“Il rumore delle persone che masticano mi fa veramente infuriare; se mio marito mangia una mela devo lasciare la stanza, altrimenti non posso trattenermi dall’urlare per la rabbia!”. “Per poter pranzare con i miei familiari devo tenere gli auricolari nelle orecchie a volume alto, altrimenti sono costretto a mangiare per conto mio. Non sopporto nemmeno il rumore che fanno con le posate!”. Chissà quanti di voi, in misura maggiore o minore, si rivedono in questi due esempi di intolleranza verso stimoli uditivi in genere considerati innocui dalla maggioranza delle persone. «Si tratta di una condizione cronica, chiamata misofonia (odio del suono), in cui certi suoni, soprattutto quelli prodotti da altre persone, per esempio masticare, respirare rumorosamente, il clic di una penna, causano un disagio talmente forte da provocare esplosioni di rabbia, urla, ansia. Per capire la reazione emotiva dei misofonici proviamo a pensare a quanto siamo infastiditi, per esempio, dal gesso sulla lavagna, dallo stridio del coltello sul piatto, dall’insistente sirena di un antifurto. Quel rumore ci dà sui nervi, è insopportabile e desideriamo che s’interrompa il prima possibile» dice la dottoressa Maria Rita Milesi, psicologa e psicoterapeuta.

Dottoressa Milesi, che caratteristiche hanno i suoni che più frequentemente provocano questo tipo di intolleranza?
Le reazioni misofoniche non sono suscitate dal volume degli stimoli uditivi, ma dalla loro ripetitività e principalmente riguardano suoni generati da un altro individuo, specialmente quelli prodotti dal corpo umano:
> suoni associati alle funzioni orali, come masticare, mangiare, schioccare le labbra, sussurrare, tossire, schiarirsi la gola, deglutire;
> suoni nasali, come respirare, annusare, tirar su con il naso, russare.
Il fastidio può essere causato anche da suoni non legati alle funzioni corporee, ma comunque prodotti da altre persone, come il clic della penna, la digitazione sulla tastiera del computer, il rumore delle posate, nonché suoni prodotti da oggetti, come il ticchettio di un orologio o generati da animali. Anche alcuni stimoli visivi possono creare malessere nei misofonici, come guardare le gambe di un’altra persona che si muovono o oscillano ripetutamente.

Che reazioni hanno le persone con misofonia? Come si manifesta il disturbo?
Non riescono a distrarre la loro attenzione dallo stimolo irritante né a controllare le proprie reazioni emotive di rabbia, irritazione, disgusto o ansia. Possono verificarsi forti reazioni comportamentali come agitazione o aggressività diretta verso l’individuo che produce lo stimolo fastidioso, a volte con esplosioni verbali o fisiche. Si associano un aumento della tensione muscolare e della frequenza cardiaca, sudorazione.

Quali sono le possibili conseguenze nell’ambito personale e interpersonale?
La misofonia può inscriversi all’interno di complessi meccanismi relazionali. Infatti, per controllare le loro reazioni, i misofonici chiedono agli altri (in genere ai familiari) di non produrre quei suoni fastidiosi, ma questi difficilmente riescono a comprendere l’intensità della sofferenza del misofonico. All’opposto, i familiari si sentono ingiustamente colpevolizzati e interpretano le reazioni del misofonico come atti ostili nei loro confronti. Nei casi estremi la persona affetta può arrivare a evitare il posto di lavoro, la scuola, l’ambiente familiare, per non essere esposto alle percezioni fastidiose. Ne deriva la tendenza all’isolamento e la difficoltà nello stabilire e/o mantenere i rapporti interpersonali, con importanti ricadute sulla qualità di vita e il rischio dell’insorgenza di disturbi mentali.

Quali sono le cause alla base?
La misofonia è una condizione recente (fu descritta nel 2001 da Pawel e Margaret Jastreboff) e sulle sue cause si sa poco ancor oggi. Ciò che si può osservare è che i misofonici sono disturbati da stimoli sonori o visivi prodotti da altre persone, soprattutto dai familiari. Si potrebbe ipotizzare che la misofonia sia riconducibile a esperienze dolorose del passato che avvenivano nel momento in cui vi era l’emissione di questi suoni (per esempio litigi durante i pasti). Il misofonico potrebbe aver associato determinati suoni o immagini a persone che hanno inciso in maniera negativa sulla loro vita. Queste associazioni sarebbero inconsce, pertanto i misofonici non riescono a spiegarsi né tantomeno a controllare il disagio derivante dallo stimolo nocivo.

È una condizione che si può “curare”?
Spesso i misofonici adottano misure pratiche per soffocare i suoni irritanti con altri rumori ambientali. Molti scelgono di lavorare in ambienti rumorosi (discoteche, piste da bowling, scuole di danza), altri usano auricolari, cuffie etc. L’audiologo può impostare una terapia con un dispositivo che genera suoni con frequenze specifiche, utile a minimizzare la consapevolezza dei suoni fastidiosi e indebolire l’anomala connessione tra certi suoni e il sistema nervoso autonomo. Lo psicologo, invece, può aiutare il misofonico a lavorare sulle intense reazioni emotive, sull’assertività (per comunicare senza aggressività le proprie esigenze), proporre tecniche di meditazione e di rilassamento per spostare l’attenzione dagli stimoli fastidiosi. Per i familiari, infine, può essere utile un intervento psicoeducazionale, per consentire una migliore conoscenza della misofonia ed evitare la colpevolizzazione e la stigmatizzazione del congiunto. Questo può attenuare le tensioni in famiglia e orientare a un approccio costruttivo per la risoluzione del problema. 

A cura di Viola Compostella
con la collaborazione della dott.ssa Maria Rita Milesi
Psicologa e Psicoterapeuta
a Bergamo