«L’acqua, il mare, il lago, mi sono sempre piaciuti. Ho cominciato a nuotare a quattro/cinque anni e non ho più smesso. Anzi sono diventato sub quasi per caso. Per il mio settimo compleanno infatti mi regalarono un fucile per la pesca subacquea. E lo provai subito in Liguria, a Finale Ligure. Ho iniziato così, poi mentre studiavo medicina a Pavia ho preso il brevetto di primo grado, fino a diventare istruttore e ho anche fondato una mia scuola per immersioni, che ora gestisce mio figlio Marco».

Chi parla è il dottor Luca Torcello, noto neurochirurgo bergamasco. Ora è in pensione ma si dedica ancora al mondo sottomarino. Non più come cacciatore e pescatore, ma come fotografo. Ci fa anche vedere delle sue foto, una cernia di almeno sette chili ripresa durante una delle sue ultime immersioni con le bombole e la fotocamera. E nella sua nuova “professione”, ha anche avuto qualche incontro ravvicinato con i pescecani. «Mi è successo con un piccolo squaletto sulla barriera corallina in Australia. L’ho inseguito ma si è intrufolato in una specie di canyon senza uscita. E quando è tornato indietro mi ha investito. Paura? No, era di un paio di metri». Il dottor Torcello sembra non avere timori per incontri ravvicinati. Intanto non ha abbandonato neppure la professione medica. Continua ad avere un ambulatorio come neurochirurgo ed è superesperto professionista di medicina subacquea, altra sua specializzazione universitaria. Per quarant’anni però ha operato come neurochirurgo agli allora Ospedali Riuniti di Bergamo. Lasciati i Riuniti ha lavorato alla Clinica Gavazzeni e ora continua a interessarsi di medicina subacquea e iperbarica collaborando con la Casa di Cura Habilita di Zingonia. Inoltre ha un ambulatorio in un centro medico di via San Bernardino, dove facciamo la nostra chiacchierata. Torniamo indietro nel tempo quando lui, giovane studente, frequentava il liceo scientifico Lussana a Bergamo. «Allora non pensavo alla medicina. Mi piacevano matematica e fisica. All’ultimo anno avevo addirittura fatto la domanda e gli esami per andare a studiare alla Normale di Pisa. Poi però, non so neppure perché, mi iscrissi a medicina. E poi mi specializzai in neurochirurgia».

Da medico e sub il dottor Torcello ha fatto immersioni in molti mari: Croazia, Mar Rosso, Australia, Isole Figi. Non è mai stato alle Maldive. «Ma il mare che mi piace di più è il Mediterraneo, una sorpresa continua di pesci di ogni genere». Tra i suoi “pazienti” più famosi c’è stato Umberto Pellizzari che in apnea, cioè senza bombole, ha battuto vari record mondiali di profondità tra il mare dell’Isola d’Elba, quello della Sardegna e quello di Capri raggiungendo profondità impensabili. «Siamo diventati amici» dice il dottore. «Ci sentiamo spesso e anche se ormai ha abbandonato i record spesso ci incontriamo per effettuare test medici».

Se anche voi volete buttarvi nel mondo delle immersioni, è necessario seguire dei corsi completi e ben strutturati che qui da noi durano qualche mese e che costano all’incirca 300 euro. La stessa somma si spende nei villaggi turistici sia in Mediterraneo che nei mari tropicali per corsi di pochi giorni. L’unico problema medico è di avere un fisico senza problemi. Occorre il certificato di idoneità all’attività subacquea che rilasciano i centri di Medicina dello sport e di medicina subacquea e un controllo preventivo per verificare il proprio stato di salute.

«La subacquea può essere praticata ragionevolmente da bambini che abbiano raggiunto i dodici/quattordici anni. Non esistono limiti di anzianità. Non ci sono infatti controindicazioni particolari se una persona non ha problemi di salute ed è in normali condizioni fisiche. Le principali situazioni per le quali è sconsigliato effettuare immersioni subacquee sono l’epilessia, le patologie respiratorie come la broncopneumopatia cronica, l’asma, l’enfisema polmonare e le gravi malattie cardiache. Anche la pressione alta e il diabete possono essere possibili controindicazioni.

Prima delle immersioni occorre perciò un controllo medico completo che preveda un elettrocardiogramma anche sotto sforzo, la spirometria, l’audiometria e una visita medica generale; ORL e neurologica. In pratica una visita medica preventiva. Ma attenzione. Il maggior numero di’incidenti al lago o in mare avvengono per errore del sub. Ci vuole l’attrezzatura giusta, con due erogatori, Jaket, maschera e pinne. E soprattutto non forzare né la discesa, né la risalita. Ci sono tempi di permanenza e di risalita quando ci si immerge da rispettare rigorosamente a qualunque profondità si vada».

Come si diventa sub
Prima di tutto ci vuole un checkup per scoprire se ci sono problemi fisici. Una volta superati i test e le visite il medico dello sport o il responsabile di medicina subacquea dà il suo parere positivo per potere seguire il corso di immersioni. Il corso classico prevede una decina di incontri in piscina, una decina di lezioni pratiche e almeno sei lezioni in acqua con immersione. Il costo è circa 300 euro. Oltre a questa spesa ci sono la muta, le bombole, gli erogatori (due), la maschera, all’incirca mille euro.

a cura DI LUCIO BUONANNO