Da Dalmine all’Europa, il momento d’oro della nuova stella del genere musicale reso famoso da Bob Marley. Per molti critici è la nuova regina italiana del reggae, il genere musicale giamaicano reso famoso dal grande Bob Marley. Il suo nome è Awa Fall Mirone. Ha 22 anni, è alta un metro e 87, abita a Dalmine, ed è figlia di un’italiana e di un senegalese. Dal padre ha ereditato le radici afro, che hanno scatenato la sua voce stupenda e la passione per il reggae. A sentirla cantare si provano emozioni incredibili. Adesso si prepara a conquistare la scena internazionale con il suo album “W.O.W. Words of wisdom” (Perle di saggezza) prodotto da Walter Buonanno, in arte Bonnot, anche lui di origini bergamasche anche se vive e ha studio di registrazione e casa di produzione a Viareggio. E sono davvero perle di saggezza i dieci brani scritti da Awa mentre Bonnot (vedi box), che è il suo produttore dal 2015, si è occupato della musica e del suono. «Le mie canzoni arrivano dal cuore» ci spiega Awa che tradotto significa Madre delle madri. «Mi danno una spinta speciale. E le dedico ai giovani. Le giovani generazioni infatti non hanno più riferimenti, esempi da seguire. Le mie canzoni sono contro le diseguaglianze che non mi fanno dormire la notte e per i ragazzi di oggi che hanno bisogno di ascoltare parole che arrivano dal cuore e abbiano un po’ di saggezza. Se il mondo va a rotoli penso che noi artisti dobbiamo comunicare l’amore senza confini, universale, la magia della vita. Nel brano “Believe” (Credere) canto che bisogna credere in se stessi, dare voce a chi non ce l’ha, non avere paura di essere diversi».

Awa non ha paura di essere un po’ diversa, di avere una pelle un po’ più scura e di sentire molto le radici africane. Qualche anno fa, appena compiuti i 18 anni, con i soldi guadagnati con i primi dischi, è voluta andare in Senegal a conoscere i suoi parenti, la nonna paterna. «È stata una grande emozione» ci dice.«Un’esperienza indimenticabile. Sono stata intervistata dalla televisione locale perché in un brano di allora (“Roots and Culture”) cantavo una strofa in wolof, un dialetto del Senegal, scritta con un caro amico senegalese».

Un ritorno alle origini per lei, nata e cresciuta a Dalmine con un padre assente ma con nonna, mamma, fratello di un anno più giovane, una zia chitarrista e tanta black music. Proprio con zia Valentina ha esordito al microfono. «In verità ho sempre cantato e suonato il pianoforte. E cantavo in continuazione, anche a scuola. I miei compagni mi dicevano di stare zitta e io continuavo a cantare. Mi dicevano che avevo una bella voce. E un giorno mentre eravamo tutta la famiglia in vacanza in un hotel a Favigliana mi sono esibita. Avevo 14 anni e ancora adesso ricordo quanto fossi emozionata. Con mia zia Valentina Benaglia che era già famosa, ho provato sulla spiaggia per due ore e mezza e alla sera ho debuttato tra gli applausi».

Da allora non si è più fermata. Prima altre esibizioni, poi concerti con vari gruppi musicali. Anzi zia e nipotina ne formano uno. Si chiamava The Basament ma dura solo un paio d’anni.

«Poi con la zia decidiamo di scrivere noi le canzoni, di unire le forze e la creatività» ci racconta Awa «così creammo una band: gli “Shame &Scandal”». Nel frattempo Awa lascia gli studi per dedicarsi anima e corpo alla sua musica, seguendo corsi e lezioni. «A scuola non mi trovavo più. Avevo bisogno di trovare la mia dimensione e ho iniziato il mio percorso. Ho conosciuto gli Eazy Skankers e con loro ho girato l’Europa prendendo parte ad alcuni festival di reggae più famosi tra cui il Rototom Sunplash in Spagna». Il suo repertorio si arricchisce. Non è più soltanto reggae, ma soul, blues, e anche jazz. Un mix armonico che si sente anche nel suo album che porterà in tour in Italia e in Europa, accompagnata dalla band “Smoke Orchestra” e da Bonnot. «Sono tutti generi musicali molto introspettivi» racconta Awa. «Il reggae e il blues sono “The Voice of the People”, la voce della gente, il soul è l’anima, la voce del popolo e delle anime che soffrono». Come lei in questo momento. È appena finita la storia d’amore con il suo fidanzato storico, ce ne parla con il magone e confessa che fa esercizi di meditazione per lenire le pene.

Cerca di dribblare l’argomento e ci parla di lei, del suo incontro con tanti artisti e con Bonnot che diventa il suo musicista e il suo produttore. E ricorda anche il suo battesimo, 22 anni fa, come le hanno raccontato la nonna che ha 74 anni, la mamma Francesca e la zia Valentina. «Il giorno del mio battesimo mio padre aveva invitato molti suoi amici senegalesi che si erano radunati nel cortile di casa» ci svela. «Un mio prozio, che purtroppo non c’è più, parente di mamma, vedendo tana gente dalla pelle nera ha avuto paura, è rientrato in casa, ha preso il fucile, pronto a sparare, temendo chissà cosa. Poi si è calmato quando gli hanno detto che erano lì per me». Awa sorride. Quando è venuta alla luce il padre era ancora presente. Poi però, dopo qualche anno, ha deciso di farsi una nuova famiglia e altri figli. «Ho anche conosciuto i miei fratelli» dice Awa «ma sono cresciuta senza una figura maschile anche se mia nonna, mia madre e mia zia mi hanno dato tanto amore. Da mio padre ho però ereditato le sue radici afro e l’amore per la black music e il reggae». Che adesso porta in tour in Italia e in Europa.

LA MUSICA DI BONNOT
Aveva ancora i pantaloni corti Walter Buonanno, in arte Bonnot, quando trasformò il garage di casa a Bergamo dove è nato, in una sala di registrazione di musica. Ora lavora tra Viareggio, Roma e New York. Compositore, produttore, polistrumentista ha più di mille concerti all’attivo suonando in tutta Europa, Stati Uniti, Emirati Arabi e Sud Africa. La sua musica va dall’Hip Hop al jazz. Fa parte della storica band romana “Assalti frontali”, ma lavora anche con i big come il leggendario rapper M1 al secolo Mutulu Olugbala, del duo Hip Hop Dead Prez, Paolo Fresu, General Levy, Inoki Ness e tanti altri. Nel 2014 viene invitato al prestigioso Blue Note Jazz Festival di New York. Nel 2006 viene premiato come Migliore compositore italiano indipendente e sei anni dopo con il “Best Event Awards”. Ora il nuovo album con Awa, “Perle di saggezza”, registrato nei suoi studi a Viareggio.

I miei segreti per una voce al top
Ogni cantante ha i suoi segreti dal riscaldamento della voce prima dell’esibizione al raffreddamento una volta finito l’impegno. Sono anche importanti il peso corporeo, il sonno, l’alimentazione con un corretto apporto di proteine e fibre vegetali, l’idratazione, l’attività motoria, il controllo della respirazione. E quando si hanno problemi con le corde vocali normalmente i cantanti usano rimedi naturali, zenzero, miele, propoli, cipolla e zucchero di canna, timo. Anche Awa ha una sua “dieta vocale” che le permette di avere una voce strepitosa. «Zenzero, 90 gocce di erisimo tintura madre (la cosiddetta pianta dei cantanti) sciolte in mezzo litro di acqua da bere durante la giornata. A questo, poi, aggiungo 40 gocce di arum triphillum al mattino e 40 alla sera» spiega Awa. «Ma quando canto le prendo mezz’ora prima e mezz’ora dopo la performance. Inoltre granuli di arnica 7 CH da sciogliere sotto la lingua tre volte al giorno. A volte preferisco un po’ di riposo, stare cioè senza cantare. Per una cantante sono assolutamente vietati il fumo e l’alcol. Ci vuole un po’ di disciplina ma è il nostro lavoro e dobbiamo curarcene».

Ph: Astra Marina Cabras
A cura di Lucio Buonanno