“Il mio metabolismo deve essersi bloccato!”, “Il mio è fermo da un pezzo!”, “Io ho un metabolismo lento, al contrario di mio marito che brucia tutto ciò che mangia!”. Quante volte ci è capitato di sentire frasi come queste. Ma quanti possono dire con certezza di conoscere i valori del proprio metabolismo e soprattutto di quello basale? «Innanzitutto iniziamo con il definire cosa sia il metabolismo basale, ovvero “il dispendio energetico a riposo, a digiuno, comprendente l’energia necessaria per le funzioni vitali, quali ad esempio la respirazione, la circolazione sanguigna e le attività del sistema nervoso”» osserva Massimo De Nardi. «Il metabolismo basale normalmente rappresenta oltre la metà del dispendio energetico totale di una giornata tipo. Saper stimare in modo empirico i valori del metabolismo basale risulta quindi di cruciale importanza se si vuole conoscere l’introito calorico necessario per raggiungere il proprio obiettivo, soprattutto in un’ottica di gestione del peso. Introdurre, con l’alimentazione, un quantitativo di calorie indicativamente pari a quante ne bruciamo ci consente di mantenere il nostro peso, mentre creare un deficit calorico ci permette di favorire la perdita del peso e infine creare un surplus calorico ci può portare a un aumento dello stesso».
Quali sono i metodi o gli esami per calcolare il proprio metabolismo basale?
Solitamente siamo abituati a registrare i parametri di peso, altezza e del conseguente indice di massa corporea. In alcune situazioni, affidandoci a professionisti, si riesce a indagare in modo un po’ più approfondito attraverso la misurazione della composizione corporea, ovvero il rapporto tra massa grassa, massa magra e acqua corporea. Una stima più accurata la si può ricavare con la formula di Harris - Benedict (vedi box), ma rimane comunque un dato che non tiene conto delle caratteristiche soggettive, delle abitudini alimentari e dell’attività di un soggetto. Il gold standard per la misurazione del dispendio energetico a riposo, ovvero l’REE (Resting Energy Expenditure), è la calorimetria, che a sua volta può essere diretta o indiretta. Tra le due la calorimetria indiretta è sicuramente il più diffuso e accessibile.
La formula di Harris-Benedict
È una formula matematica utilizzata in campo medico-scientifico da quasi un secolo che calcola il metabolismo prendendo in considerazione sesso, altezza, peso, età ed eventuali fattori stressogeni (infezioni, traumi, malattie etc.).
In cosa consiste?
Il test consiste di calcolare il consumo di ossigeno di un soggetto in posizione supina analizzando la diminuzione della concentrazione di ossigeno nell’aria espirata dal soggetto rispetto ai valori di ossigeno presenti nell’aria ambiente. Ciò rileva la capacità dell’individuo di ricavare energia ossidando i substrati energetici contenuti negli alimenti: viene consumato ossigeno e prodotta anidride carbonica. Il test dura circa un quarto d’ora e viene svolto in condizioni di riposo e di digiuno da almeno cinque ore, sdraiati su un lettino con indosso una speciale maschera collegata al dispositivo che analizza i gas respiratori e valuta il dispendio calorico giornaliero. Il report ottenuto dalla calorimetria indiretta permette di conoscere con precisione il rapporto tra le fonti energetiche che il nostro corpo utilizza per sostenere le attività quotidiane (carboidrati/grassi), lo stato di salute del nostro metabolismo, ovvero se è in linea con quanto predetto oppure se è lento rispetto a quanto dovrebbe essere, e infine il preciso introito calorico basato sul nostro metabolismo basale e sull’obiettivo che ci siamo prefissati in virtù di perdere, mantenere o aumentare il proprio peso corporeo. Come in tutti gli ambiti, testare ci consente di misurare, fare delle valutazioni e infine analizzare la situazione per poter poi predisporre un programma ad hoc per le singole esigenze. Conoscere con esattezza il metabolismo basale di una persona consente ad esempio al dietista o al nutrizionista di stilare un piano alimentare personalizzato al 100%. Sapere in concreto quale è l’apporto calorico da introdurre quotidianamente inoltre rende la persona che effettua il test ancor più consapevole della coerenza del proprio stile di vita in merito agli obiettivi che si è prefissato. Ripetere nel tempo il test, magari a distanza di un paio di mesi, permette alla persona e ai professionisti che lavorano insieme a lui, ad esempio il nutrizionista e il personal trainer, di valutare i progressi ottenuti e attuare gli adattamenti necessari per raggiungere e mantenere il risultato desiderato.
A cura di Elena Buonanno
con la collaborazione del dott. Massimo de Nardi
Dottore in Scienze motorie
Krioplanet Treviglio