Il lock-down e il forzato isolamento degli ultimi mesi hanno avuto un forte impatto psicologico su tutti. I bambini, in particolare, ne hanno pagato il prezzo per primi con la chiusura delle scuole, già da febbraio. Ma, conseguenze immediate a parte, quali possono essere quelle “a distanza” in un fase così delicata come quella della crescita e dello sviluppo? «Iniziano a comparire alcune pubblicazioni scientifiche a riguardo, che identificano come principali rischi quelli legati ad attività fisica, sonno e alimentazione, come ai disturbi del comportamento e dell’umore» dice Silvia Conti, Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva. «Tuttavia i dati sono ancora parziali e non conclusivi né generalizzabili rispetto all’impatto del distanziamento sociale sullo sviluppo dei bambini. Ho domandato dunque direttamente ad alcune delle famiglie che ho in carico un feedback in merito al loro adattamento in fase di emergenza e di riapertura. E sono emersi alcuni elementi comuni dalle esperienze di vita in isolamento e di nuova socialità, ma anche alcune peculiarità, perché ciascuno ha avuto un’esperienza unica e significativa».

Dottoressa Conti, quali sono stati gli aspetti negativi del distanziamento per i bambini e le famiglie?
La mancanza della scuola è stata il punto negativo più sentito, in quanto le famiglie riconoscono nell’istituzione il ruolo educativo, didattico e sociale fondamentale per la crescita dei figli. Perdere i riferimenti quotidiani di insegnanti, educatori, compagni e amici ha segnato una mancanza relazionale importante per i bambini. Se per alcuni il lock-down è stato accompagnato dalla presenza di fratelli o anche degli stessi nonni conviventi, per altri lo strumento delle videochiamate è stato l’unico modo possibile per realizzare una relazione, seppur a distanza. Non sempre però tale strumento si è rivelato positivo: per alcuni non è stato semplice accettare di vedere i propri cari in uno schermo e la videochiamata si è rivelata uno stimolo per sentimenti di solitudine piuttosto che una risorsa. Un altro tema comune è la mancanza del vissuto dello spazio. Anzitutto, le relazioni descritte sopra si compiono in spazi precisi, con regole precise, che sono molto importanti per rendere la quotidianità dei bambini comprensibile, sociale e serena. La giornata dei bambini consiste nell’esplorazione, nel vivere e conquistare gli spazi chiusi e aperti, della città, del paese, tra le strade, il parco e la scuola. Il divieto di uscire prima e la concessione di brevi passeggiate poi ha deprivato i bambini sia dell’attività fisica in senso stretto sia di quell’esperienza edificante che può vivere il corpo in relazione allo spazio. In molti casi sono emersi nei bambini comportamenti problematici e faticosi da gestire, sentimenti di nervosismo, bisogno di scarico psicomotorio e difficoltà di comprensione e interpretazione dei divieti imposti.

Ma vi sono stati anche aspetti positivi nel rimanere in casa più tempo?
Certo, se riusciamo a escludere il motivo per cui le famiglie sono state costrette a casa e i lutti che le hanno coinvolte, i bambini sono riusciti anche a giovare dei momenti passati con i loro genitori a casa. Le famiglie mi hanno riferito un rallentamento della routine quotidiana e dunque maggiore disponibilità a rispettare i tempi dei bambini, garantendo loro più autonomia. Anche i genitori che hanno continuato a lavorare fuori casa hanno in molti casi potuto godere di più tempo con i loro bambini una volta rientrati. Le coccole, i giochi condivisi e le chiacchiere sono stati poi gli ingredienti fondamentali per le famiglie, che si sono strette più forte attorno a loro stesse. I bambini hanno spesso sorpreso gli adulti con la loro flessibilità di fronte all’importante cambiamento nelle loro vite e con la loro capacità di apprendere da qualsiasi esperienza.

Come è stata la ripresa dei contatti sociali? I bambini hanno sviluppato difficoltà nelle relazioni?
Generalmente i bambini hanno colto le ritrovate opportunità sociali con felicità, sia con nonni e parenti sia con i coetanei. Nonostante i limiti della distanza interpersonale, dei giochi transennati, le mascherine e i guanti, hanno saputo adattarsi alla nuova realtà e lentamente hanno riscoperto la gioia dello spazio, dell’aria aperta e del gioco con i pari. I giochi preferiti sono stati le corse, le bolle e poi biciclette, scivoli e altalene, per ritrovare il gusto senso-motorio represso in quarantena. In alcuni casi, pur di uscire e vedere altre persone, i bambini si sono dimostrati attivi nell’aiutare i genitori con la spesa o le commissioni, salutando le persone per strada e assicurandosi che stessero bene. Qualcuno, diversamente, ha provato un iniziale timore nell’uscire o nell’avvicinarsi agli amici a causa della ancora presente paura del contagio. L’abitudine sviluppata di attività solitarie o parallele o gestite dall’adulto, ha in questo senso penalizzato i bambini più fragili. Non poter tornare al contatto fisico vero e proprio è stato sicuramente un limite. Tuttavia, ho potuto constatare che tutti i bambini, anche quelli più in difficoltà, hanno dimostrato una grande capacità di adattamento e comprensione, se accompagnati da una guida sicura degli adulti.

Come stimolare le relazioni sociali dei bambini in estate? Quali sono i suoi consigli?
Ciò che posso consigliare è anzitutto di accogliere le emozioni dei bambini, sia che si dimostrino preoccupati dal nuovo inizio sia che siano entusiasti e bisognosi di contatto sociale. Teniamo a mente che il mondo ha chiesto loro molti adattamenti in pochissimi mesi. Tolleriamo anche le eventuali difficoltà nella gestione del comportamento, come il rifiuto di tornare a scuola oppure la fatica nel collaborare di nuovo con altri bambini. In caso di importanti difficoltà, è consigliabile rivolgersi a un esperto, altrimenti è il genitore a svolgere un importante ruolo di mediatore: nei primi incontri con i pari, potrà accompagnare e regolare le attività di gioco e conciliare i piccoli litigi; per tornare a scuola, trasmetterà ai bambini l’idea che la ripresa della quotidianità, della routine e della velocità non cancellerà ciò che di positivo l’isolamento ha creato. Infine, invito le famiglie ad uscire, in sicurezza, e permettere ai bambini di riguadagnare lo spazio e il movimento nel mondo in cui andranno a ricostruire piano piano le relazioni create, lasciate in sospeso e finalmente ritrovate. Ringrazio per il prezioso contributo le famiglie dei piccoli A., D., F., G. e S..

a cura di Viola Compostella
con la collaborazione della dott.ssa Silvia Conti
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva
Presso il Centro per l’Età Evolutiva di Bergamo