Dalla storica farmacia Visini di Almé a uno sperduto villaggio in Nepal, a 1400 metri di altitudine e a tre ore di jeep da Kathmandu, il passo non è breve. Qui nella Bergamasca a dare consigli a chi gli si rivolge per problemi di salute, lì, in mezzo al nulla, ad aiutare 1500 abitanti, soprattutto bambini debilitati dalla mancanza di vitamine, dalla povertà e molti dalla tubercolosi.

Eppure Michele Visini, titolare della farmacia fondata dal padre Giovanni circa 50 anni fa, non ha avuto problemi, anzi. «È stata un’esperienza travolgente, ho avuto la fortuna di poter essere parte di un minuscolo ingranaggio in cui convogliare vent’anni di professione. Ho ricevuto sorrisi, gratitudine, fiducia. Ho ricevuto più di quanto in pochi giorni ho potuto dare» dice. E ha organizzato campagne ed eventi per raccogliere fondi per inviare le medicine e le vitamine che servono ai piccoli nepalesi, per una cura di almeno tre mesi. Una vagonata di scatoloni pieni.

Il viaggio è nato quasi per caso. A segnalarlo al dottore è stata una sua collaboratrice. Una missione umanitaria in un villaggio del Nepal organizzata da Time4life, una fondazione modenese che da anni porta volontari in diverse realtà del mondo, dal Nepal al Nicaragua, alla Romania, sempre al servizio degli ultimi, in special modo dei bambini. Il villaggio è stato distrutto dal terremoto del 2015 e Jay Nepal, altra onlus che collabora con Time4life, sta cercando di portare avanti un progetto di ricostruzione. Fulcro del villaggio è il Bodgaun Medical Center costruito faticosamente qualche anno prima. Dopo aver letto la notizia, Visini non ha un attimo di esitazione. «Dentro di me da molto tempo conservavo la voglia di provare l’esperienza di svolgere la mia professione in altre terre, differenti, presso popoli diversi, lontani da noi» racconta il farmacista. «Mi è piaciuta l’idea di fondo che muove queste due associazioni. Basano le loro attività sul famoso detto “Se incontri qualcuno che ha fame non dargli il pesce ma insegnagli a pescare”. No insomma all’assistenzialismo ,ma creare strutture affinché le varie comunità possano diventare più autonome possibili partecipando alla rinascita del territorio. Ho chiamato gli organizzatori e ho proposto di dare il mio contributo raccogliendo materiale sanitario necessario al centro medico. Mi hanno accettato e sono partito con un gruppo di 14 volontari provenienti da diverse parti d’Italia e con diverse realtà professionali».

Un viaggio lunghissimo. L’arrivo a Kathmandu e poi ancora tre ore di jeep su strade problematiche. «Una volta arrivati a Bodgaun ho subito partecipato ad alcune attività e all’organizzazione che mancava quasi completamente. Come per la farmacia. Il mio giovane collega nepalese non sapeva cosa c’era in magazzino, quali prodotti erano scaduti: questo rallentava tutto. Abbiamo riorganizzato tutto. Poi grazie ai fondi raccolti da Time4life è stato possibile aprire anche un campo pediatrico gratuito a Bhimtar, un villaggio a circa un’ora di cammino da dove eravamo alloggiati. E lì c’è stata una vera fiumana di donne con i loro bambini. 559 le persone visitate dai quattro medici coadiuvati degli infermieri e da decine di volontari. Io avevo preparato le opportune scorte di medicinali da portare con noi cercando di capire quali problemi di salute sarebbero stati riscontrati durante le visite. Non potevo sbagliare. Bisogna tener presente che nel Nepal rurale un campo medico in un altro villaggio ha grossi problemi di comunicazione e di spostamenti. Il villaggio è molto isolato e c’è tanta povertà, un altissimo tasso di analfabetismo e problemi di alcolismo. Ma c’è anche la volontà di rinascere. A Bodgaun è stato costruito un centro medico, al quale è stato poi affiancato un centro nascite che ha ridotto la mortalità delle neomamma e dei neonati a seguito delle complicazioni del parto».

Intanto i progetti vanno avanti. Ora Visini vuole distribuire vitamine a mille bambini per almeno tre mesi e aprire piccoli centri di diagnostica, cura ed educazione alla salute. «Vorrei anche mettere a punto un protocollo che porti all’educazione e alla tutela della salute. La mia è stata un’esperienza fuori dall’ordinario. Mi ha insegnato che ognuno di noi può contribuire a costruire qualcosa di buono e a cambiare le cose. Ed è il messaggio che lancio alle mie tre figlie con la speranza di poter rendere il mondo un posto un po’ migliore, anche se solo per un’altra persona».

E per farlo, sta coinvolgendo anche tutti i clienti delle sua farmacia e gli abitanti del suo paese e di quelli vicini in campagne ed eventi il cui incasso sarà devoluto ai Camp medici che ha nel cuore di organizzare appena possibile.

a cura di Lucio Buonanno

Il lato umano della medicina
In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti...
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