L’estate è sempre più vicina. E con lei anche la tanto temuta (per molti e molte) prova costume. Ecco allora che finalmente decidiamo di “metterci a dieta”. Così ci troviamo bombardati dai consigli degli amici o dei giornali, dalle foto di chi è dimagrito pubblicate sui social. Tutti pronti a darci suggerimenti su come perdere peso e arrivare pronti all’appuntamento. Risultato? Ci ritroviamo sempre più confusi. Dieta chetogenica? Di transizione? Ciclica o intermittente? Basse calorie o bassi carboidrati? O solo basso indice glicemico? Quale dieta scegliere per perdere peso in modo efficace e soprattutto mantenere i risultati nel tempo? Ne parliamo con la dottoressa Cristina Robba, nefrologa e nutrizionista.

Dottoressa Robba, in questo periodo si sente spesso parlare di diete chetogeniche, tra le più gettonate perché promettono di perdere peso in poco tempo, anche se molti dicono che potrebbero essere pericolose per la salute…
Le diete chetogeniche si basano sulla premessa che il nostro organismo è capace di prendere energia dalle riserve di grasso se la disponibilità di carboidrati è notevolmente ridotta. Se i glucidi (ovvero gli zuccheri o carboidrati) introdotti nella dieta sono in quantità molto basse, si promuove la mobilizzazione dei grassi dai tessuti, favorendo l’ossidazione di questi acidi grassi nel fegato. Si producono così i “corpi chetonici” (da qui il termine di dieta chetogenica) che vengono utilizzati a scopo energetico.

In pratica in cosa consiste questa particolare dieta?
Quando viene effettuata con l’obiettivo di dimagrire, si tratta di una dieta fortemente ipocalorica, la così detta VLCD (Very Low Calorie Diet), con una composizione generalmente iperproteica, ottenuta generalmente con un’integrazione di proteine in polvere, pochissimi glucidi (non sono concessi nemmeno quelli presenti nelle verdure zuccherine come le carote o i peperoni) e pochi lipidi e un elevatissimo apporto idrico. Questo approccio dietetico così restrittivo obbliga alla supplementazione con polivitaminici e microalimenti e a uno stretto controllo medico. La durata della dieta è tra le 8 e le 12 settimane, durante la quale ci si deve sottoporre a controlli periodici.

Non è un’alimentazione che possono seguire tutti quindi…
No. Da quanto detto finora è evidente che non può essere una “dieta fai da te” e può essere proposta solo a pazienti selezionati, non comunque come prima scelta. Si possono infatti presentare effetti collaterali, essendo una dieta fortemente sbilanciata che non segue le regole dell’alimentazione equilibrata del modello mediterraneo. Tuttavia in alcune particolari situazioni cliniche rappresenta un approccio interessante e alternativo ad altri percorsi terapeutici. È questo il caso, ad esempio, di persone che hanno necessità di calare di peso rapidamente, in preparazione a interventi chirurgici o nel trattamento di patologie osteo-muscolari in cui il peso corporeo ha un ruolo importante (ad esempio la patologia dell’anca).

E per chi vuole dimagrire “solo” per vedersi meglio?
In parecchi casi si può invece impostare una terapia dietetica che possiamo definire chetogenica mitigata o mista, con un pasto costituito da cibi freschi proteici e l’altro pasto da sostitutivi in polvere. La verdura deve essere presente sia a pranzo sia a cena, mentre i carboidrati devono essere molto limitati durante la settimana. Questo consente di consumare almeno un pasto in modo conviviale, senza compromettere il processo di dimagrimento. Anche in questo caso l’apporto di acqua durante la giornata deve essere elevato e può essere necessaria una supplementazione di vitamine e sali minerali, soprattutto se è necessario protrarre la dieta. La “strada” ideale, però, sarebbe una dieta ipocalorica ma bilanciata che non riduca drasticamente l’apporto di carboidrati, ma permetta di modulare adeguatamente l’apporto di tutti i nutrienti (carboidrati, proteine e grassi) pur mantenendo limitato il numero delle calorie. Si tratta delle LCD (Low Calorie Diet) che possono dare ottime soddisfazioni.

La dieta chetogenica non è prescrivibile in gravidanza e allattamento, ai diabetici tipo 1, agli affetti da insufficienza renale ed epatica, nei casi di angina instabile, infarto cardiaco o labilità psichica”

Sangue o glicemia alta? Mangia così
Per chi, pur avendo un peso normale, è affetto da dislipidemia aumento di colesterolo e trigliceridi nel sangue) possono essere indicate diete ipolipidiche (a basso contenuto di grassi) e non ipocaloriche. Chi soffre di intolleranza ai carboidrati, diabete o pre-diabete dovrebbe seguire diete a basso indice glicemico, che prevedono l’utilizzo di alimenti che alzano il livello di glicemia nel sangue molto lentamente dopo il pasto. In questi regimi alimentari abbondano fibre, alimenti integrali e legumi, mentre sono banditi gli zuccheri semplici.

a cura DI GIULIA SAMMARCO
con la collaborazione della DOTT.SSA CRISTINA ROBBA Specialista in Nefrologia e Nutrizione
Responsabile dell’ambulatorio di Nutrizione Clinica Policlinico San Marco Zingonia e Nefrologa-Nutrizionista di Smart Clinic