Perdere peso velocemente senza “soffrire” la fame, in modo sano e sicuro. È questa la promessa della dieta chetogenica, regime alimentare seguito da milioni di persone in tutto il mondo e amata dai vip di Hollywood. «La chetogenica è una delle poche diete testate scientificamente perché è nata per fini terapeutici» osserva la dottoressa Cirstina Robba, nefrologo e nutrizionista. «È di recente pubblicazione scientifica su due importanti riviste di endocrinologia il consenso a questa dieta nel controllo dell’obesità e dei disordini metabolici. Sicuramente i dati scientifici ci indicano che il cambiamento di stile di vita, l’assunzione di alcuni farmaci e, nei casi più gravi, la chirurgia bariatrica (dell’obesità), favoriscono la perdita di peso e soprattutto la riduzione della mortalità associata all’obesità. Tuttavia non sono privi di rischi e possono essere utilizzati solo da una percentuale di pazienti con un sovrappeso molto marcato. La dieta chetogenica, l’ormai nota VLCDK (Very Low Calorie Ketogenic Diet), si presenta invece come un validato protocollo per ottenere sia un rapido calo di peso sia una migliore educazione alimentare, senza assumere farmaci».

Dottoressa Robba, di che cosa si tratta e come si articola questa dieta?
Innanzitutto si deve precisare che la VLCDK non è una dieta iperproteica, ma uno schema alimentare che attraverso la riduzione drastica di carboidrati ha un effetto “simil-digiuno”. È una dieta che sfrutta infatti l’effetto antifame dei cosiddetti corpi chetonici (acidi organici prodotti nel fegato in quantità aumentata rispetto a quanto avviene normalmente in assenza di carboidrati e di glucosio, capaci di fornire energia a tutto l’organismo al posto di zuccheri e carboidrati) riducendo sia l’appetito sia l’apporto di calorie giornaliero mantenendo però uno stato di benessere. I corpi chetonici, infatti, aumentano il senso di sazietà e sono addirittura e di stimolo alla capacità di concentrazione e attenzione.

Ma questo aumento di corpi chetogenici non può essere pericoloso?
No. La chetosi che si instaura durante la VLCDK è un meccanismo fisiologico, completamente differente dalle condizioni patologiche, come la cheto acidosi diabetica, in cui i chetoni si accumulano in modo anomale ed eccessivo. È comunque importante tenere presente che la VLCDK può essere effettuata solo sotto stretto controllo medico, con il dosaggio di routine dei chetoni urinari o plasmatici.

In cosa consiste in pratica realmente questo protocollo?
Si basa sulla introduzione consumo di alimenti precostituiti caratterizzati da elevato contenuto di proteine di alto valore biologico, associati a quantitativi variabili di verdure cotte o crude. L’uso di questi prodotti permette di limitare l’uso proteine animali, elaborando diete a bassissimo apporto di calorie (circa 800/900 al giorno) facilitando la diminuzione importante dei carboidrati. È una dieta a cinque “fasi” (ci piace dire cinque passi). Il primo passo prevede cinque pasti “sostituiti” al giorno con i pasti principali associati a verdure; l’utilizzo di questi particolari pasti del tutto simili a pane, pasta, snack, bevande e alimenti per la colazione o la merenda, permette di ottenere in pochi giorni lo stadio di chetosi, senza stimoli della fame, cosa altrimenti non possibile con una alimentazione classica anche a basso apporto calorico . Lo stadio di chetosi viene poi mantenuto anche nei successivi due passi in cui si reintroduce prima un solo pasto proteico convenzionale (carne, pesce, uova, soia) e successivamente entrambi i pasti principali.

Quanto dura questa fase?
Non vi è un tempo predeterminato. Si decide il calo di peso che il paziente deve ottenere e nelle prime tre fasi l’obiettivo sarà la perdita dell’80% del peso stabilito.

Ci può fare un esempio?
Se un paziente deve perdere 15 chili, 12 chili andranno persi nei primi “tre passi” e sei di questi chili (il 50%) andranno persi attuando il “primo passo” con la totale sostituzione degli alimenti. La durata della fase dipende dall’ottenimento del risultato, raggiunto il primo obiettivo, si passa al secondo passo. Tuttavia le linee guida indicano 12 settimane come durata indicativa della fase chetogenica. Il restante 20% del peso viene perso nei “passi quattro e cinque”, con la reintroduzione di alimenti a basso indice glicemico prima, e a medio indice poi.

Una fase di mantenimento quindi?
Sì, e si tratta di una fase molto delicata, forse più critica delle precedenti in quanto con questi ultimi passi si consolida il risultato ottenuto. Questi due passi si associano a una progressiva reintroduzione della attività fisica portando a una reale modifica dello stile di vita. Ci si abitua a consumare porzioni minori di cibo e soprattutto a selezionare alcune categorie di alimenti.

Ci sono altre regole, oltre all’alimentazione in senso stretto, da tenere durante le prime fasi di dieta?
Assolutamente. È fondamentale l’idratazione con due litri d’acqua e l’integrazione con i sali minerali che vengono prescritti, si tratta di passaggi assolutamente obbligatori. Per questo motivo la dieta può essere intrapresa solo sotto diretto e costante controllo medico, con visite prefissate durante le quali si valuta l’andamento del calo ponderale, ma soprattutto il mantenimento della massa muscolare e la perdita esclusiva di massa grassa, che è il vantaggio della dieta chetogenica: una dieta a basse calorie che non rallenta il metabolismo.

Questa dieta può essere prescritta a tutti i pazienti?
No, non può essere seguita durante la gravidanza o allattamento, non può essere prescritta ai diabetici di tipo 1 e in presenza di insufficienza renale, epatica o cardiaca. Invece ci sono recenti raccomandazioni all’utilizzo della VLCDK prima di interventi di chirurgia bariatrica, nell’insulino resistenza e nel diabete tipo 2, nell’obesità associata a ovaio policistico o a steatosi epatica (il comune fegato grasso).

L’attività fisica è sempre indicata?
Sì, ma durante le fasi di chetosi non è affatto richiesto un aumento o l’inizio di un’attività fisica impegnativa, anzi è suggerito un lavoro unicamente tonificante che viene spiegato bene al paziente.

a cura di Maria Castellano
con la collaborazione della dott.ssa Cristina Robba
Specialista in Nefrologia Nefrologa Responsabile dell’Ambulatorio di Nutrizione Clinica Policlinico San Marco Zingonia e Nutrizionista di Smart Clinic