«La relazione di coppia non è un legame che, una volta nato, esiste e perdura, è piuttosto continuamente sfidato, scosso, messo alla prova, è dinamico, così come la vita stessa, un incessante processo di mutamento. Questi cambiamenti negli anni possono generare tensioni, incomprensioni, problemi. La coppia che sa rinnovarsi, cercando e costruendo un nuovo equilibrio e una strada comune, supererà i momenti di crisi». Chi parla è la dottoressa Eleonora Castelli. Ci siamo rivolti a lei per capire come superare una crisi di coppia, momento che quasi tutte le coppie, soprattutto se di lunga durata, si trovano a dover affrontare prima o poi.

Dottoressa Castelli, qual è il modo migliore per affrontare una crisi di coppia?

Spesso, soprattutto quando si sta vivendo una crisi di coppia o si sta insieme da molto tempo, ci si chiede: “perché stiamo insieme”. Ecco questa è un’ottima domanda da cui partire. Scavando in profondità, in generale, possiamo scoprire che la motivazione più atavica che ci spinge a “stare insieme” a qualcuno è che questo ci aiuta a soddisfare un bisogno primario, un po’ come mangiare, bere, respirare. Senza relazioni non si muore biologicamente parlando, ma si muore psicologicamente: possiamo essere pienamente noi stessi solo se attiviamo una serie di legami con gli altri entro i quali ci definiamo. In particolare, i ricercatori hanno individuato due tipi di relazioni di coppia: complementare, rappresentata dalle cosiddette relazioni ad “incastro”, in cui i due partner nella loro diversità si completano, e simmetrica, che può essere immaginata come due binari paralleli che viaggiano insieme e valorizza l’indipendenza di ciascuno a livello individuale. È chiaro che la coppia, per funzionare bene, necessita di posizionarsi su un continuum che permetta di oscillare fra complementarietà e simmetria, in modo da garantire calore, vicinanza e scambio quanto autonomia e rispetto reciproco. Un altro meccanismo che condiziona la relazione e su cui quindi, soprattutto nei momenti di crisi, vale la pena di riflettere è la cosiddetta Identificazione Proiettiva, che è alla base dell’influenzamento reciproco degli stati affettivi e può aiutare e sostenere il legame o divenire fonte di problematiche: nel primo caso c’è un uso dell’altro come risorsa, attraverso elaborazione e integrazione, nel secondo la relazione è improntata all’insegna della coazione a ripetere, del controllo e dell’aggressività. Fare un “bilancio” della propria coppia e del proprio modo di stare in coppia sulla base di queste dinamiche può aiutare a ristrutturare il rapporto con maggiore consapevolezza e quindi soddisfazione. Il primo passo, quindi, è attuare strategie di introspezione rispetto a se stessi. Utile è poi ampliare il proprio orizzonte a nuove prospettive, chiedendo consiglio a persone di fiducia esterne alla situazione, che possono arricchire la nostra visione, limitata dal coinvolgimento emotivo e affettivo, o nei casi più complessi chiedendo aiuto a un professionista.

L’elisir di lunga vita a due
Desiderio reciproco e intimità: il desiderio può essere compromesso se non viene coltivato; la vita della coppia dipende anche dalla capacità di conservare, sia pure in parte, l‘intimità provocata dall’innamoramento.
Complicità: al contrario della passione, rappresenta il frutto di un’intesa maturata nel tempo.
Esclusività del rapporto: l’amore è qualcosa di scelto, voluto, condiviso. Se non viene esplicitamente stabilito un patto di fedeltà e fiducia reciproca, la coppia non durerà. L’impegno di fedeltà, come tutti gli altri impegni di coppia, deve essere rinnovato nel tempo.

E quali sono invece gli errori da evitare?

> Essere ipercritici: tutte le critiche mantengono in stato di allerta le difese del vostro compagno/a, stimolando lo scontro o la reazione di fuga.
> Pretendere uniformità in tutti gli aspetti della relazione: il vostro partner non può essere esattamente come voi. La compatibilità assoluta è la chiave di un rapporto noioso.
> Strumentalizzare l’altro: evitare di dire come vi sentite e descrivere invece le azioni per voi frustranti del vostro compagno/a utilizzando espressioni come “tu fai sempre…” e “tu non sei mai…”
> Comunicare senza assonanza emotiva: ricadere sempre nelle stesse modalità disfunzionali e cristallizzate di comunicazione, verbale e non, cariche di altri significati emotivi e razionali, senza cercare di imparare nuove tecniche di comunicazione.
> Trovare espedienti e idealizzare la relazione: ricercare primariamente le cause delle difficoltà fuori dalla relazione stessa per giustificare ciò che non funziona, addossandole costantemente a fattori esterni, e vivere nell’illusione che l’attrazione romantica debba durare per sempre. 

A cura di Maria Castellano
con la collaborazione 
della Dott.ssa Eleonora Castelli
Psicologa Analista del Comportamento
Collaboratrice presso Studio Psicologia e Cambiamento di Bergamo