Il logo, stilizzato con i colori di Bergamo, giallo e rosso, rappresenta un grande abbraccio, avvolgente, come quello che i volontari fanno ogni giorno aiutando chi ha bisogno, con amore e senza chiedere nulla in cambio. È il biglietto da visita di Bergamo, prima Capitale Italiana del Volontariato. Un riconoscimento e un premio alla città e alla provincia, che conta più di 4.300 associazioni con oltre 100.000 volontari iscritti e altri centomila definiti “liquidi” in quanto non fanno parte di nessuna organizzazione. Più di duecento mila bergamaschi, su una popolazione di 1 milione e 100 mila abitanti, sono disponibili ad aiutare i più deboli. Secondo una ricerca promossa alcuni anni fa da CSV, (Centro di Servizio per il Volontariato Bergamo), con l’Università degli Studi di Bergamo, il valore economico del volontariato, organizzato e spontaneo, e soprattutto gratuito, nella nostra provincia supera mezzo miliardo di Euro, pari a quasi un punto e mezzo del PIL provinciale. È insomma Il “grande cuore dei bergamaschi”, dati oggettivi che raccontano come la provincia bergamasca sia storicamente una terra di volontari, di persone che si mettono al servizio degli altri, silenziosamente, senza nulla chiedere in cambio, nel mondo laico tanto quanto in quello religioso. A lanciare la proposta di scegliere ogni anno una città come capitale del volontariato è stato il Presidente Sergio Mattarella nel 2020 in occasione del suo intervento a Padova nominata Capitale Europea del volontariato. Una proposta subito accolta dal CSV nazionale e dall’ANCI (Associazione dei Comuni Italiani), che ora hanno scelto la nostra città e la nostra provincia come prima Capitale italiana.

Per Mattarella il volontariato è infatti “una straordinaria energia civile che aiuta le comunità ad affrontare le sfide del tempo e le sue difficoltà”. E in occasione della Giornata Internazionale del volontariato per lo sviluppo economico e sociale ha affermato: “La pandemia ha evidenziato fragilità sociali ed economiche. Le misure per cercare di rallentare la diffusione del virus hanno cambiato il modo in cui viviamo, ma le attività dei volontari e delle volontarie non si sono fermate portando, con coraggio e abnegazione, conforto fattivo alle categorie più vulnerabili. Il volontariato nel nostro Paese ha radici lontane, è un importante volano di solidarietà ed è stato artefice, lavorando in sinergia con i territori, di un profondo cambiamento sociale che ha migliorato la qualità della vita della collettività. Sostenere il volontariato e facilitare la partecipazione dei nostri giovani in questo settore concorre alla formazione di cittadini responsabili in grado di affrontare sfide locali e globali, contribuendo attraverso l’inclusione alla creazione di una società sempre più equa e priva di pregiudizi, in cui si rafforzano i valori di generosità e di altruismo”.

Anche Papa Francesco ha sottolineato più volte l’importanza del volontariato. “È una delle cose più grandi che ha la società italiana. I volontari. Quanti di loro hanno lasciato la vita in questa pandemia! Si fa per amore, semplicemente per servizio. La gratitudine, la riconoscenza, è prima di tutto segno di buona educazione, ma è anche un distintivo del cristiano. È un segno semplice ma genuino del regno di Dio, che è regno di amore gratuito e riconoscente”.

E amore gratuito lo dimostrano i tanti volontari bergamaschi e non che supportano i più deboli consegnando loro la spesa, le medicine, aiutandoli in casa o nei piccoli lavori, accompagnandoli in ospedale per le cure oncologiche, la riabilitazione, gli esami o semplicemente facendo loro compagnia, aiutandoli a sentirsi meno soli. La pandemia ha indebolito tutti: insicurezza, ansia, paura, chiusura, difficoltà a guardare avanti e relazionarsi con gli altri. E ancora una volta, con i contagi che aumentano, il ruolo dei volontari diventa indispensabile, soprattutto nell’anno in cui Bergamo è la Capitale Italiana del volontariato. Il CSV e l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune continuano nel loro impegno con nuove iniziative e con i tanti volontari. Ne abbiamo parlato con Oscar Bianchi, presidente del CSV Bergamo e con l’assessore Marcella Messina. 

Due su cento aiutano i più vulnerabili

“Lo scorso 5 dicembre, in occasione della Giornata Internazionale del Volontariato, insieme al Comune di Bergamo, a CSVnet e ad ANCI, abbiamo annunciato che nel 2022 Bergamo sarà la prima Capitale Italiana del Volontariato. Un riconoscimento conferito alla nostra città che è carico di un forte significato simbolico: la nostra terra, colpita in modo così forte dalla pandemia, ha saputo rialzarsi anche grazie ai suoi numerosi volontari. Anche per questo, Bergamo rappresenta l’apertura di una nuova stagione per tutto il movimento del volontariato, chiamato ad affrontare una transizione tra quello che è stato e quello che sarà, senza dimenticare le proprie radici. Un riconoscimento che va soprattutto a voi volontari e volontarie che a Bergamo siete più di 100.000 e rappresentate un patrimonio inestimabile per il nostro territorio: patrimonio silenzioso, ma che non è rimasto nascosto agli occhi di chi ha scelto di conferire questo titolo proprio alla nostra città. Credo che questo Natale non possa esserci dono più bello di questo annuncio per chi come voi s’impegna quotidianamente per il benessere delle nostre comunità. Un dono che è allo stesso tempo un invito a essere nostri compagni nell’avventura che ci aspetterà il prossimo anno: avremo bisogno dell’aiuto e della collaborazione di tutti per immaginare e realizzare progetti e interventi che rimettano il Volontariato al centro delle politiche. Solo in questo modo, infatti, la grande opportunità offerta dalle celebrazioni per la Capitale non resterà un evento transitorio, ma avrà un impatto reale sulla qualità della vita dei cittadini bergamaschi e sul futuro del nostro volontariato.”

Così a Natale Oscar Bianchi presidente del CSV Bergamo nella lettera di auguri alle migliaia di volontari bergamaschi. Ora però è impegnato a preparare il programma per l’importante evento. Ne parliamo con lui che ci rivela anche una curiosità sulla nomina di Bergamo a Capitale Italiana del volontariato. «Due anni fa il Presidente Mattarella a Padova propose di nominare, a turno, capitale una delle 49 città, sedi di Centro di Servizio per il Volontariato. E chiese alla rete dei CSV d’impegnarsi insieme con l’ANCI a preparare un bando che sarà pronto tra qualche mese e riguarderà il 2023. Ma la volontà era di partire subito e allora si è deciso di premiare Bergamo come prima Capitale italiana del Volontariato. Una grande opportunità per noi. Il nostro obiettivo è quello di provare a fare incontrare il mondo del volontariato a vari livelli (nazionale, regionale e locale) con riflessioni e spunti sull’impegno dei volontari nella sanità, un momento di riflessione per i giovani, incontro con la classe dirigente della politica. I temi cruciali sono quattro: povertà, salute, giovani e cultura». A breve ci sarà un primo step con i calendari.

«Per quanto riguarda la sanità vogliamo esaminare e trovare migliorie, laddove sia possibile, all’impegno dei volontari nell’assistenza ai malati, dall’accompagnamento in ospedale o dal medico, alla consegna dei medicinali, alle altre attività per aiutare i più deboli. Non ci occuperemo del servizio sanitario, ma di come fare la nostra parte che non è assistenzialismo ma condivisione. Quando l’anno scorso abbiamo organizzato la seconda edizione degli Stati generali chiamando a raccolta volontari, gruppi e associazioni, avevo sintetizzato l’impegno del volontariato con il motto “Eccomi”: in pratica sono a disposizione, sono pronto a mettermi in gioco per aiutare gli altri. Altro tema importante è la povertà» continua Bianchi. «Spesso riflettiamo sul concetto di povertà identificandolo con la mancanza di risorse economiche, e invece un altro aspetto non meno cruciale, è la solitudine, la mancanza di confronto con gli altri, la chiusura, la paura. E allora dobbiamo cercare di far sentire la gente meno povera e soprattutto meno sola. Per quanto riguarda la cultura il volontariato stesso è cultura, nasce da una radice cristiano cattolica che ha negli anni conquistato anche chi non è religioso. Poi chiederemo alle altre organizzazioni come Bergamo Scienza o il Film festival di dedicare spazio al volontariato. E infine coinvolgeremo le piccole associazioni». “La Capitale 2022 è l’occasione per apprezzare il senso più profondo del volontariato” sostengono i promotori. “Portarlo nel cuore della comunità per renderlo disponibile ad altri affinché possa rigenerare la cultura della solidarietà nei nostri territori. E affrontare il passaggio tra quello che è stato e quello che sarà dopo la crisi pandemica. Perché il volontariato non potrà più essere lo stesso.”

Anche a causa della riforma legislativa del Terzo Settore, di cui i CSV fanno parte, che prevede alcune restrizioni burocratiche per il funzionamento dei Centri riguardanti la stesura dei bilanci e l’IVA. Il bilancio del CSV Bergamo è di 550 mila euro che arrivano dalle Fondazioni bancarie che per legge devono versare un quindicesimo alle associazioni di volontariato. 

La vera Città dei Mille

Bergamo è davvero la Città dei Mille. Tanti infatti sono i volontari che si sono messi a disposizione per aiutare il Comune a tutelare e assistere le persone più fragili e più anziane, ma anche chi ha perso il lavoro o vive in condizioni economicamente disagiate. «Sono mille cittadini di tutte le età dai 18 agli 80 anni» ci dice l’Assessore alle Politiche Sociali Marcella Messina. «Li abbiamo organizzati in squadre di quartiere. Nella prima ondata della pandemia avevamo lanciato un appello alla partecipazione e subito hanno risposto 400 persone, diventate poi mille che si sono messe in gioco e a disposizione con l’obiettivo di sostenere il tessuto sociale e prevenire le emergenze. Hanno iniziato, nella fase più drammatica, a portare la spesa ai familiari e ai vicini chiusi in casa. Dal condominio sono poi passati al quartiere». E l’assessore ha organizzato tutti i volontari “cittadini” nel progetto “BergamoxBergamo”, in squadre di quartiere poco numerose che pianificano gli interventi in modo da razionalizzare le diverse fasi, dal confezionamento alla consegna per esempio nel caso di spesa alimentare, così da ridurre anche il rischio di contagi. Sono registrati dal Comune, godono di copertura assicurativa e sono dotati di dispositivi di protezione individuale e di tesserino di riconoscimento.

«La risposta all’appello del Comune è stata straordinaria» sottolinea l’assessore Messina. «Una vera risorsa per la comunità. E la stragrande maggioranza dei volontari continua ancora oggi a collaborare con le istituzioni aiutando nei centri per i tamponi, per le vaccinazioni, nell’aiuto agli anziani, nella consegna della spesa e dei medicinali.Stiamo costruendo, accanto alla rete di aiuto formale, una informale sempre più forte, presente nei quartieri con l’obiettivo di andare a trovare le persone che hanno bisogno e non aspettare che siano loro a venire da noi. Molti infatti, per vari motivi, forse anche per vergogna, non chiedono aiuto o pensano che non possiamo aiutarli. Ed allora c’è bisogno anche di un nuovo welfare di comunità con interventi mirati».

Bergamo è in prima linea. È infatti la città capofila di WILL (acronimo di Welfare Innovation Local Lab) che vede coinvolti 10 Comuni capoluogo di Provincia di quattro Regioni e intende individuare interventi che rispondano ai bisogni dei cittadini e che siano in grado di autosostenersi, senza pesare sulle finanze pubbliche locali. «Stiamo partecipando a un progetto di portata nazionale che si occupa di ripensare le progettualità per le persone che hanno più di 65 anni» spiega l’assessore. «Dentro la categoria degli over 65, rientrano persone con bisogni molto diversi: ci sono i grandi anziani, che sono gli ottantenni e i novantenni, che hanno bisogno di politiche sociali e sociosanitarie, e chi entra nell’età convenzionalmente ritenuta anziana, i “silver age”, per i quali si reggono oggi le politiche di welfare, perché queste persone aiutano i figli e anche la comunità. E non è raro trovare famiglie con bisogni “intrecciati” con minori, genitori anziani e redditi bassi. Molte persone infatti, redditi alla mano, non possono essere definite povere, ma hanno visto drammaticamente ridursi le entrate. C’è chi riesce ancora a resistere, altri invece tentano di reiventarsi, di ripartire, ma purtroppo non è facile».

Altro problema sono i giovani che soffrono di un vero disagio causato dalla pandemia e dalle restrizioni sanitarie. Anche loro sono nel mirino dei volontari che spesso li convincono a superare la crisi aiutando i più deboli. «Molte famiglie ci hanno infatti comunicato che i loro ragazzi si sono invece prodigati nel volontariato consegnando i buoni spesa alle famiglie in difficoltà e mettendosi al servizio della comunità per consegnare spese e medicinali» spiega l’Assessore.

Ma come si diventa volontario? Basta aver 18 anni e iscriversi a una delle 4.300 associazioni bergamasche o al Comune mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità in modo gratuito ed esclusivamente per fini di solidarietà. Oltre al CSV e al Comune ci sono, tra i più noti, Maite di Città Alta, Avis, Mercato&Cittadinanza, Caritas, Società San Vincenzo de Paoli, Fondazione Serughetti La Porta, Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare, Cooperativa Sociale San Martino, Telefono Amico, Aeper, Auser, Banco Alimentare, City Angels, Alpini, Protezione Civile e via dicendo, ma l’elenco è lunghissimo. 

A cura di Lucio Buonanno
con la collaborazione di Marcella Messina
Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Bergamo
e di Oscar Bianchi
Presidente CSV Bergamo