«Il legame che si forma tra cane e proprietario non sempre risulta essere profondo e duraturo e in alcuni casi un legame che non si forma o che si deteriora può portare all’abbandono dell’animale». Chi parla è il dottor Jacopo Riva, medico veterinario comportamentalista. «I cani abbandonati vengono inseriti nei canili e in Italia la legge 281/91 ne vieta l’eutanasia, a meno che essi non siano “gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità”. Sempre questa legge pone l’obbligo di iscrizione all’anagrafe canina territoriale tramite l’applicazione di un microchip inseribile da un medico veterinario permettendo di ridurre il numero degli abbandoni e smarrimenti. Tuttavia un numero molto elevato di cani resta comunque privo di identificazione: molti proprietari non registrano il proprio cane e quindi molti dei soggetti che arrivano nei canili non sono riconducibili a un proprietario specifico e devono essere mantenuti fino a quando non vengono affidati a un’altra persona. Ogni anno il numero di animali che arrivano in un canile aumenta anche a seguito del flusso imponente di esemplari provenienti dal sud Italia o da altri Stati limitrofi (ad esempio la Spagna) e le adozioni non riescono sempre a controbilanciare tale aumento. Dal momento dell’arrivo in canile all’adozione possono trascorrere periodi di tempo anche molto lunghi, portando talvolta a una riduzione del benessere dell’animale».

Dottor Riva, oggi in molti i casi i canili sono strutture “curate” e attente alle esigenze dei loro ospiti a quattro zampe. Quali sono i fattori che possono influire maggiormente sul benessere degli animali?
L’ambiente del canile è per gli animali molto stressante, nonostante gestioni sempre più meticolose e ben organizzate: li attende una routine completamente diversa rispetto a quella alla quale erano abituati, un ambiente nuovo e rumoroso e spesso i soggetti in canile non riescono ad avere facile controllo sull’ambiente in cui si trovano, quindi hanno una ridotta capacità di adattamento. Il benessere dei cani in canile ha dei risvolti importanti non solo durante la permanenza stessa, ma anche in un secondo momento, come quello post-adozione: ad esempio si è evidenziato come la permanenza per lunghi periodi di tempo (quattro-sei mesi) possa essere fonte di problematiche comportamentali quali ansia, paure e fobie. Una volta che il cane ha subito un trauma di natura psicologica ed emotivamente intensa, la sensibilità dell’animale per stimoli simili può risultare aumentata anche per un lungo periodo di tempo, con la possibilità di reazioni esagerate, eccessive e non contestualizzate, se nuovamente sottoposto a una simile stimolazione anche molto lieve. Questo spiega i frequenti problemi di “ansia da separazione” che hanno i cani provenienti dal canile, visto che la partenza del proprietario per il lavoro, ad esempio, richiama l’esperienza dell’abbandono; oppure l’esperienza negativa stessa dell’accalappiamento può portare a “fobie” verso l’uomo, con reattività (paura e fuga) o “aggressività da paura”.

Quali sono i problemi più frequenti che possono derivare dallo stare o, una volta adottati, dall’essere stati per lungo tempo in canile?
Tra i problemi comportamentali maggiormente presentati dal cane domestico si riconoscono varie tipologie di aggressività, paure e fobie, ansia da separazione (spesso caratterizzata da distruttività, abbaiare eccessivo ed eliminazioni inappropriate di urina o feci), ansia generalizzata, iperattività, disturbi del comportamento alimentare, disturbi del comportamento eliminatorio e disturbi compulsivi. Le cause dei diversi problemi sono quasi sempre multi-fattoriali, in una stretta interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali, sia prossimi sia riconducibili alle fasi di sviluppo dell’animale, cioè i periodi sensibili nei primi mesi di vita. Si tratta in ogni caso di aspetti che comportano spesso disagi più o meno gravi sia per i proprietari sia per l’animale e che vengono spesso indicati come “anormali”, anche se non è facile tracciare una linea di demarcazione netta tra comportamenti “normali” e “anormali”, ma se mai è solo possibile suddividerli secondo un significato convenzionale e statistico. Vari autori si sono occupati di identificare le caratteristiche e la possibile eziologia dei vari problemi, come pure di individuare le relazioni tra tali problemi e le caratteristiche dell’ambiente fisico e sociale in cui l’animale vive, considerando in particolare i comportamenti del proprietario.

Quali consigli si possono dare a chi è in procinto di adottare un cane di canile, sia nel momento della scelta sia in quello dell’inserimento in famiglia?
Tra le decine o centinaia di ospiti di un canile, spesso ci si “innamora” a prima vista di un soggetto senza pensare spesso alle sue caratteristiche comportamentali: non conosciamo il carattere e i comportamenti da esso derivanti e ciò risulta spesso essere un’incognita che potrebbe mettere a dura prova la nostra futura e duratura convivenza con lui/lei. Pertanto è altamente consigliabile verificare che esistano i presupposti e quel minimo comun denominatore che potrà assicurare un’alleanza stimolante, piacevole e funzionale. Proprio per ovviare alle scelte “emotive” in ogni canile, o quasi, vi sono spesso volontari ed educatori cinofili che conoscono il carattere e le capacità comunicative di ogni cane ospitato. Il primo obiettivo, oltre a all’adozione stessa, è soprattutto l’evitare il rientro in canile, evento che causerebbe forte stress per il nostro amico a quattro zampe: seguire quindi i loro consigli, meglio se avvallati dal responsabile della struttura o dal medico veterinario esperto in comportamento, se presente presso la struttura, potrà quindi aiutare a scegliere il cane più adatto. Risulta anche fondamentale conoscere, quando possibile, la sua storia pregressa e le informazioni etologiche fondamentali relative alle fasi di sviluppo (in particolare quelle di socializzazione) per meglio prepararsi a qualche possibile difficoltà per i primi tempi. Quando possibile, sarebbe buona cosa accordarsi con gli operatori per favorire almeno due o tre incontri prima di portare il nostro futuro amico in casa, quindi meglio non avere fretta: una passeggiata insieme, un pasto, un’ora passata insieme racconteranno al cane molto di voi e a voi molto di lui e porranno le basi per un sodalizio duraturo. In caso di particolari difficoltà sarà anche opportuno valutare la figura del medico veterinario specialista esperto in comportamento animale, per predisporre un’adeguata terapia comportamentale.

Tra le decine o centinaia di ospiti di un canile, spesso ci si “innamora” a prima vista di un soggetto senza pensare spesso alle sue caratteristiche comportamentali

a cura DI GIULIA SAMMARCO
con la collaborazione del DOTT. JACOPO RIVA
Veterinario Comportamentalista
Specialista in Etologia Applicata
Ambulatorio Veterinario
Santa Maria – Calcinate