Il fenomeno dell’abbandono degli animali domestici risuona sui mezzi d’informazione regolarmente ogni estate, ma non è certo un fenomeno esclusivo di questa stagione. «I dati forniti dal Ministero della Salute evidenziano che per l’anno 2020 sono stati registrati 68.371 ingressi di cani nei canili sanitari e 40.297 ingressi nei rifugi, 45.385 cani dati in adozione e 67.242 gatti sterilizzati. Questi dati non erano ancora influenzati dall’effetto dell’abbandono “post lockdown” cui abbiamo assistito dal momento in cui un cane non era più necessario per avere una giustificazione per uscire di casa… La sterilizzazione, l’identificazione e la registrazione degli animali d’affezione all’anagrafe sono strumenti fondamentali per combattere il fenomeno del randagismo, strettamente connesso all’abbandono, ma si registrano ancora forti disparità fra le Regioni italiane» dice il professor Stefano Faverzani, medico veterinario. Lo abbiamo incontrato per conoscere meglio questa emergenza e quali possano essere i rimedi per contrastarla.

Professor Faverzani, abbandonare gli animali è sicuramente condannabile moralmente. Ma può comportare anche altri rischi o conseguenze?

Abbandonare un animale non è solo un atto eticamente e moralmente sbagliato, è anche una minaccia alla salute pubblica e all’ambiente. Inoltre, in termini legali, l’abbandono di animale è un reato penale punito dall’art.727 del C.P. con l’arresto fino a un anno o con un’ammenda da 1.000 a 10.000 euro, pene inasprite dall’eventuale applicazione dell’art 544-ter (maltrattamento di animali) con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. Bisogna poi sottolineare che l’abbandono non è un fenomeno che riguarda unicamente cani e gatti. Anzi, sebbene queste specie siano quelle che più colpiscano l’attenzione dei mezzi di informazione, le nostre case sono popolate da uccelli, criceti, conigli, pesci e tartarughe. In molti casi si tratta di specie che in libertà non sono in grado di sopravvivere, alcune di esse (basti pensare alle tartarughe della Florida, quelle con le macchie rosse vicino alle orecchie) però si sono perfettamente adattate ai nostri ambienti e oggi rappresentano una severa minaccia per molte specie animali con cui condividono l’habitat.

Ma quali sono le cause di questo fenomeno?

Il fenomeno dell’abbandono è sempre la conseguenza di ignoranza (nel senso letterale del termine) e della scelta di acquistare un animale senza avere attentamente considerato prima quali conseguenze comporti tale decisione. Spesso, soprattutto per quanto riguarda i cani, si sceglie una razza sulla spinta di una pubblicità, di una moda o anche sulla base del proprio gusto, senza avere la minima conoscenza delle esigenze specifiche di quel tipo di cane e di quanto possa essere più o meno impegnativo: dalla taglia a eventuali problemi di salute. Nella maggior parte dei casi si tratta di scelte fatte sulla base dell’emotività, senza aver considerato lo stile di vita proprio o di tutta la famiglia. Di solito il problema non è mai “quanto spazio ha bisogno l’animale” ma “quanto tempo è necessario dedicargli”. Questo vale soprattutto per i cani ma, in modo diverso, anche per tutti gli altri animali con cui decidiamo di instaurare una relazione, che è necessariamente una relazione di dipendenza, dell’animale nei confronti dell’uomo, per la quale bisogna essere pronti ad assumersene la responsabilità. Possedere un animale non è un obbligo, ma una scelta che condizionerà significativamente la nostra vita e, a volte, potrà essere anche economicamente costosa.

L’ORDINE DEI VETERINARI NEL COMITATO ETICO DI BERGAMO SALUTE
Dal numero 67 Luglio Agosto l’Ordine Provinciale dei Medici Veterinari di Bergamo, nella persona del professor Stefano Faverzani, integra il Comitato Etico di Bergamo Salute. Lo accogliamo con entusiasmo, e con il supporto dell’Ordine ci impegniamo a continuare ad informarvi puntualmente e scientificamente sul mondo dei nostri amici a quattro zampe. 

Alla base, quindi, si tratta di fare una scelta consapevole e responsabile…

Assolutamente sì. Oggi ci sono moltissimi strumenti, purtroppo non sufficientemente utilizzati, per poter effettuare una scelta consapevole. I medici veterinari sono certamente in grado di consigliare quali specie e razze di animali possano essere più adatte al nostro modo di vivere, dove rivolgersi (se a un canile/gattile o a un allevamento), quali necessità avrà l’animale che sceglieremo, quali percorsi educativi siano necessari per noi (per imparare a gestire correttamente l’animale) ed eventualmente, soprattutto per quanto riguarda i cani, a chi rivolgersi per insegnare al cane “le buone maniere” che ci consentiranno di portarlo con noi nella maggior parte delle occasioni. È anche utile sapere che oggi sono disponibili assicurazioni che, oltre ai danni eventualmente provocati dagli animali, coprono anche la maggior parte delle spese veterinarie per mantenere l’animale in salute. Per quanto, poi, riguarda il capitolo vacanze, a differenza di anni fa ormai sono molte le strutture turistiche che accettano animali. Insomma, le giustificazioni di chi abbandona un animale sono veramente misere. La lotta all’abbandono passa anche attraverso una normativa nazionale che impone l’identificazione e l’iscrizione di tutti i cani in Anagrafe Animali d’affezione, in modo da poter sempre risalire alla loro provenienza. In più, in Lombardia, dal 2020 è obbligatoria anche l’identificazione e iscrizione in anagrafe dei gatti nati dopo l’1/1/2020 (per quelli provenienti da allevamenti, e quindi commercializzati, l’obbligo era presente anche prima di tale data). Personalmente, però, sono convinto che la lotta all’abbandono non possa essere affidata unicamente alle leggi e alla loro applicazione. Infatti, le denunce sono pochissime e ancora più difficile è giungere a una condanna. Il vero problema è, come sempre, culturale: ai medici veterinari, allevatori, addestratori, istituzioni e associazioni spetta in primo luogo il compito di educare e vigilare in maniera idonea su chi adotta o compra un animale. Solo la diffusione di una cultura responsabile dell’animale con il supporto di iniziative di sensibilizzazione, come quella che stiamo per lanciare sui nostri social, possono portare a un’inversione di tendenza. 

A cura di Elena Buonanno
con la collaborazione del prof. Stefano Faverzani
Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari Provincia di Bergamo
Professore associato di Clinica Medica Veterinaria - Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali
Università degli Studi di Milano