«Le vitamine sono sostanze che per definizione l’organismo non è in grado di produrre da sé e che per questa ragione devono essere introdotte attraverso l’alimentazione. L’acido ascorbico, anche detto vitamina C, in particolare rappresenta una dalle più importanti molecole per la nostra salute. La carenza di vitamina C nell’alimentazione è conosciuta da epoche antiche: se ne ha infatti traccia in testi di medicina greca risalenti al V secolo a.C. Nel periodo delle lunghe navigazioni si parlava molto di scorbuto, ovvero l’espressione clinica della carenza cronica di vitamina C. Questa era dovuta all’assenza di frutta e verdura nella dieta nei lunghi periodi trascorsi in mare». Chi parla è Cristian Testa, medico di medicina funzionale e biologo nutrizionista. Lo abbiamo incontrato per conoscere più da vicino gli effetti di questa super - vitamina e come assumerla per poter godere appieno dei suoi benefici.

Dottor Testa, che funzioni svolge la vitamina C nel nostro organismo?
La vitamina C ha numerosi ruoli nell’organismo umano e funziona come catalizzatore di diverse reazioni biochimiche. Note sono, infatti, le sue proprietà stimolanti del sistema immunitario e le caratteristiche di potente antiossidante per contrastare i radicali liberi, i principali responsabili dell’invecchiamento cellulare. La vitamina C, inoltre, è necessaria per la sintesi del collagene, principale proteina costituente la pelle, i tendini, i muscoli e le ossa. Più recenti sono i riscontri di effetto di protezione dei vasi sanguigni, soprattutto quelli del microcircolo. Per questi motivi la vitamina C è sempre stata considerata un integratore alimentare di alta qualità, utile per la salute dell’organismo. Non a caso sono, infatti, sono molti i prodotti in commercio che contengono vitamina C.

Ma vale il detto “più è, meglio è” in questo caso?
È comune pensare che l’effetto di un integratore aumenti con il dosaggio: “Se una pastiglia fa bene, due fanno ancor meglio! Tanto sono vitamine: male non fanno!”. Questo concetto è profondamente sbagliato e induce spesso a comportamenti che sono addirittura controproducenti. Nell’ultimo anno, purtroppo, si è parlato spesso di virus, di infezioni e di risposta immunitaria. Secondo l’idea di stimolare le difese organiche dell’organismo si è spinto al consumo abbondante di vitamina C per rafforzare il sistema immunitario. È bene ricordare, in primo luogo, che la vitamina C per le sue caratteristiche chimiche non è una molecola che il nostro organismo riesce ad accumulare (a differenza, invece, ad esempio della vitamina B12 o la vitamina D). L’integrazione corretta di vitamina C, quindi, deve essere fatta quotidianamente e a dosaggi ragionevoli. Esagerare con le quantità somministrate è prima di tutto uno spreco e secondariamente può generare effetti collaterali spiacevoli quali nausea, mal di testa, gastrite e colite. Si è inoltre dimostrato che l’eccesso di integrazione può determinare l’aumento della probabilità della formazione dei calcoli renali da ossalati. La quantità giornaliera consigliata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è di 45 mg/die: ciononostante, per una sorta di convinzione popolare, in molte situazioni si arriva all’uso di 3 gr/die ovvero 3000 mg/die.

Le due “forme”: una assimilabile, l’altra no
L’acido ascorbico esiste in due forme cosiddette enantiomere, ovvero due forme strutturali uguali ma speculari. Un esempio di questa caratteristica sono la mano destra e la mano sinistra: pur essendo uguali non sono sovrapponibili, essendo l’una l’immagine speculare dell’altra. Le due forme della vitamina C sono chiamate “D acido ascorbico” e “L acido ascorbico”: i recettori presenti nelle cellule dell’organismo umano sono in grado di riconoscere e quindi utilizzare soltanto la forma L. La comune sintesi chimica di vitamina C prevede l’ottenimento di una miscela al 50% della forma D e al 50% della forma L: questo significa che quando si acquista un integratore a base di vitamina C di origine sintetica se ne utilizza soltanto la metà, in quanto la parte restante non viene riconosciuta dalle cellule del corpo umano e di conseguenza viene eliminata direttamente. 

Ma quindi basterebbe assumerla attraverso l’alimentazione?
Fortunatamente la natura offre tantissimi alimenti ricchi in vitamina C, perfettamente biodisponibile e utilizzabile dal nostro organismo: le cellule vegetali producono infatti la forma bioattiva della vitamina C. Se i peperoncini (che contengono 220 mg/100 gr di vitamina C), i broccoli (77 mg), il kiwi (85 mg), la rucola (110 mg), i peperoni crudi (166 mg) e le fragole (54 mg) sono prodotti presenti in natura e facilmente reperibili, forse è meglio orientarsi verso il consumo di cibo di buona qualità piuttosto che verso l’utilizzo di integratori di origine sintetica? Le buone abitudini a tavola valgono molto di più delle mode passeggere che rispecchiano una maniera superficiale e spesso pericolosa di vivere la salute. “Fà che il cibo diventi la tua medicina e la medicina il tuo cibo”, diceva Ippocrate da Kos, V secolo a.C. 

A cura di viola Compostella
con la collaborazionee del Dott. Cristian Testa
Medico fitoterapeuta Esperto di medicina funzionale
Direttore sanitario Poliambulatorio For Me Curno