“Nove settembre 2019. Google vieta le pubblicità di cure mediche senza basi scientifiche. Il gigante di Mountain View proibisce le inserzioni di trattamenti che possono rivelarsi ingannevoli e pericolosi”. Così titolava nei primi giorni dello scorso settembre una testata online, riferendo che Google, oramai riconosciuto come il massimo ente privato di comunicazione digitale, aveva deciso di prendere seriamente le distanze dai propri inserzionisti attivi nel campo della pubblicità e della vendita on line di pretesi rimedi “medico-salutistici”, spesso descritti come “miracolosi”. La decisione a un primo sguardo potrebbe sembrare dettata da una scelta etica dell’azienda statunitense, ma certamente nasce anche da motivazioni meno nobili, infatti si dice che Google tema di essere ulteriormente coinvolto nelle class action che pare siano in corso o in avviamento da parte di un gran numero di utenti insoddisfatti per gli “effetti” di prodotti rivelatisi ben diversi, lontani e difformi da quanto enfaticamente descritto dagli inserzionisti stessi.

Sulla stessa linea anche Facebook e YouTube che sono scesi in campo a luglio 2019 contro le “cure miracolose”. Lo ha riportato il Wall Street Journal, secondo il quale queste mosse sarebbero legate a un’inchiesta dello stesso giornale, da cui si deduce che i due social sono inondati di messaggi sbagliati. Travis Yeh, Product Manager di Facebook, ha annunciato che l’algoritmo che sceglie le notizie da promuovere sui profili è stato cambiato per diminuire la diffusione di post che fanno riferimento a prodotti e terapie di questo tipo.

Abbiamo intervistato il professor Massimo Valverde, medico chirurgo, specialista in Patologia della Riproduzione Umana , Endocrinologia, Farmacologia e Tossicologia, riguardo alla proposta online di prodotti salutistici e di informazioni legate all’alimentazione, agli integratori e alla forma fisica in toni miracolistici.

«Consiglio di diffidare di prodotti e informazioni relative alla salute provenienti da fonti non qualificate e verificabili. Sappiamo che la rete è inondata da informazioni false (fake news) in ogni campo, spesso create ad arte per fini anche malevoli e frequentemente condivise sui social media con leggerezza, senza controllarne la veridicità. La proliferazione delle notizie false è un dato di fatto che coinvolge aspetti giuridici, etici e la libertà di stampa e di opinione: il loro controllo e la loro eventuale eliminazione implica una forma di censura, che ovviamente pone enormi problemi etici, procedurali e tecnici. Visto il dilagare di informazioni sanitarie incontrollate e, allo stato delle cose, non potendole censurare in toto, personalmente ritengo che sarebbe necessario operare un controllo stringente su queste informazioni (spesso legate alla descrizione di rimedi, di terapie e di atti medici carenti se non completamente mancanti di una reale base scientifica verificata e accettata dalla comunità scientifica) ad esempio affiancando a tali informazioni delle contro-informazioni dotate di valore scientificamente oggettivo desunto dall’approfondimento dei dati accettati dalla comunità scientifica» suggerisce il professor Valverde.

Professor Valverde, come clinico le capita di verificare in prima persona gli effetti della disinformazione sanitaria proveniente dalla rete?
Purtroppo sì, in molte situazioni. Ad esempio ho visto pazienti diabetici, ipertesi, dislipidemici, etc. che tendono a ridursi le dosi dei farmaci o addirittura a interromperne completamente l’assunzione perché, per propria personale convinzione o seguendo suggerimenti elargiti da amici e parenti, temono che “alla fine possano far loro più male che bene” con i risultati che si possono immaginare. Un secondo esempio è la rilevazione sempre più frequente di patologie acute, soprattutto a carico del fegato, prodotte dall’assunzione di alcune spezie o estratti vegetali in dosi esagerate, secondo indicazioni che circolano massicciamente in rete.

Perché informazioni senza fondamento fanno presa su un pubblico così vasto?
Personalmente credo che alla base di un certo tipo di informazioni false esista una linea di pensiero “complottista“ che oramai percorre in modo trasversale tutto il mondo della comunicazione e che nello specifico ambito della salute poggia su alcuni argomenti ricorrenti quali: “il corpo non ha bisogno di medici e medicine per guarire dalle malattie, per tornare in salute basterebbe che le persone si alimentassero in modo corretto come suggerito da veri esperti ”indipendenti” (spesso non medici) che hanno studiato il tutto senza condizionamenti delle scuole ufficiali...“, “i medici non dicono mai la verità“, “alcuni medici illuminati hanno individuato da tempo le cause ed i rimedi di molte e terribili malattie ma viene loro impedito di parlare per non destabilizzare il sistema economico foraggiato dalle aziende farmaceutiche“ “esistono terapie risolutive anche assolutamente innovative (ad esempio le cellule staminali) per qualsiasi tipo di malattia (a cominciare dai tumori) note sia da tempo e sia da tempi recenti anche a non medici e viene impedito di parlarne tenendole nascoste per non interferire con il “patto scellerato” tra i medici e le aziende farmaceutiche“, “alcuni farmaci e terapie sono tossici ma vengono prescritti e utilizzati dai medici per colpire una determinata popolazione o per incrementare il numero dei malati e quindi il sottostante e lucroso mercato della salute...“.

I rischi però non riguardano solo gli acquisti online, ma anche l’uso incontrollato di prodotti che si acquistano nelle farmacie, parafarmacie, supermercati etc.. «A volte è incomprensibile come un certo tipo di informazione riesca a generare una diffidenza assoluta verso i farmaci convenzionali e una fede incrollabile in una varietà di integratori alimentari. L’uso incontrollato di questi prodotti, venduti liberamente, può anche essere altamente nocivo per la salute se non se ne conoscono e rispettano le modalità di consumo. Ad esempio l’uso e le dosi della Vitamina A presente nei farmaci registrati e autorizzati dagli organismi di controllo (Ministero della Salute, Agenzia Italiana del Farmaco, Agenzia Europea del Farmaco) è regolata da disposizioni stringenti che riguardano sia la sua dose massima sia il massimo tempo di assunzione perché al di sopra di certe dosi e tempi di assunzione, la Vitamina A è scientificamente riconosciuta come agente in grado di indurre malformazioni e morte nei feti e la comparsa o la proliferazione di alcuni tipi di tumore. E la Vitamina A non è l’unica tra i componenti dei tanti integratori ad avere controindicazioni di questa importanza» avverte il professor Valverde.

Il medico è il professionista di riferimento
Il professor Valverde mette in guardia dall’affidarsi, anche nella vita reale, agli «esperti non qualificati sia che si parli di autodidatti sia di persone che abbiano seguito parzialmente o completamente un corso di studi in ambito biologico o sanitario, magari universitario, ma che comunque non abbiano conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia, superato l’Esame di Abilitazione allo svolgimento della Professione medica e siano iscritti all’Ordine Professionale di competenza territoriale». Chiarisce lo specialista: «le attività che interessano direttamente la salute per legge devono essere svolte esclusivamente da professionisti formati e abilitati, anche per i risvolti di responsabilità civile, penale e assicurativa che inevitabilmente accompagnano qualsiasi attività di questo genere».

A cura di Maria Castellano
con la collaborazione del prof. Massimo Valverde
Specialista in Patologia della Riproduzione Umana, Endocrinologia, Farmacologia e Tossicologia
Direttore Sanitario Centro Medico MR Bergamo


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