Un’antica e simpatica credenza popolare, ancora oggi spesso citata, lo attribuisce alla crescita dei capelli del feto. In realtà il “bruciore di stomaco”, disturbo di cui soffre circa la metà delle donne in attesa, è legato ai cambiamenti ormonali e “meccanici” tipici della gravidanza. «I cambiamenti che avvengono normalmente nel corpo della donna durante i nove mesi sono tantissimi e molti di questi possono causare disturbi fastidiosi e, a volte, suscitare preoccupazioni inutili. Molti di questi interessano il sistema digestivo: stitichezza, eccessiva salivazione, repulsione per alcuni cibi e forte desiderio per un alimento particolare (le “voglie“), flatulenza, gonfiore addominale, nausea e vomito, e bruciore di stomaco» conferma il dottor Claudio Crescini, ginecologo.
Dottor Crescini, perché in gravidanza è così frequente soffrire di bruciore di stomaco?
Innanzitutto vediamo cosa si intende per “bruciore di stomaco”, o più precisamente pirosi gastrica. Questa sensazione di bruciore retrosternale, spesso mai avvertita prima della gravidanza, è causata dal ritorno o risalita (reflusso) del contenuto acido dello stomaco verso l’esofago. L’esofago è una specie di tubo che porta il cibo masticato dalla bocca allo stomaco dove l’acido cloridrico inizia il processo di digestione degli alimenti che poi verranno assorbiti dall’intestino. In condizioni normali è protetto dal contenuto acido dello stomaco da una valvola, chiamata cardias, che ne blocca il ritorno impedendo il cosiddetto reflusso gastroesofageo. Durante la gravidanza si verificano delle condizioni particolari che facilitano questo reflusso e causano un bruciore (pirosi) talvolta fastidiosissimo.
Quali sono queste particolari condizioni?
Innanzitutto gli ormoni prodotti durante la gravidanza rallentano il transito intestinale e rendono la digestione più lenta. Di conseguenza lo stomaco richiede più tempo per svuotarsi e questo facilita la risalita del suo contenuto nell’esofago. Inoltre il progesterone prodotto in grande quantità rilassa la valvola cardias che perde tono, diventa incontinente e non riesce più a bloccare con efficacia la risalita nell’esofago di quanto contenuto dello stomaco. A tutto questo si aggiunge, negli ultimi mesi di gravidanza, l’aumento di volume dell’utero che sale verso il diaframma e schiaccia verso l’alto lo stomaco causando il reflusso del contenuto verso l’esofago.
Che cosa si può fare per attenuare o rimediare a questo fastidioso bruciore?
La prima cosa consiste nel suddividere i pasti in piccole quantità consumandoli più volte al giorno. Ovviamente, poi, esistono alimenti e sostanze che più facilmente causano pirosi e che di conseguenza devono essere evitati, come il caffè, il the, l’alcool, le bevande gassate, i cibi piccanti, i grassi e il cioccolato. Al contrario è consigliabile bere molta acqua. Utile è anche non sdraiarsi subito dopo aver mangiato e aggiungere, a letto, un secondo cuscino sotto le spalle per mantenerle più elevate rispetto all’addome ostacolando così il reflusso verso l’esofago dei succhi gastrici. Se tutte queste misure comportamentali non sono sufficienti è bene rivolgersi al proprio medico curante per una terapia medica appropriata. La terapia si basa sostanzialmente sui farmaci antiacidi la cui prescrizione in gravidanza - è bene ricordarlo - è opportuno venga fatta dallo specialista. Non tutti i farmaci di questa categoria infatti sono innocui. Ad esempio un classico antiacido (il misoprostolo) può stimolare le contrazioni uterine e per questo non deve assolutamente essere assunto.
A cura di Elena Buonanno
con la collaborazione del dott. Claudio Crescini
Specialista in Ostetricia e Ginecologia
Professore a c. Università Cattolica Sacro Cuore Roma.
Consulente Scientifico ASST BG Est - Vicepresidente Nazionale AOGOI