Perdita dell’orientamento o disorientamento, cambiamento delle relazioni sociali in particolare con i proprietari, difficoltà di ricordare i comportamenti appresi, problemi del sonno. Sono questi alcuni dei sintomi della sindrome da Disfunzione Cognitiva, patologia a cui possono andare incontro i cani con l’avanzare dell’età, proprio come succede agli umani. Ma come capire precocemente se il proprio amico a quattro zampe ne è affetto? Cosa si può fare per affrontarla? Ce lo spiega il dottor Jacopo Riva, medico veterinario.

Dottor Riva, di che tipo di patologia si tratta?

La disfunzione cognitiva rappresenta un disordine neurodegenerativo legato all’invecchiamento che normalmente sfocia in un declino delle funzioni encefaliche superiori, incluse quelle implicate nella memoria e nell’apprendimento. È caratterizzata da alterazioni progressive a carico del cervello che causano varie forme di comportamenti alterati. Questa patologia è stata studiata e riconosciuta in molti mammiferi (nell’uomo è paragonabile alla malattia di Alzheimer e/o a forme di demenza senile) e presenta molte analogie, tanto che alcuni autori considerano questa specie come un valido modello per lo studio della patogenesi e delle possibili terapie della malattia umana. Attualmente nella specie canina è una patologia sottostimata e la scarsità di informazioni è legata principalmente alla mancata consultazione dei medici veterinari da parte dei proprietari, che spesso considerano l’insorgere di alcuni comportamenti problematici tipici della patologia come una normale e inevitabile caratteristica dell’età senile.

Quali sono le cause?

Con l’età il cervello va incontro a modificazioni strutturali, prima a carico della corteccia prefrontale, tra gli 8 e gli 11 anni di età, solo dopo gli 11 anni anche nell’ippocampo, rendendosi più evidenti. Queste modificazioni sono legate a una progressiva diminuzione della capacità di riparazione e compensazione dell’organismo nei confronti del danno ossidativo a carico delle cellule cerebrali causato dall’invecchiamento cellulare. In questa fase della vita, inoltre, i cani sono spesso afflitti da una concomitante serie di patologie che compromettono ulteriormente la vitalità delle cellule nervose come l’insufficienza cardiaca, l’ipertensione, l’anemia e l’alterata viscosità del sangue, tutte condizioni responsabili di possibile ipossia (carenza di ossigeno), a cui i neuroni sono particolarmente sensibili, contribuendo alla sindrome.

Quali sono i campanelli d’allarme a cui prestare attenzione?

I segni clinici vengono generalmente riassunti usando l’acronimo DISHA (Disorientamento spaziale e temporale; alterazione delle Interazioni con le persone e gli animali; modificazione del ciclo Sonno-veglia; eliminazione inappropriata house soiling e cambiamento dei livelli di Attività). I primi cambiamenti riguardano il manifestarsi di risposte inappropriate nell’ambito delle interazioni sociali sia con i proprietari sia con gli altri animali: a causa del deficit cognitivo, il cane può ricercare meno attivamente il contatto, mostrando scarse manifestazioni di affetto o atteggiamenti di saluto e può mostrare maggiore irritabilità, alterazioni, spesso e inizialmente molto lievi. Negli stadi più avanzati della patologia si possono manifestare episodi di aggressività; il disorientamento può presentarsi a livello spaziale e temporale mostrando maggior difficoltà a spostarsi negli ambienti familiari (si guardano attorno smarriti, rimangono bloccati negli angoli o dietro a mobili, riducono la capacità di aggirare o scavalcare semplici ostacoli, etc.); manifestano comportamenti incompleti e ripetuti chiedendo di uscire all’aperto per poi rientrare immediatamente e chiedere ancora di essere portati fuori, oppure possono richiedere del cibo e continuare a chiedere nonostante si siano già alimentati; l’eliminazione inappropriata (feci-urina) può essere legata a malattie metaboliche o essere causata da incontinenza indotta da diverse cause, a disturbi comportamentali correlati all’ansia, oppure può essere associata alla Disfunzione Cognitiva (alcuni proprietari riferiscono che il loro cane viene condotto all’aperto ma urina solo al rientro in casa oppure non segnala la necessità di uscire). Il disorientamento spazio-temporale influenza anche le alterazioni del ciclo sonno-veglia e i livelli di attività, problematiche spesso associate tra loro: durante il giorno dormono più a lungo e sono generalmente meno attivi, non mangiano, mostrano una ridotta risposta agli stimoli e trascorrono meno tempo nel mantenersi puliti; al contrario, durante la notte, si svegliano ripetutamente e sono molto attivi, camminano senza meta, anche in circolo, vocalizzando e leccano superfici e oggetti o eccedono nei comportamenti di pulizia fino all’autotraumatismo.

Come si fa a diagnosticare con certezza la patologia?

La Disfunzione Cognitiva condivide i sintomi con molte altre patologie; la sua diagnosi diventa più probabile qualora diversi dei sintomi elencati si presentano congiuntamente. È evidente che, per ottenere una diagnosi definitiva, è necessario escludere tutte le patologie mediche responsabili di sintomi simili. È quindi fondamentale sottoporli a una visita clinica completa, meglio se con l’aiuto di un medico veterinario comportamentalista, comprensiva di misurazione della pressione sanguigna, valutazione neurologica ed ortopedica, esami del sangue e urine per escludere le tipiche patologie organiche senili. Se l’animale è affetto da più patologie, deve essere somministrata per ciascuna l’opportuna terapia medica e solo successivamente il quadro clinico andrà rivalutato per la conferma diagnostica.

È possibile curare la disfunzione cognitiva?

La Disfunzione Cognitiva non può essere curata perché i danni insorti a carico delle strutture nervose sono irreversibili, ma i suoi sintomi possono essere attenuati e la progressione delle alterazioni neuropatologiche può essere parzialmente rallentata attraverso una combinazione di terapie (mediche, dietetiche e comportamentali). Per mantenere le funzioni cognitive a un livello accettabile sono di grande supporto l’inserimento e il mantenimento di una routine quotidiana che includa esercizio fisico, gioco, contatti con altri animali, introduzione di piccole novità, addestramento ed esercizi che stimolino la mente. La terapia dietetica (meglio se assunta come forma di prevenzione) si basa su un’alimentazione equilibrata contenente frutta e verdura e carente di grassi saturi. L’aggiunta di antiossidanti (vitamine C ed E, carotenoidi, flavonoidi, tocoferolo e selenio) garantisce una protezione rispetto al danno ossidativo a carico delle fibre nervose; la L-Carnitina e l’acido alfalipoico riducono il rilascio di radicali liberi dell’ossigeno; il gingko biloba ha azione antiossidante ed è in grado di aumentare il flusso sanguigno al cervello; gli acidi grassi omega 3 ed omega 6, contenuti nell’olio di pesce, esplicano un’azione antinfiammatoria e proteggono le membrane cellulari; l’attività sinaptica è favorita anche dalla vitamina B6, che contribuisce alla sintesi dei neurotrasmettitori come serotonina, noradrenalina e dopamina. Per quanto riguarda invece la terapia farmacologica sono presenti diversi prodotti, come la Selegilina, la Propentofillina, gli antidepressivi (triciclici- SSRI), le Benzodiazepine e il trazodone, ma molti non sono registrati come specialità veterinarie, per cui è d’obbligo estrema cautela nell’utilizzo. Per concludere, è importante sottolineare che il deterioramento cognitivo è un processo graduale, perciò è raccomandato il trattamento fin dai primissimi stadi. 

A cura di Giulia Sammarco
in collaborazione con
il Dott. Jacopo Riva
Medico Veterinario
PhD (behaviour), Specialista in Etologia Applicata, Esperto in comportamento animale (MVECA)
Esperto in Interventi Assistiti con gli Animali (IAA) Ambulatorio Veterinario Santa Maria – Calcinate