È stato uno dei temi centrali e più dibattuti nella seconda fase dell’emergenza da Covid-19. Parliamo del test sierologico, esame che permette di sapere se una persona ha sviluppato anticorpi contro il virus SARS-Cov-2. Questa indagine è utile, secondo gli esperti, per capire chi realmente è entrato in contatto con il coronavirus e poter così pianificare le prossime fasi soprattutto nell’ottica di un’eventuale seconda ondata in autunno-inverno. Ma quali anticorpi in particolare misura? Può fornire una sorta di “patente di immunità”? La parola alla dottoressa Barbara Amore, specialista in Biochimica e chimica clinica presso Bianalisi.

Il test sierologico non sostituisce il tampone. Il primo serve a individuare le persone che sono entrate in contatto con il virus e quindi “racconta” la storia della malattia, mentre il secondo fornisce un’istantanea della situazione momentanea

Qualitativi o quantitativi
I test sierologici, che si effettuano con un prelievo venoso classico, sono sostanzialmente di due tipi: qualitativi e quantitativi. I primi, meno specifici, stabiliscono se il sistema immunitario di una persona ha sviluppato anticorpi - e quindi se è entrato in contatto con il virus; i secondi, invece, sono più specifici e dosano le quantità di anticorpi prodotti. In entrambi i casi, gli anticorpi che si vanno a ricercare sono le immunoglobuline IgM e IgG. «Gli anticorpi IgM sono i primi a rispondere al contatto e sono presenti nel siero del sangue nei primi giorni di contatto e per tutta la fase acuta della malattia, per poi sparire dopo 20-30 giorni» spiega la dottoressa Amore. «Gli anticorpi IgG, invece, iniziano a comparire in coda alla fase acuta e poi permangono a protezione per un periodo più lungo. Ad oggi si sta ancora studiando l’efficacia della protezione di questi anticorpi e il loro perdurare nel tempo, motivo per il quale ad ora né questo né altri esami possono dare una “patente immunologica” testata»

IL TAMPONE: OBBLIGATORIO IN CASO DI RISULTATO POSITIVO
Se il test sierologico risulta positivo, come anche indicato nella Circolare Ministeriale del 09 marzo 2020 e successive modifiche, è obbligatorio sottoporsi al test molecolare basato sull’identificazione di RNA virale dai tamponi nasofaringei (comunemente chiamato tampone). Consiste nel prelievo, con un bastoncino cotonato, di materiale biologico presente nelle prime vie respiratorie (faringe e naso) e permette di verificare la presenza di RNA virale e quindi del virus nel corpo. In altre parole dice se il virus è attivo e quindi contagioso per gli altri.

Come interpretare i risultati
Se il risultato del test è positivo, significa che la persona ha avuto contatto con il virus. «È bene sottolineare, però, che la rilevazione della presenza degli anticorpi (positività) non è indicativa della presenza di virus nella persona e del rischio associato a una sua diffusione nella comunità. La presenza del virus può essere confermata solo con il test molecolare da tampone naso-faringeo» avverte la dottoressa Amore. «Un risultato positivo per anticorpi IgM indica un probabile contagio recente o in fase acuta, mentre uno positivo per soli anticorpi IgG indica un probabile contagio pregresso». Se al contrario il test risulta negativo significa che non è entrato in contatto. «In caso di esito negativo sia per IgM sia per IgG, pur indicando l’assenza di riposta immunitaria, il test non esclude però la possibilità di un’infezione in atto in fase precoce o asintomatica e relativo rischio di contagiosità della persona» continua la specialista. È evidente, quindi, che i risultati devono essere valutati dal medico curante insieme alla storia clinica della persona, anche considerando il fatto che sono possibili risultati falsi negativi e falsi positivi (dipende dalla sensibilità e specificità del test effettuato).

IL TAMPONE: OBBLIGATORIO IN CASO DI RISULTATO POSITIVO
Se il test sierologico risulta positivo, come anche indicato nella Circolare Ministeriale del 09 marzo 2020 e successive modifiche, è obbligatorio sottoporsi al test molecolare basato sull’identificazione di RNA virale dai tamponi nasofaringei (comunemente chiamato tampone). Consiste nel prelievo, con un bastoncino cotonato, di materiale biologico presente nelle prime vie respiratorie (faringe e naso) e permette di verificare la presenza di RNA virale e quindi del virus nel corpo. In altre parole dice se il virus è attivo e quindi contagioso per gli altri.

A cura di Giulia Sammarco
con la collaborazione della dottoressa Barbara Amore, specialista in Biochimica e chimica clinica presso Bianalisi