Da ormai diversi anni, pare essersi rinnovato l’interesse per un gran numero di pratiche legate alla disciplina corporea e mentale, tra cui lo Yoga – con le sue molteplici varianti – e altre forme di meditazione che nel tempo sono state importate dall’oriente, secondo modalità più o meno “occidentalizzate”. Particolarmente famosa, in tempi recenti, è diventata la meditazione mindfulness, una pratica meditativa sviluppata dal biologo e scrittore americano Jon Kabat-Zinn, la cui metodologia, traendo origine dalla Meditazione Vipassana e dall’Hatha Yoga di origini buddiste, porterebbe ai praticanti innumerevoli benefici psicofisici.

Il successo della meditazione mindfulness in effetti è andato rafforzandosi proprio grazie ai vasti studi scientifici che nel tempo ne hanno dimostrato l’efficacia in diversi ambiti terapeutici e non. Tra questi, vale la pena ricordare la comprovata diminuzione dello stress riscontrabile nei praticanti consuetudinari, a cui è connesso un aumento della percezione di felicità. Più nello specifico, diversi studi hanno riportato un notevole abbassamento del livello di stress percepito, dovuto alla diminuzione dei livelli di cortisolo – l’ormone dello stress, insieme a un’evidente riduzione dell’attività dell’amigdala (Brown & Ryan 2003; Holzel et al. 2009; Jacobs et al. 2013).

È importante, tuttavia, sottolineare il ruolo che la costanza della pratica gioca nel garantire un impatto benefico. Un percorso mindfulness, infatti, dura solitamente 8 settimane. Questo è il lasso di tempo minimo per cominciare a sperimentare i primi benefici, ma soltanto con il mantenimento costante della pratica si ottengono i risultati migliori. Nel corso della mia esperienza come istruttore MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction, l’unico protocollo riconosciuto a livello internazionale anche in ambito sanitario) ho riscontrato nei partecipanti ai corsi una sensibile riduzione dello stress e una maggiore consapevolezza emotiva già dai primi incontri: in ogni caso, diventa possibile apprezzare a pieno altri effetti positivi della mindfulness – quali una maggior percezione di felicità e soddisfazione personale – soltanto su percorsi di medio e lungo termine. Negli studi di Richard Davidson (Davidson et al. 2003), professore di psicologia presso l’Università del Wisconsin-Madison, è stato evidenziato non a caso un aumento dell’attività cerebrale nella corteccia prefrontale sinistra; l’attivazione di quest’area, infatti, è connessa a sensazioni di benessere e positività.

Uno degli insegnamenti fondamentali della mindfulness riguarda l’attenzione consapevole al presente. Diverse ricerche, tra cui quelle del ricercatore Matt Killingsworth, hanno mostrato in maniera inequivocabile che siamo più felici quando siamo focalizzati sul momento presente. Al contrario, quando la nostra mente vaga tra i ricordi del passato o le incertezze del futuro… ci sentiamo meno felici. La consapevolezza, dunque, è una qualità mentale che possiamo “allenare” a tutti gli effetti. Così come impariamo a suonare uno strumento musicale o a praticare uno sport, allo stesso modo possiamo apprendere e stimolare la positività e l’attenzione consapevole. La neuroplasticità del nostro cervello – cioè la sua capacità di modificare le sue strutture – ci permette infatti di rinforzare queste qualità, come d’altronde hanno dimostrato gli studi neuroscientifici di Antoine Lutz, Heleen Slagter, John Dunne e Richard Davidson (2008).

Se ci pensiamo bene, tutto ciò è estremamente affascinante: indipendentemente dalle condizioni economiche, dal paese di provenienza, dal livello di educazione, età, occupazione e stato sentimentale, tendiamo a essere più felici quando viviamo consapevolmente il momento presente. Il benessere psicofisico è cioè uno stato accessibile a tutti ed è una condizione che ci è possibile allenare anche grazie alla meditazione mindulfness.

Un ottimo punto di partenza può essere questo: perché non dedicarci dei piccoli momenti in cui sperimentare delle “pause meditative”? Bastano pochi minuti. Potremmo trovare un angolo tranquillo della nostra casa, chiudere gli occhi e spostare la nostra attenzione al respiro nel nostro corpo. Probabilmente verremo travolti da un turbinio di pensieri irrefrenabile – ma tutto ciò è normale, siamo solo all'inizio! L’importante è avere pazienza: restiamo concentrati sui nostri respiri, osserviamone e sentiamone il flusso nel nostro corpo. Una timida sensazione di serenità potrebbe cominciare a farsi largo dentro di noi. La felicità in un certo senso è a portata di mano – anzi: di respiro.

Grazie alla meditazione mindfulness, i praticanti possono dunque sviluppare una forma di consapevolezza mentale che, se allenata con pazienza, costituisce un validissimo supporto quotidiano per la gestione dello stress e della propria emotività. Viene automatico pensare che prima iniziamo, prima avremo la capacità di vivere con positività il presente… Allora cominciamo ad allenarci, la felicità è una nostra scelta!

A cura di Ermanno Manzoni
Counselor Psicosomatico
Istruttore Mindfulness MBSR
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