Dimenticatevi l’immagine dello psicologo sulla poltrona che ascolta il paziente, seduto o sdraiato sul lettino, mentre racconta le sue difficoltà, paure e aspirazioni. O almeno non relegatela solo a quella. Oggi, infatti, lo psicologo è una figura sempre più richiesta in ambiti molto diversi, da quello della salute a quello socio-sanitario, dalla gestione delle risorse fino al marketing e alla consulenza aziendale. Come ci spiega la professoressa Silvia Ivaldi, ricercatrice e docente di psicologia del lavoro e delle organizzazioni e responsabile dell’orientamento per la laurea triennale di psicologia presso l’Università degli Studi di Bergamo.

Dottoressa Ivaldi, innanzitutto, qual è il percorso di studi per diventare psicologi?
Il percorso di studi è stato pensato per preparare futuri professionisti che abbiano conoscenze di base funzionali ad affrontare la pluralità dei contesti entro cui il sapere psicologico si realizza. Nello specifico, durante i primi tre anni, gli studenti del nostro corso di studi si avvicinano a discipline quali la psicologia generale, la psicologia dello sviluppo, la psicologia sociale, la psicologia del lavoro e delle organizzazioni, le neuroscienze, la psicologia clinica e dinamica. Il percorso formativo da noi proposto riconosce l’importanza degli aspetti filosofici e delle dimensioni epistemologiche alla base della disciplina psicologica; per questo vengono inserite materie quali la filosofia della scienza e la storia del pensiero filosofico. Intento ulteriore è quello di aiutare gli studenti a comprendere le metodologie e le tecniche attraverso le quali è possibile tradurre in pratica il sapere psicologico. In questa direzione, quindi, completano il quadro corsi come metodologia della ricerca in psicologia, teoria e tecnica del colloquio e dell’intervista, metodi e tecniche psicodiagnostiche. Per quanto riguarda il percorso di laurea magistrale, il nostro dipartimento offre due possibili specializzazioni in lingua italiana (la psicologia clinica e la psicologia della salute nei contesti sociali) e un curriculum in lingua inglese (Clinical psychology for individuals, families and organizations). I corsi di specializzazione sono diversi e l’intenzione è orientare e favorire la possibilità di pensare la psicologia in contesti differenti. In tal senso particolare attenzione viene posta agli aspetti di professionalizzazione dello psicologo. Per questo fin dal percorso di laurea triennale proponiamo iniziative di tirocinio che consentono agli iscritti di allargare il proprio sguardo. I giovani che s’iscrivono a psicologia tendenzialmente hanno interesse a specializzarsi nell’ambito della clinica avendo in mente come possibile applicazione il setting psicoterapeutico. Nella realtà dei fatti, i contesti di professionalizzazione diventano sempre più plurali, diversi e articolati. Il percorso di tirocinio agisce in questo senso nel tentativo di far incontrare agli studenti professionisti che lavorano in campi differenti e più difficilmente pensabili nell’idea comune dei giovani.

Quali sono in particolare le opportunità lavorative per un laureato in psicologia?
Fino a qualche anno fa il rapporto tra formazione e lavoro era descritto perfettamente da un’equazione di fondo secondo la quale a un sapere corrispondeva una sola professione. Oggi non è più possibile pensare in questi termini: a un sapere corrispondono più e diverse professioni. Questo vale anche per la psicologia: chi esce da una laurea magistrale in psicologia può lavorare in campi differenti quali sport, azienda, ambito sanitario, cooperazione sociale, carcere, etc.. Una recente ricerca del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi realizzata su un campione di circa 1.500 persone ha evidenziato cinque tipologie fondamentali di gruppi professionali in ambito psicologico.
> Psicoterapia privata: psicologi che operano nel settore salute per lo più come liberi professionisti nell’ambito di uno studio professionale privato e sono diplomati in una scuola di psicoterapia, seguita dopo la laurea magistrale.
> Salute pubblica: psicologi che operano nel settore della salute, soprattutto in ambito pubblico, ma anche in cooperativa o in aziende no profit e lavorano a fianco di medici e infermieri.
> Servizi socio-educativi: professionisti che si presentano come educatori, coordinatori di progetto, insegnanti che operano nei servizi sociali, nella scuola e nell’università, in ambito pubblico nella cooperazione sociale e in aziende no profit. Lavorano insieme ad educatori, assistenti sociali e insegnanti.
> Organizzazioni: psicologi che operano nel settore lavoro, nell’ambito delle risorse umane, formazione e marketing; lavorano soprattutto in aziende private e collaborano per lo più con economisti, ingegneri e avvocati.
> Consulenza: professionisti che operano in ambiti eterogenei come la salute, la formazione, la scuola, il lavoro le aziende, ma anche lo sport.

I contesti e i modi di applicazione della psicologia sono quindi molti e articolati: l’attenzione è sempre però quella di una comprensione degli aspetti soggettivi (dimensione intrapsichica) e relazionali che caratterizzano la vita privata e la vita lavorativa nelle diverse fasi di vita e di sviluppo.

Psicologo e psicoterapeuta: che differenza c’è?
Lo psicologo è un professionista laureato in Psicologia e abilitato alla professione in seguito all’Esame di Stato. Per esercitare la professione deve essere iscritto all’Albo degli Psicologi. Lavora per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace (Codice deontologico, art.3). Lo psicoterapeuta è un professionista laureato in Psicologia o Medicina e Chirurgia che abbia acquisito una specifica formazione teorica e pratica, almeno quadriennale, in scuole di specializzazione universitarie o riconosciute dal MIUR. Il suo intervento è mirato alla risoluzione dei sintomi e delle loro cause, conseguenti a disturbi mentali, condizioni di disadattamento e sofferenza.

a cura di Elena Buonanno