in questo campo un ruolo molto limitato, e si rivela utile nei pazienti allergici al mezzo di contrasto e per definire particolari aspetti diagnostici in casi selezionati.

Il fumo: il principale fattore di rischio

Il principale fattore di rischio per la comparsa del tumore del rene, come per altre forme di malattie oncologiche, è il fumo di sigaretta. Altri fattori di rischio sono il sovrappeso, l’esposizione prolungata ad alcuni metalli e sostanze come il piombo, il cadmio, la fenacetina e il torio. Esistono, inoltre, rare forme di tumore renale nell’ambito di sindromi genetiche, prima fra tutte la sindrome di Von Recklinghausen.

Telecamere 3D e verde di indocianina per interventi ancora più mirati
Recentemente, nell’ambito della chirurgia laparoscopica, sono state introdotte due nuove tecnologie che consentono, utilizzate insieme, di ottenere una precisa topografia della vascolarizzazione renale e dei margini del tumore consentendo al chirurgo di essere più preciso, radicale e con minor numero di complicanze:
> le telecamere intraoperatorie miniaturizzate 3D che offrono una visione tridimensionale del campo operatorio;
> la Near-infrared fluorescence con uso di verde di indocianina, un colorante fluorescente somministrato al paziente durante l’intervento e visualizzabile a livello renale, che funziona all’interno dell’addome come un tracciante che guida il chirurgo durante l’intervento.

I vantaggi della chirurgia laparoscopica

La terapia del tumore del rene è rappresentata esclusivamente dalla chirurgia che riveste un ruolo fondamentale sia nelle forme tumorali localizzate sia in quelle localmente avanzate e metastatiche. In quest’ultimo caso, successivamente all’asportazione del rene, il paziente viene sottoposto a terapie farmacologiche oggi molto efficaci, alcune delle quali mirano ad attivare il sistema immunitario del paziente contro il cancro.
Generalmente l’intervento chirurgico prevede l’asportazione completa del rene malato (la cosiddetta nefrectomia radicale). In alcuni casi, però, quando il tumore è periferico e di diametro non superiore a 4 centimetri, è possibile eliminare solamente la parte malata dell’organo (in questo caso si parla di nefrectomia parziale).
In entrambi i casi, l’intervento chirurgico tradizionale, detto a “cielo aperto”, prevede incisioni cutanee ampie, che comportano dolore post-operatorio e una degenza prolungata, una lenta e graduale ripresa della vita sociale e lavorativa. Oggi però, la nefrectomia può essere eseguita per via laparoscopica, cioè con tecnica mini-invasiva, accedendo alla cavità addominale mediante tre piccoli fori attraverso i quali, con strumenti particolari tra cui una telecamera miniaturizzata detta laparoscopio, si esegue l’intervento chirurgico.
Questa tecnica garantisce gli stessi risultati in termini di efficacia oncologica, come documentano ormai numerose pubblicazioni scientifiche, e presenta indubbi vantaggi per il paziente: netta riduzione dolore post-operatorio, rapida ripresa dell’attività fisica, anche di tipo sportivo, e lavorativa in tempi molto più brevi.
Senza dimenticare il vantaggio estetico derivante dall’assenza di cicatrici addominali. Per queste ragioni la chirurgia laparoscopica del tumore renale rappresenta la prima scelta terapeutica come indicato anche dalle linee guida della società scientifica europea di urologia, l’European association of Urology.

A cura del Dott. Alessandro Piccinelli
Specialista in Urologia
Responsabile Urologia II
Policlinico San Marco Zingonia