Ottenere immagini delle arcate dentarie precise e di altissima qualità, in brevissimo tempo ed esponendo il paziente a basse dosi di radiazioni. Oggi tutto questo è possibile grazie alla Tomografia Computerizzata Cone Beam, una tecnologia avanzata che, a differenza della TC tradizionale o dalla radiografia panoramica dentale, permette di ricostruire un’immagine tridimensionale del cranio fornendo maggiori e più dettagliate informazioni della struttura anatomica presa in esame. Ne parliamo con il dottor Federico Previtali, odontoiatra.
Che tipo di esame è la Tomografia Computerizzata Cone Beam?
La Tomografia Computerizzata Cone Beam (CBCT) è una tecnica di imaging medico che consiste nella realizzazione di una tomografia (ndr. rappresentazione a strati) computerizzata in cui la sorgente di raggi X emette un fascio di raggi a forma di cono. Dopo l’introduzione dell’ortopantomografia bidimensionale (panoramica) negli anni Sessanta, verso la fine degli anni Settanta nasce il primo scanner tomografico volumetrico tridimensionale. I primi utilizzi in ambito di diagnosi dento-facciale risalgono alla metà degli anni Novanta, ma è solo dai primi anni del Duemila che se ne diffonde l’uso in odontoiatria.
Come funziona?
Lo scanner ruota intorno alla testa del paziente ottenendo 600 immagini che vengono inviate a un software che ricostruisce il tutto in forma tridimensionale e permette di analizzare i settori interessati del distretto cranio-facciale. Il fascio conico permette a ogni esposizione di coprire l’intero campo di vista (field of view) e di acquisire una serie di immagini bidimensionali in un unico giro. Il fascio di raggi è emesso in modo da ridurre l’esposizione del paziente. Il field of view può essere modulato a seconda del settore da analizzare (mascella, mandibola) modificando l’ampiezza del cono ed evitando esposizione inutile a radiazioni quando non necessario. Il software, poi, ricostruisce l’immagine attraverso un algoritmo detto di retroproiezione filtrata per risalire alla forma esatta dell’oggetto analizzato. È possibile visualizzare la parte anatomica esaminata su diversi piani, coronale, sagittale e assiale.
Il primo passo per pianificare interventi di implantologia computer guidata
La Tomografia Computerizzata Cone Beam, associata a un software specifico per l’implantologia, può fornire le indicazioni necessarie per pianificare ogni tipo di intervento per poter scegliere tipo, diametro e lunghezza ideale degli impianti, grazie alla possibilità di valutare virtualmente l’inserimento di impianti di diverse dimensioni e posizionati a diverse angolazioni per osservare il risultato nei diversi piani dello spazio, predicendo anche le direzioni corrette da seguire.
Qual è il suo utilizzo nella diagnostica odontoiatrica?
La CBCT è utile in molte situazioni poiché fornisce maggiori informazioni rispetto alle radiografie bidimensionali (ortopantomografia e teleradiografia), grazie a misure molto precise dell’anatomia. Inoltre, le dosi di radiazioni sono minori rispetto alla TC tradizionale. Con la CBCT è possibile eseguire uno studio accurato delle componenti ossee e dell’articolazione temporo-mandibolare (erosioni, anchilosi, fratture, osteofiti, posizione dei condili articolari), dei seni paranasali, di traumi facciali, di patologie mascellari come cisti e tumori, la cui visualizzazione in un’immagine bidimensionale potrebbe essere limitata. In chirurgia estrattiva si utilizza per visualizzare precisamente forma e posizione di denti inclusi e semi-inclusi e la relazione con le strutture circostanti. In ortodonzia può essere utile per la pianificazione del trattamento in casi di denti ectopici (situati, per anomalia congenita, in sede diversa da quella normale) e inclusi e di asimmetrie facciali. In endodonzia è indicata in casi di riassorbimento osseo da patologia parodontale e per la visualizzazione di parodontiti apicali e canali accessori in denti multiradicolari. Uno degli impieghi principali è poi la pianificazione in chirurgia implantologica. L’inserimento di impianti nell’osso deve rispettare le strutture anatomiche in prossimità dei siti implantari (nervo mandibolare, seni mascellari). Con immagini bidimensionali si possono verificare sovrapposizioni di immagini, mentre con immagini tridimensionali e la proiezione su asse sagittale, coronale e assiale viene fornita la localizzazione esatta delle strutture anatomiche, le misure precise di lunghezza e spessore dell’osso, oltre a indicazioni sulla densità ossea. Può essere, infine, un aiuto per interventi di recupero dell’altezza dell’osso in casi di osso insufficiente e di rialzo del seno mascellare, mentre è basilare per interventi di implantologia computer-guidati.
A cura di Giulia Sammarco
con la collaborazione del dottor Federico Previtali
Odontoiatra a Bergamo e Zogno