«La storia naturale della malattia diabetica è strettamente associata allo sviluppo di complicanze croniche micro e macro vascolari. L’incidenza di eventi coronarici fatali e non fatali nei soggetti diabetici è riportata dai diversi studi epidemiologici da 1,5 a 3-4 volte superiore rispetto ai soggetti non diabetici di pari età. Esistono però altre temibili complicanze vascolari che fanno sembrare il diabete mellito e le malattie cardiovascolari come due facce di una stessa medaglia: gli eventi ischemici cerebrali, che possono essere transitori o stabili (TIA, Ictus) quando sono coinvolte le arterie carotidee e l’arteriopatia obliterante degli arti inferiori il cui quadro clinico può variare da sintomi più o meno invalidanti, dalla claudicatio (il dolore durante la deambulazione) sino alle vera e propria ischemia critica dell’arto». Chi parla è il dottor Roberto Mezzetti, chirurgo vascolare, responsabile dell’unità di Chirurgia Vascolare del Policlinico San Marco di Zingonia, da febbraio 2017 parte dell’equipe di Medic Service, poliambulatorio medico che riunisce specialisti altamente qualificati e di lunga esperienza sotto la direzione del dottor Haim Reitan. Lo abbiamo incontrato per parlare delle complicanze vascolari nel paziente diabetico, ambito in cui lo specialista vanta una lunga e solida esperienza.

Dottor Mezzetti, che legame c’è tra diabete e problemi vascolari?
L’eccesso di zuccheri nel sangue può facilitare la comparsa dell’aterosclerosi, cioè dell’accumulo di grassi nelle pareti delle arterie, responsabile del restringimento dei grossi e medi vasi sanguigni. I disturbi che ne derivano sono di tipo ischemico, cioè mancata o ridotta ossigenazione dei tessuti. 

Come si possono prevenire queste complicanze?
Un attento studio della vascolarizzazione degli arti inferiori e dei vasi cerebroafferenti è indispensabile nel soggetto poco o asintomatico potendo stabilire con esattezza quali devono essere i corretti termini per i controlli in grado di prevenire le temibili complicanze vascolari del diabete mellito.

E come si possono trattare?
Nel caso di complicanze a carico degli arti inferiori si può valutare la cosiddetta rivascolarizzazione chirurgica che può essere effettuata con chirurgia tradizionale o miniinvasiva endovascolare (l’indicazione a una o all’atra tecnica deriva da un attento esame obiettivo del paziente unitamente alla diagnostica vascolare non invasiva). Il concetto di ischemia critica è del tutto particolare in questi pazienti e di conseguenza anche l’approccio terapeutico. Oggi la migliore conoscenza della patologia aterosclerotica degli arti inferiori, in questi pazienti, ha aperto nuove frontiere nell’ambito delle rivascolarizzazioni periferiche. Infatti, nel paziente diabetico, le lesioni aterosclerotiche hanno una distribuzione del tutto particolare, ma soprattutto favorevole alle tecniche mininvasive.

Il piede diabetico
Ancora oggi un soggetto diabetico ha un rischio relativo di amputazione d’arto 40 volte superiore a un soggetto non diabetico. Il cosiddetto “piede diabetico”, la temibile condizione responsabile della perdita d’arto, altro non è che la risultante di più malattie che tipicamente complicano il diabete mellito: neuropatia motoria e sensitiva, disfunzioni microcircolatorie, estrema vulnerabilità alle infezioni e la macroangiopatia.

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a cura DI FRANCESCA DOGI