Quando è giusto dare regole ai bambini e quando è troppo? Quali regole è giusto dare? In che modo? Divieti, concessioni e regole per i genitori con figli di tutte le età sono pane quotidiano. Come destreggiarsi per evitare di essere troppo rigidi o al contrario troppo permissivi? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Sofia Raffa, psicologa e psicoterapeuta.
Dottoressa Raffa, da che età bisognerebbe cominciare a dare le prime regole ai propri figli?
Fin dalla prima infanzia, perché è da lì che un genitore e un figlio iniziano a sperimentarsi. Nel corso del primo anno di vita il bambino è ancora molto dipendente dalle figure di accudimento ed è con il passare dei mesi che inizia a differenziarsi. Il bambino intorno all’anno fa conquiste molto importanti, come imparare a camminare e parlare, è curioso, prende, mette in bocca o lancia gli oggetti. I due anni vengono definiti dagli inglesi “the terrible two”, ossia i terribili due, perché è frequente che il piccolo usi di continuo la parola NO. Anche i genitori si sperimentano nel nuovo ruolo e adottano uno stile educativo che meglio si addice alla loro personalità e al temperamento del bambino (vedi box).
Come devono essere impartite le regole?
Intorno ai due-tre anni grandi discorsi, troppe regole e un atteggiamento autoritario o aggressivo, potrebbero non sortire l’effetto che si desidera. Le regole vanno date in modo semplice, chiaro, aiutando il bambino a verbalizzare le sue emozioni e facendo in modo che il messaggio arrivi anche attraverso il linguaggio non verbale: mettendosi alla sua stessa altezza, guardandolo negli occhi, usando l’inflessione della voce. Il modo migliore per fargli acquisire le regole, però, è fare voi stessi da modelli. I vostri bimbi vi osservano e avranno modo di imparare dalle vostre azioni. Se, ad esempio, viene stabilita la regola di stare tutti insieme seduti a tavola, sarà importante che anche voi restiate seduti e non vi mettiate a sbrigare altre faccende o rispondere al telefono. Un altro sistema molto efficace per stabilire le regole è quello di stabilire delle routine. Se si decide che i bimbi vanno a letto alle nove, sarà importante che ogni sera l’orario venga rispettato (con qualche eccezione ovviamente!).
Quali sono le regole base da stabilire?
Per un bambino di due-tre anni saranno sufficienti cinque o sei regole al massimo che possono riguardare il sonno, il mangiare, l’igiene personale e la relazione con gli altri. Alcune regole potrebbero essere: avere un orario per addormentarsi, dormire nel proprio lettino, stare a tavola tutti insieme per mangiare (senza tablet o giochi), lavare le mani prima di mangiare. A quest’età i bambini mettono in atto alcuni comportamenti che mettono in difficoltà il genitore ma che rappresentano un passaggio fisiologico nella crescita del bambino. Il piccolo è molto curioso e intorno ai due anni cerca di conoscere il mondo con gli strumenti che ha a disposizione. Un esempio: molti bambini amano manipolare il cibo prima di portarlo alla bocca o lanciano quello che hanno in mano. Dire sempre di no o sgridarli è controproducente, perché si rischia di mettere un freno alla curiosità. Un escamotage potrebbe essere arginare questi comportamenti in ambienti sconvenienti e predisporre un angolo sicuro, con giochi e materiali diversi o elementi naturali, come l’acqua, la farina, la sabbia, dove può fare quello che gli piace senza rischiare di farsi male.
Castighi, rimproveri e lodi sono gusti?
Prima di dare un castigo o rimproverare un bimbo così piccolo, bisogna capire se il suo comportamento è intenzionale o no. Se si sceglie di rimproveralo, fate in modo che il rimprovero sia specifico e riferito all’azione sbagliata che ha commesso, anziché a lui come persona. Dire “Non si tirano i capelli!” ha un altro peso che dire “Sei cattivo!”. Lo stesso discorso vale per le lodi. Cercate di ridurre al minino i castighi e specialmente evitare quelli protratti nel tempo e proiettati nel futuro, perché a un’età in cui il senso del tempo è poco chiaro potrebbero creare confusione. Un castigo adatto per un bimbo di due-tre anni potrebbe essere farlo sedere per cinque minuti, immediatamente dopo aver commesso il comportamento che voi pensate meriti una punizione. Tenete presente che all’inizio il bambino obbedisce alle regole per amore vostro, perciò fategli capire che anche se ha sbagliato ci siete ancora per lui e che poi ci si può riappacificare.
Ma perché a volte è così difficile imporre delle regole?
Per alcuni genitori è veramente difficile stabilire dei limiti. Ad esempio alcuni non riescono a dire di no al lettone e capita che restino molto tempo a dormire con i bambini. È comunque complicato rispondere, perché ogni famiglia ha le proprie dinamiche. Interrogarvi sulle emozioni che i no, i capricci e i pianti del bambino evocano in voi aiuta sicuramente a capire dove finiscono le difficoltà del bambino e dove iniziano le vostre. Sentire un bimbo che piange perché vuole dormire nel lettone per una mamma che passa tutto il giorno al lavoro, ha sicuramente un significato diverso che per una mamma che passa tutta la giornata a contatto col proprio bambino. Interrogatevi sulle richieste, sui bisogni ed emozioni del vostro bambino, ma non dimenticate di interrogarvi anche su voi stessi.
Lo stile educativo? Meglio se autorevole
Gli psicologi hanno distinto diversi stili educativi: autoritario, improntato sul dare regole rigide; permissivo, dove al bambino è lasciata libertà di muoversi e trovare da solo il proprio limite; autorevole, in cui le regole vengono date ma con una certa flessibilità, ossia considerando anche le emozioni che il bambino esprime. È provato che i figli di genitori autorevoli sono più responsabili, sensibili, indipendenti e dotati di buona autostima.
a cura di Maria Castellano
con la collaborazione della DOTT.SSA SOFIA RAFFA
Psicologa,Psicoterapeuta e Terapista EMDR
Trescore Balneario