Legumi e cereali precotti, tonno in scatola, carne in scatola, zuppe pronte, passate di pomodoro. Tra gli scaffali dei supermercati possiamo trovare una quantità infinita di prodotti confezionati in scatola, da sempre considerati croce e delizia: da un lato sono estremamente pratici perché già pronti e comodi da servire, dall’altro additati come poco sani a causa di conservanti e ingredienti aggiuntivi contenuti al loro interno. Ma qual è la realtà? «Come sempre, la virtù sta nel mezzo. Se è vero infatti che i cibi in scatola sono spesso ricchi di zucchero e sodio, molto più di quello richiesto dal nostro organismo, è altrettanto vero che, almeno in Italia, la possibilità di scegliere cibi conservati di buona qualità esiste. Averne una scorta in dispensa previene ogni piccola crisi alimentare domestica ad esempio per chi si è scordato o non ha avuto tempo di fare la spesa. In molti casi, però, il cibo in scatola non viene usato solo come ultima spiaggia, ma come parte integrante della dieta quotidiana» osserva la dottoressa Emanuela Mosca, dietista.

Dottoressa Mosca, innanzitutto cosa si intende per alimenti confezionati?
Secondo il regolamento UE 1169/2011 gli alimenti confezionati sono definiti come l’unità di vendita destinata a essere presentata come tale al consumatore finale e alle collettività, costituita da un alimento e dall’imballaggio in cui è stato confezionato prima di essere messo in vendita, avvolta interamente o in parte da tale imballaggio, ma comunque in modo tale che il contenuto non possa essere alterato senza aprire o cambiare l’imballaggio.

Quali sono i vantaggi e i limiti di quelli più comunemente usati?
> Legumi. Sicuramente sono i prodotti in scatola maggiormente consumati. La scelta dei legumi precotti in scatola è favorita dal fatto che i legumi secchi richiedono un tempo di preparazione molto lungo, molto spesso non conciliabile con i ritmi lavorativi. Essendo pronti sono una buona opportunità per consumare questi alimenti (fagioli, ceci, piselli etc.) più spesso. In scatola mantengono inoltre più o meno le stesse proprietà nutrizionali di quelli freschi ed essiccati, con ferro, carboidrati, fibra e vitamine. A cosa dobbiamo prestare attenzione? I legumi confezionati sono da risciacquare sotto acqua corrente perché il liquido di conservazione è molto ricco di sale. I ceci in scatola sono una buona fonte di proteine vegetali e si rivelano utilissimi grazie alla versatilità in cucina per cous cous, insalate e hummus. I fagioli, invece, che non solo arricchiscono insalate e minestroni di verdure, sono un’ottima base per fare in casa polpette vegetariane. Senza dimenticare una semplice pasta e fagioli, che si prepara in soli 20 minuti. E le lenticchie? Si dice che portino fortuna a Capodanno, ma sono un secondo gustoso e sano, da mangiare tutto l’anno, e un ingrediente fondamentale per le vellutate.
> Tonno. Il tonno in scatola è forse uno dei prodotti conservati più diffusi al mondo. Che sia al naturale oppure sott’olio, è meglio preferire le versioni a ridotto contenuto di sale e con tonno derivante da pesca sostenibile e dalla provenienza specificata in etichetta. Per quanto riguarda il tonno sott’olio si consiglia di sgocciolarlo e ricondirlo con olio extravergine di oliva. Attenzione anche al contenuto di mercurio che dev’essere il più basso possibile (soprattutto durante la gravidanza). Chi consuma tonno potrebbe scegliere in alternativa il tonno conservato in barattoli di vetro oppure il tonno fresco.
> Mais. Non è solo pratico, ma anche salutare perché fornisce calcio e abbassa i livelli di colesterolo LDL (quello “cattivo”). È però un alimento molto energetico ed è bene tenere presente che il mais in scatola potrebbe essere conservato in una soluzione di acqua e glucosio. Per questo, prima di acquistarlo, è bene leggere con attenzione le etichette.
> Carne in scatola. Chi consuma la carne e ne ama il gusto perché dovrebbe optare per un sottoprodotto ricco di conservanti e composto da ingredienti di origine non sempre certa? Senza nessun dubbio è preferibile scegliere la carne fresca.
> Frutta conservata. L’ananas può contenere circa 20 mg di vitamina C per 100 grammi di alimento quando è fresco e crudo, ma quando viene conservato in scatola il contenuto di vitamina C scende a circa 5 mg ogni 100 grammi. Se volete gustare un ananas, meglio sceglierlo fresco, anche perché di solito l’ananas in scatola presenta zuccheri aggiunti e conservanti indesiderati.
> Zuppe. Sicuramente sono molto pratiche per delle cene veloci, un comfort food per le serate d’inverno. Attenzione però perché potrebbero contenere sodio in eccesso e conservanti indesiderati. Meglio preparare un buon minestrone di verdure fresche o, al limite, un prodotto surgelato senza ingredienti aggiuntivi.
> Pomodori pelati. Spaghetti, lasagne, pappa al pomodoro, parmigiana di melanzane: tutte queste ricette si possono realizzare con i pelati in scatola. Attenzione, però: le conserve a base di pomodoro contenute in scatola potrebbero causare rilascio di BPA nel cibo a causa del loro grado di acidità che entra a contatto con il materiale di cui i contenitori sono composti. Il BPA è stato correlato a effetti neurologici, problemi nella riproduzione, obesità infantile e altre malattie. Meglio scegliere pomodori freschi e passata di pomodoro conservata in bottiglie di vetro.

Attenzione al BPA
Spesso le lattine hanno un rivestimento realizzato con resine di Bisfenolo A, una sostanza che tende ad accumularsi nell’organismo. Diversi studi hanno dimostrato che le persone che consumano quotidianamente cibo in scatola presentano una quantità anomala di Bisfenolo A nelle urine. Si tratta di una sostanza tossica che contamina gli alimenti per contatto. Il Canada è stato il primo paese al mondo a dichiararla come tossica, seguito anche dall’UE, che l’ha messo al bando nella produzione di biberon, ma nelle lattine ad uso alimentare la sua presenza è ammessa. Non se ne conoscono ancora appieno gli effetti nocivi sulla salute: lo si è collegato talvolta al diabete, all’obesità e alle malattie cardiovascolari. Nonostante questo l’EFSA, (l’autorità europea in fatto di sicurezza alimentare) ha affermato che il Bisfenolo A “non rappresenta un rischio per la salute della popolazione di alcuna fascia di età”, ne ha però abbassato il livello di sicurezza da 50 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno a 4 microgrammi. Questa modifica suggerisce che esista un margine di pericolo, seppur lieve. Meglio, quindi, scegliere cibi in vetro o in carta.

Come possiamo orientarci nella scelta del prodotto migliore tra gli scaffali?
Imparando a leggere le etichette! L’etichettatura è uno dei metodi principali per informare i consumatori sulla composizione degli alimenti e aiutarli ad adottare decisioni consapevoli. L’ordine con cui gli ingredienti appaiono in etichetta non è casuale, ma è regolato per legge. In particolare i vari componenti devono comparire in ordine decrescente di quantità. Significa che il primo ingrediente dell’elenco è più abbondante del secondo, che a sua volta è più abbondante del terzo e così via. Pertanto, controllando l’ordine degli ingredienti di due prodotti simili possiamo farci un’idea su quale dei due sia qualitativamente migliore, ricordandoci di limitare l’acquisto di prodotti che riportano tra i primi ingredienti zuccheri, grassi, sale o farine non integrali. Gli ingredienti riportati con un carattere diverso rispetto agli altri indicano potenziali allergeni. Sui prodotti confezionati, inoltre, deve essere riportata in un unico campo visivo la tabella nutrizionale. Questi sono i sette elementi che devono essere indicati.
> valore energetico (Kcal)
> grassi (g)
> acidi grassi saturi (g)
> carboidrati (g)
> zuccheri (g)
> proteine (g)
> sale (g)

I valori devono essere riferiti a 100 g o 100 ml di prodotto o possono essere indicati valori riferiti a singole porzioni. Confrontando le tabelle nutrizionali dei prodotti si può riuscire a scegliere il prodotto con meno sale o meno zuccheri aggiunti.
Concludendo, il mondo va pazzo per il cibo confezionato, non solo in scatola, e nei Paesi più sviluppati gli acquisti hanno superato di gran lunga quelli dei prodotti freschi. Questa tendenza, di per sé, non sarebbe necessariamente negativa visto che il processo industriale permette un controllo della conservazione e, in generale, verifica le condizioni di trattamento del cibo che le pratiche artigianali non possono assicurare. Il problema riguarda l’aggiunta frequente negli alimenti confezionati di zuccheri, sale e acidi grassi trans che ne modificano il profilo nutritivo. Durante questi anni è cresciuta l’attenzione delle grandi multinazionali che si stanno orientando verso formulazioni più sane, con meno sale, acidi grassi trans e zuccheri, e porzioni più piccole. Va altresì aggiunto che le vendite di bibite dolci sono in calo ovunque e, mentre cresce la consapevolezza dei danni provocati dall’obesità, c’è più attenzione per gli alimenti meno farciti di additivi inutili. I cibi in scatola ci aiutano a risparmiare tempo in cucina. Ma come abbiamo analizzato contengono conservanti, sale e talvolta anche zucchero come ingredienti aggiuntivi. Il processo di realizzazione dei cibi in scatola riduce il loro valore nutrizionale e può aumentare il rischio di esposizione al BPA e al nichel (a seconda della composizione dei contenitori) e il loro gusto non è sempre eccellente, per questo consiglio consumare cibi in scatola di tanto in tanto senza farne un’abitudine. 

A cura di Giulia Sammarco
con la collaborazione della dott.ssa Emanuela Mosca
Biologo Nutrizionista con Laurea in Alimentazione e Nutrizione Umana
Brignano Gera d’Adda (BG)